Lo studio delle scelte di localizzazione delle imprese multinazionali costituisce oggi uno dei temi di maggior interesse nell’ambito degli studi di management [Hood e Young 1999; Malmberg e Maskell 1999]. Il tema della localizzazione d’impresa non è tuttavia nuovo tra gli studiosi di economia aziendale che, analizzando l’esperienza dei distretti industriali, ha messo in luce il ruolo significativo del contesto geografico nell’ambito dell’analisi del posizionamento strategico e competitivo delle imprese italiane [Golinelli 1994; Usai e Velo 1995; Lorenzoni e Lazerson 1999; Costabile e Sanguigni 1999]. In particolare la letteratura italiana ha evidenziato come la competitività delle imprese in generale, e di quelle piccole e medie in particolare, può essere interpretata in maniera corretta solo facendo riferimento al contesto reticolare in cui le imprese sono immerse [Boari, Grandi e Lorenzoni 1989; Rullani 1997]. Questo approccio è stato promosso anche dalla letteratura internazionale [Fujito, Krugman e Venables 1999] che ha evidenziato le logiche economiche che spiegano i processi di agglomerazione industriale. Questa crescente attenzione al fenomeno della localizzazione delle imprese [Breschi e Malerba 2001] è stata altresì accompagnata da un parallelo processo di rivalutazione teorica del fenomeno con riferimento all’analisi dei vantaggi localizzativi delle imprese [locational advantages] [Dunning 1997b; Porter 1998]. Sulla base di questi sviluppi teorici numerosi autori hanno cercato di individuare quali fossero i fattori che più influenzavano le scelte delle imprese in generale e di quelle multinazionali in particolare. Infatti, mentre gli studi tradizionali si erano concentrati sulla disponibilità di fattori naturali quali un basso costo del lavoro o la disponibilità di materie prime; gli studi più recenti [Narula e Dunning 2000; Rugman 2000] hanno messo in luce il ruolo svolto dai fattori creati in loco quali l’esistenza di un patrimonio locale di conoscenze diffuse, il livello delle infrastrutture o la diffusione di conoscenze tecnologiche. Questo approccio è stato nel tempo integrato da quegli studi che hanno posto l’accento su una serie di fattori istituzionali [Bevan, Estrin e Meyer, 2004] che possono favorire la promozione di un contesto competitivo favorevole allo sviluppo d’impresa. Il presente lavoro ha l’ambizione di integrare questi diversi approcci al problema della localizzazione d’impresa, cercando di verificare empiricamente gli effetti che le diverse caratteristiche sociali, economiche e geografiche a livello provinciale in Italia hanno avuto nel promuovere gli investimenti da parte delle imprese multinazionali. Il tema di ricerca è, a nostro parere, innovativo da almeno due punti di vista. Da un lato la gran parte degli studi sulla localizzazione delle imprese multinazionali si è concentrata sulla scelta tra diversi Stati come ad esempio nel caso degli investimenti giapponesi in Europa [Ford e Strange 1999] o sulle scelte di localizzazione all’interno di grandi Stati quali gli Stati Uniti [Head, Ries, e Swenson, 1995]. Pochi invece sono stati gli studi che hanno verificato i fattori d’attrazione delle imprese ad un livello territoriale così dettagliato come quello provinciale così come invece abbiamo tentato di fare nel presente studio. In secondo luogo, il nostro studio ha posto l’attenzione sul ruolo che le imprese multinazionali stanno svolgendo nell’ambito delle economie locali e più specificatamente nel quadro distrettuale.

La localizzazione delle imprese multinazionali in Italia: effetti distretto e fattori istituzionali / A. Majocchi; M. Presutti. - STAMPA. - (2009), pp. 261-283.

La localizzazione delle imprese multinazionali in Italia: effetti distretto e fattori istituzionali

PRESUTTI, MANUELA
2009

Abstract

Lo studio delle scelte di localizzazione delle imprese multinazionali costituisce oggi uno dei temi di maggior interesse nell’ambito degli studi di management [Hood e Young 1999; Malmberg e Maskell 1999]. Il tema della localizzazione d’impresa non è tuttavia nuovo tra gli studiosi di economia aziendale che, analizzando l’esperienza dei distretti industriali, ha messo in luce il ruolo significativo del contesto geografico nell’ambito dell’analisi del posizionamento strategico e competitivo delle imprese italiane [Golinelli 1994; Usai e Velo 1995; Lorenzoni e Lazerson 1999; Costabile e Sanguigni 1999]. In particolare la letteratura italiana ha evidenziato come la competitività delle imprese in generale, e di quelle piccole e medie in particolare, può essere interpretata in maniera corretta solo facendo riferimento al contesto reticolare in cui le imprese sono immerse [Boari, Grandi e Lorenzoni 1989; Rullani 1997]. Questo approccio è stato promosso anche dalla letteratura internazionale [Fujito, Krugman e Venables 1999] che ha evidenziato le logiche economiche che spiegano i processi di agglomerazione industriale. Questa crescente attenzione al fenomeno della localizzazione delle imprese [Breschi e Malerba 2001] è stata altresì accompagnata da un parallelo processo di rivalutazione teorica del fenomeno con riferimento all’analisi dei vantaggi localizzativi delle imprese [locational advantages] [Dunning 1997b; Porter 1998]. Sulla base di questi sviluppi teorici numerosi autori hanno cercato di individuare quali fossero i fattori che più influenzavano le scelte delle imprese in generale e di quelle multinazionali in particolare. Infatti, mentre gli studi tradizionali si erano concentrati sulla disponibilità di fattori naturali quali un basso costo del lavoro o la disponibilità di materie prime; gli studi più recenti [Narula e Dunning 2000; Rugman 2000] hanno messo in luce il ruolo svolto dai fattori creati in loco quali l’esistenza di un patrimonio locale di conoscenze diffuse, il livello delle infrastrutture o la diffusione di conoscenze tecnologiche. Questo approccio è stato nel tempo integrato da quegli studi che hanno posto l’accento su una serie di fattori istituzionali [Bevan, Estrin e Meyer, 2004] che possono favorire la promozione di un contesto competitivo favorevole allo sviluppo d’impresa. Il presente lavoro ha l’ambizione di integrare questi diversi approcci al problema della localizzazione d’impresa, cercando di verificare empiricamente gli effetti che le diverse caratteristiche sociali, economiche e geografiche a livello provinciale in Italia hanno avuto nel promuovere gli investimenti da parte delle imprese multinazionali. Il tema di ricerca è, a nostro parere, innovativo da almeno due punti di vista. Da un lato la gran parte degli studi sulla localizzazione delle imprese multinazionali si è concentrata sulla scelta tra diversi Stati come ad esempio nel caso degli investimenti giapponesi in Europa [Ford e Strange 1999] o sulle scelte di localizzazione all’interno di grandi Stati quali gli Stati Uniti [Head, Ries, e Swenson, 1995]. Pochi invece sono stati gli studi che hanno verificato i fattori d’attrazione delle imprese ad un livello territoriale così dettagliato come quello provinciale così come invece abbiamo tentato di fare nel presente studio. In secondo luogo, il nostro studio ha posto l’attenzione sul ruolo che le imprese multinazionali stanno svolgendo nell’ambito delle economie locali e più specificatamente nel quadro distrettuale.
2009
L'internazionalizzazione delle imprese italiane
261
283
La localizzazione delle imprese multinazionali in Italia: effetti distretto e fattori istituzionali / A. Majocchi; M. Presutti. - STAMPA. - (2009), pp. 261-283.
A. Majocchi; M. Presutti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/82781
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