Tra ragione e passione. Petrarca nella critica letteraria di primo Settecento

Nonostante il ritorno classicistico patrocinato dall'Accademia di Arcadia, i giudizi formulati su Petrarca dai maggiori critici di primo Settecento non sono completamente positivi. Significativo è il fatto che Gregorio Caloprese e altri intellettuali napoletani abbiano steso un analitico commento non già ai "Rerum vulgarium fragmenta", ma alle "Rime" di Giovambattista della Casa. Spiaceva di Petrarca la freddezza, non più gradita in un clima letterario non ancora del tutto liberato dall'influenza delle poetiche barocche, malgrado il loro ripudio espresso a livello teorico di poetiche. Questa ambiguità è riscontrata nelle opere di Gravina, di Muratori e di Vico, di cui si analizzano i giudizi sulla poesia di Petrarca, non sempre favorevoli e indiscussi, in un'età in cui comincia a prendere spazio il culto alternativo di Dante, manoifestato soprattutto da Vico, per essere il "Toscano Omero".