Il libro consiste nell’edizione commentata e preceduta da una serie di saggi sui diari inediti che Guido Boggiani scrisse durante i suoi viaggi in Argentina, Paraguay e Brasile tra il febbraio 1888 e l’aprile del 1892. Boggiani fu un pittore, fotografo, etnografo ed etnologo italiano. Nel 1877, a 17 anni iniziò a studiare pittura con Filippo Carcano – padre del naturalismo lombardo – e a partire dal 1881 comincerà una promettente carriera artistica: ebbe il premio Principe Umberto e fu nominato membro dell’Accademia di Brera, i suoi quadri furono esposti in importante musei e gallerie di Roma, Milano, Firenze, Torino, Venezia e Brera. In quegli anni si trasferisce dalla natia Omegna a Roma, dove si legò ad ambienti artistici e frequentò l’alta società romana. Nel 1887 lascia la sua vita di artista italiano e parte per l'Argentina con l’intenzione di dipingere paesaggi sudamericani, vendere i suoi quadri ed esplorare le opportunità commerciali tra l’Argentina e l’Italia. Il diario: Il manoscritto comincia dal folio 13, datato febbraio 1888 con Boggiani in viaggio attraverso la Pampa e la Patagonia settentrionale in compagnia di un colonnello dell'esercito argentino. Le prime 12 pagine, che probabilmente descrivevano la traversata dell'Atlantico e l’arrivo Buenos Aires, sono andate perdute. Lì si dedicò alla caccia, alla pittura e a scattare fotografie in un viaggio che lo avrebbe portato a Carmen de Patagones, Choele-Choel, Viedma, San Blas Bay, Black Dead, Junin e Bahia Blanca, tra gli altri luoghi. Di ritorno, nel mese di luglio, si fermò per due mesi a Buenos Aires, dove conobbe gli esponenti di spicco della comunità italiana (tra cui Anzani Canzio, nipote di Garibaldi). Il 6 settembre si imbarcò a Asuncion, e il diario descrive in dettaglio la lenta ascesa del fiume Paranà e tutte le sue fermate. Tornò a Buenos Aires alla fine di ottobre per fare ritorno ad Asunción a fine novembre e qui nuovamente, Boggiani descrive in dettaglio il viaggio. Da lì sarebbe partito per intraprendere un viaggio attraverso il fiume Paraguay, per giungere a Puerto Casado, il centro della monumentale impresa taninera “Compañía Casado” (folio 107). Da allora Boggiani inizia ad essere interessato a temi di arte indigena ed etnologia. Rimarrà quattro mesi in questa regione, installato a Puerto Casado e facendo brevi spedizioni in diversi “porti” dell’ Alto Paraguay (Puerto Pacheco, Puerto San Jose, Peña Hermosa, Fuerte Olimpo, tra gli altri). Dedicava parte del suo tempo a scattare fotografie e “comporre le immagini” sul paesaggio e nelle “tolderie” indigene guaná, sanapaná e angaité, e seguendo l'esempio dell’esploratore spagnolo Jean de Comminges, che aveva conosciuto in barca- inizia a prendere appunti dei loro vocabolari e sulla loro vita sociale. Il 18 Maggio 1889 inizia il suo ritorno verso Asunción, con l'intenzione di tornare a Buenos Aires; conosce un mercante che lo invitò a unirsi in una attività di commercio in Alto Paraguay, con basi a Fuerte Olimpo e Bahia Negra, nel territorio degli indigeni Chamacoco. Fu allora che Boggiani comincia un periodo di viaggi tra Asunción e l’alto Paraguay, durante i quali lavorerà in modo permanente e sempre circondato da Chamacoco. L'ultima parte del diario (pagine 175-276) si occupano della spedizione verso il territorio caduveo del fiume Nabileque nel Mato Grosso in Brasile (tra il gennaio e l’aprile 1892). Queste pagine costituiscono, seppur con alterazioni multiple, aggiunte e omissioni – la base della sua opera etnografica più conosciuta: Viaggi d'un artista meridionale nell'America (Roma, 1895). Il diario viene interrotto alla fine di questa spedizione.

El diario perdido de Guido Boggiani

Franceschi Zelda Alice
2019

Abstract

Il libro consiste nell’edizione commentata e preceduta da una serie di saggi sui diari inediti che Guido Boggiani scrisse durante i suoi viaggi in Argentina, Paraguay e Brasile tra il febbraio 1888 e l’aprile del 1892. Boggiani fu un pittore, fotografo, etnografo ed etnologo italiano. Nel 1877, a 17 anni iniziò a studiare pittura con Filippo Carcano – padre del naturalismo lombardo – e a partire dal 1881 comincerà una promettente carriera artistica: ebbe il premio Principe Umberto e fu nominato membro dell’Accademia di Brera, i suoi quadri furono esposti in importante musei e gallerie di Roma, Milano, Firenze, Torino, Venezia e Brera. In quegli anni si trasferisce dalla natia Omegna a Roma, dove si legò ad ambienti artistici e frequentò l’alta società romana. Nel 1887 lascia la sua vita di artista italiano e parte per l'Argentina con l’intenzione di dipingere paesaggi sudamericani, vendere i suoi quadri ed esplorare le opportunità commerciali tra l’Argentina e l’Italia. Il diario: Il manoscritto comincia dal folio 13, datato febbraio 1888 con Boggiani in viaggio attraverso la Pampa e la Patagonia settentrionale in compagnia di un colonnello dell'esercito argentino. Le prime 12 pagine, che probabilmente descrivevano la traversata dell'Atlantico e l’arrivo Buenos Aires, sono andate perdute. Lì si dedicò alla caccia, alla pittura e a scattare fotografie in un viaggio che lo avrebbe portato a Carmen de Patagones, Choele-Choel, Viedma, San Blas Bay, Black Dead, Junin e Bahia Blanca, tra gli altri luoghi. Di ritorno, nel mese di luglio, si fermò per due mesi a Buenos Aires, dove conobbe gli esponenti di spicco della comunità italiana (tra cui Anzani Canzio, nipote di Garibaldi). Il 6 settembre si imbarcò a Asuncion, e il diario descrive in dettaglio la lenta ascesa del fiume Paranà e tutte le sue fermate. Tornò a Buenos Aires alla fine di ottobre per fare ritorno ad Asunción a fine novembre e qui nuovamente, Boggiani descrive in dettaglio il viaggio. Da lì sarebbe partito per intraprendere un viaggio attraverso il fiume Paraguay, per giungere a Puerto Casado, il centro della monumentale impresa taninera “Compañía Casado” (folio 107). Da allora Boggiani inizia ad essere interessato a temi di arte indigena ed etnologia. Rimarrà quattro mesi in questa regione, installato a Puerto Casado e facendo brevi spedizioni in diversi “porti” dell’ Alto Paraguay (Puerto Pacheco, Puerto San Jose, Peña Hermosa, Fuerte Olimpo, tra gli altri). Dedicava parte del suo tempo a scattare fotografie e “comporre le immagini” sul paesaggio e nelle “tolderie” indigene guaná, sanapaná e angaité, e seguendo l'esempio dell’esploratore spagnolo Jean de Comminges, che aveva conosciuto in barca- inizia a prendere appunti dei loro vocabolari e sulla loro vita sociale. Il 18 Maggio 1889 inizia il suo ritorno verso Asunción, con l'intenzione di tornare a Buenos Aires; conosce un mercante che lo invitò a unirsi in una attività di commercio in Alto Paraguay, con basi a Fuerte Olimpo e Bahia Negra, nel territorio degli indigeni Chamacoco. Fu allora che Boggiani comincia un periodo di viaggi tra Asunción e l’alto Paraguay, durante i quali lavorerà in modo permanente e sempre circondato da Chamacoco. L'ultima parte del diario (pagine 175-276) si occupano della spedizione verso il territorio caduveo del fiume Nabileque nel Mato Grosso in Brasile (tra il gennaio e l’aprile 1892). Queste pagine costituiscono, seppur con alterazioni multiple, aggiunte e omissioni – la base della sua opera etnografica più conosciuta: Viaggi d'un artista meridionale nell'America (Roma, 1895). Il diario viene interrotto alla fine di questa spedizione.
2019
Un artista en la América Meridional. Diario de los viajes por Argentina, Paraguay y Brasil (1887-1892). Guido Boggiani
13
80
Franceschi Zelda Alice
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/789086
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