Il racconto della storia sembra essere giunto dinnanzi ad una nuova svolta e ad una sfida improrogabili: oltre che saper parlare a tutti, riuscire a indurre e coinvolgere i destinatari nell’apprendimento delle conoscenze. In realtà già da molto tempo alcuni pionieri nella diffusione ed accessibilità della conoscenza storica avevano dedicato riflessioni sul tema non solo auspicando e redigendo pubblicazioni rivolte al vasto pubblico, ma anche adottando linguaggi ed argomenti capaci di suscitare l’interesse e la partecipazione dei bambini e della cittadinanza. I cittadini stessi e la comunità educante sono chiamati a fare scelte importanti - che a volte rischiano di essere irreversibili - e la storia, patrimonio dell’umanità, ci offre ammonimenti e induce l'esigenza non solo di non dimenticare, ma di rintracciare e recuperare le matrici culturali che vengono continuamente sommerse dall’incalzare dei nuovi modelli, molto spesso importati ed estranei alle nostre radici storiche. Non certo una visione retrospettiva di carattere nostalgico, ma il riconoscimento delle nostre personalità storico-culturali, pur nell’ampiezza di orizzonti che la vita odierna propone. Il recupero della memoria, della cultura, delle tradizioni e delle vicende che hanno avuto come protagonisti le donne e gli uomini che prima di noi hanno abitato i nostri ambienti può pertanto essere visto come una risposta, in parte istintiva, in parte consapevole, all’offensiva massificante in atto. Ne consegue che per una collettività di provenienza eterogenea la conoscenza della storia del proprio ambiente può costituire la base comune su cui imbastire e costruire una nuova appartenenza, che non annulli le peculiarità di origine, ma le faccia concorrere a progettare e pianificare il futuro, superando incomprensioni e ostilità. Condivisione, partecipazione, cittadinanza attiva: questi i tre concetti che possono riassumere le peculiarità della “public history” con l’obiettivo di rendere i cittadini consapevoli eredi e tutori dell’immenso patrimonio storico, artistico e culturale del proprio passato. Per fare ciò, occorre riscoprire la storia del proprio contesto urbano in modo scientificamente corretto: un’esigenza impellente, oggi più che mai, fortemente connessa alla conoscenza e alla valorizzazione delle identità comunitarie. La storia comunicata, diffusa e proposta con professionalità anche al di fuori del contesto universitario, in accordo possibilmente con essa e con tutte le agenzie formative e culturali del territorio e delle sue istituzioni, si avvale di strategie interdisciplinari, di linguaggi e strumenti di lavoro che generalmente sono legati all’uso del web. Nella sola annata 2014, secondo l’organizzazione Internet World Stat, gli utenti di Internet raggiungevano oltre tre miliardi, pari al 42% della popolazione mondiale. Un dato che attesta la rilevanza e la pervasività che la “rete” e il 2.0. ha, e continuerà sempre di più ad avere, per lo sviluppo della società civile e come strumento di espressione ed esercizio della cittadinanza partecipata . L’uso delle nuove tecnologie ha favorito la comunicazione e la condivisione della storia e il mantenimento di memorie collettive, come, per esempio, la creazione di “archivi partecipati”, di fatto luoghi privilegiati e codificati per custodire la memoria. Ciò ha consentito la realizzazione di comunità di “blogging” e di “crowd-sourcing” della storia, permettendo che la storia stessa venisse prodotta direttamente a partire dal pubblico e rivolta alla comunità. Il saggio inoltre ripercorre inoltre alcune delle principali iniziative di diffusione della conoscenza storica che si svolgono sul territorio italiano e che sanno coniugare il rigore scientifico e la narrazione storica attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle istituzioni, degli enti, delle associazioni e delle scuole.

Comunicare la storia per una storia partecipata. Iniziative di diffusione della conoscenza

B. Borghi
Membro del Collaboration Group
2021

Abstract

Il racconto della storia sembra essere giunto dinnanzi ad una nuova svolta e ad una sfida improrogabili: oltre che saper parlare a tutti, riuscire a indurre e coinvolgere i destinatari nell’apprendimento delle conoscenze. In realtà già da molto tempo alcuni pionieri nella diffusione ed accessibilità della conoscenza storica avevano dedicato riflessioni sul tema non solo auspicando e redigendo pubblicazioni rivolte al vasto pubblico, ma anche adottando linguaggi ed argomenti capaci di suscitare l’interesse e la partecipazione dei bambini e della cittadinanza. I cittadini stessi e la comunità educante sono chiamati a fare scelte importanti - che a volte rischiano di essere irreversibili - e la storia, patrimonio dell’umanità, ci offre ammonimenti e induce l'esigenza non solo di non dimenticare, ma di rintracciare e recuperare le matrici culturali che vengono continuamente sommerse dall’incalzare dei nuovi modelli, molto spesso importati ed estranei alle nostre radici storiche. Non certo una visione retrospettiva di carattere nostalgico, ma il riconoscimento delle nostre personalità storico-culturali, pur nell’ampiezza di orizzonti che la vita odierna propone. Il recupero della memoria, della cultura, delle tradizioni e delle vicende che hanno avuto come protagonisti le donne e gli uomini che prima di noi hanno abitato i nostri ambienti può pertanto essere visto come una risposta, in parte istintiva, in parte consapevole, all’offensiva massificante in atto. Ne consegue che per una collettività di provenienza eterogenea la conoscenza della storia del proprio ambiente può costituire la base comune su cui imbastire e costruire una nuova appartenenza, che non annulli le peculiarità di origine, ma le faccia concorrere a progettare e pianificare il futuro, superando incomprensioni e ostilità. Condivisione, partecipazione, cittadinanza attiva: questi i tre concetti che possono riassumere le peculiarità della “public history” con l’obiettivo di rendere i cittadini consapevoli eredi e tutori dell’immenso patrimonio storico, artistico e culturale del proprio passato. Per fare ciò, occorre riscoprire la storia del proprio contesto urbano in modo scientificamente corretto: un’esigenza impellente, oggi più che mai, fortemente connessa alla conoscenza e alla valorizzazione delle identità comunitarie. La storia comunicata, diffusa e proposta con professionalità anche al di fuori del contesto universitario, in accordo possibilmente con essa e con tutte le agenzie formative e culturali del territorio e delle sue istituzioni, si avvale di strategie interdisciplinari, di linguaggi e strumenti di lavoro che generalmente sono legati all’uso del web. Nella sola annata 2014, secondo l’organizzazione Internet World Stat, gli utenti di Internet raggiungevano oltre tre miliardi, pari al 42% della popolazione mondiale. Un dato che attesta la rilevanza e la pervasività che la “rete” e il 2.0. ha, e continuerà sempre di più ad avere, per lo sviluppo della società civile e come strumento di espressione ed esercizio della cittadinanza partecipata . L’uso delle nuove tecnologie ha favorito la comunicazione e la condivisione della storia e il mantenimento di memorie collettive, come, per esempio, la creazione di “archivi partecipati”, di fatto luoghi privilegiati e codificati per custodire la memoria. Ciò ha consentito la realizzazione di comunità di “blogging” e di “crowd-sourcing” della storia, permettendo che la storia stessa venisse prodotta direttamente a partire dal pubblico e rivolta alla comunità. Il saggio inoltre ripercorre inoltre alcune delle principali iniziative di diffusione della conoscenza storica che si svolgono sul territorio italiano e che sanno coniugare il rigore scientifico e la narrazione storica attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle istituzioni, degli enti, delle associazioni e delle scuole.
2021
Comunicazione storica. Tecnologie, linguaggi e culture
125
145
B. Borghi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/821505
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