Nella trattazione hegeliana il concetto di libertà – sia se analizzato sul piano della riflessione logico-speculativa sia se colto nell’orizzonte del pensiero etico-politico – si presenta come essenzialmente relato a quello di necessità. L’individuo è libero non in forza del proprio libero arbitrio, ma perché riconosce fuori di sé una sostanzialità etica razionale e libera che ha sostituito, modificandola, quella della natura e che è la medesima che lo costituisce. Un’esteriorità nella quale l’individuo, grazie a un legame che è necessario in quanto liberante, si trova presso di sé – per come cadenzato dal movimento di realizzazione del concetto – e non risucchiato in un procedere dello spirito a lui estraneo, o sciolto in una istituzionalità straniante. L’essere umano è quindi libero quando è capace di azioni che sanciscono la libertà dello spirito, in quanto, attestando la sostanzialità di quest’ultima, conferma tanto l’essenza della propria autocoscienza – che non preesiste al fatto di sapersi libero – quanto il mondo oggettivo nel quale educarsi a volere la stessa libertà. La necessità nella quale la libertà si attua è quindi una necessità di relazionarsi ad altro, nella difficile tensione tra il riconoscimento di un valore irrinunciabile della soggettività e l’impossibilità di fondare su e ridurre a questo riconoscimento una teoria della libertà in grado di farsi mondo.

La libertà nella necessità. Saggio sullo spirito oggettivo hegeliano

Matteo Cavalleri
2019

Abstract

Nella trattazione hegeliana il concetto di libertà – sia se analizzato sul piano della riflessione logico-speculativa sia se colto nell’orizzonte del pensiero etico-politico – si presenta come essenzialmente relato a quello di necessità. L’individuo è libero non in forza del proprio libero arbitrio, ma perché riconosce fuori di sé una sostanzialità etica razionale e libera che ha sostituito, modificandola, quella della natura e che è la medesima che lo costituisce. Un’esteriorità nella quale l’individuo, grazie a un legame che è necessario in quanto liberante, si trova presso di sé – per come cadenzato dal movimento di realizzazione del concetto – e non risucchiato in un procedere dello spirito a lui estraneo, o sciolto in una istituzionalità straniante. L’essere umano è quindi libero quando è capace di azioni che sanciscono la libertà dello spirito, in quanto, attestando la sostanzialità di quest’ultima, conferma tanto l’essenza della propria autocoscienza – che non preesiste al fatto di sapersi libero – quanto il mondo oggettivo nel quale educarsi a volere la stessa libertà. La necessità nella quale la libertà si attua è quindi una necessità di relazionarsi ad altro, nella difficile tensione tra il riconoscimento di un valore irrinunciabile della soggettività e l’impossibilità di fondare su e ridurre a questo riconoscimento una teoria della libertà in grado di farsi mondo.
2019
232
978-884675612-1
Matteo Cavalleri
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