La sessione muove «dalla tolda della Sea Watch 3» dove, secondo Franco Farinelli, «torna a manifestarsi l’elusivo sorriso della Follia, proprio quella di cui cinque secoli fa Erasmo tesseva l’elogio», ma che ormai non riconosciamo perché immemori del «senso degli “arcani maggiori” della nostra civiltà» (Farinelli, 2019). Basterebbe tornare sugli ultimi passi dell’Elogio di Erasmo per capire che Farinelli ha visto giusto, cogliendo esattamente il senso arcano, la portata critica, del colpo di timone sovversivo di Carola Rackete, che si compie sul mare ma sommerge le linee terricole dello spazio politico italiano. Conclude infatti Erasmo/Follia: «Dimentica di me stessa, ho passato da un pezzo i limiti […] pensate che chi parla è la Follia, e che è donna». Comprenderne appieno il senso, significa in primo luogo richiamare la forza silenziosa di una simile donna che, come il suo silente doppio letterario, frantuma e irride le contemporanee geografie di uno spazio orizzontale dell’indifferenza e le rappresentazioni gerarchiche dell’organizzata ipocrisia dell’umanitarismo europeo (Cusumano, 2019). Dunque Follia naviga davvero sul Mediterraneo? Certo è che supera, o annienta, la radicale struttura del tragico che fonda la ragione del moderno. Perché Carola Rackete trasporta naufraghi, evitando la tragedia. Inevitabile e ovvio a questo punto, tradurre il Mediterraneo nella regione in cui, per Michel Foucault, (cartografo, come lo definisce Deleuze) si può rintracciare il primo gesto oscuro della nostra cultura, il respingimento dell’Esteriore (Foucault, 2006). E altrettanto ovvio e inevitabile è che Follia, legata al mare, incroci le foucaultiane Navi dei Folli. Insomma, «arcani maggiori» che si fanno avanti verso la fortezza dell’ordine, scavando lo spazio bianco degli «archivi indisciplinati» del Mediterraneo (Chambers, 2015: 249).

Follie Mediterranee: confin(at)i, naufraghi e navi

Bonazzi Alessandra
2020

Abstract

La sessione muove «dalla tolda della Sea Watch 3» dove, secondo Franco Farinelli, «torna a manifestarsi l’elusivo sorriso della Follia, proprio quella di cui cinque secoli fa Erasmo tesseva l’elogio», ma che ormai non riconosciamo perché immemori del «senso degli “arcani maggiori” della nostra civiltà» (Farinelli, 2019). Basterebbe tornare sugli ultimi passi dell’Elogio di Erasmo per capire che Farinelli ha visto giusto, cogliendo esattamente il senso arcano, la portata critica, del colpo di timone sovversivo di Carola Rackete, che si compie sul mare ma sommerge le linee terricole dello spazio politico italiano. Conclude infatti Erasmo/Follia: «Dimentica di me stessa, ho passato da un pezzo i limiti […] pensate che chi parla è la Follia, e che è donna». Comprenderne appieno il senso, significa in primo luogo richiamare la forza silenziosa di una simile donna che, come il suo silente doppio letterario, frantuma e irride le contemporanee geografie di uno spazio orizzontale dell’indifferenza e le rappresentazioni gerarchiche dell’organizzata ipocrisia dell’umanitarismo europeo (Cusumano, 2019). Dunque Follia naviga davvero sul Mediterraneo? Certo è che supera, o annienta, la radicale struttura del tragico che fonda la ragione del moderno. Perché Carola Rackete trasporta naufraghi, evitando la tragedia. Inevitabile e ovvio a questo punto, tradurre il Mediterraneo nella regione in cui, per Michel Foucault, (cartografo, come lo definisce Deleuze) si può rintracciare il primo gesto oscuro della nostra cultura, il respingimento dell’Esteriore (Foucault, 2006). E altrettanto ovvio e inevitabile è che Follia, legata al mare, incroci le foucaultiane Navi dei Folli. Insomma, «arcani maggiori» che si fanno avanti verso la fortezza dell’ordine, scavando lo spazio bianco degli «archivi indisciplinati» del Mediterraneo (Chambers, 2015: 249).
2020
Confin(at)i/Bound(aries), Memorie Geografiche della SocietàdiStudi Geografici NS 18
157
159
Bonazzi Alessandra
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