Il pensiero di Alquati è una preziosa risorsa soprattutto in una fase, come quella odierna, in cui alcune categorie teoriche sembrano girare a vuoto e a non consegnarci più la forza per agire in senso trasformativo. Il primo punto, rispetto al pensiero di Alquati, che viene sviluppato in questo contributo riguarda il concetto di conricerca, lo stesso che forse lo ha reso maggiormente famoso: Il secondo punto riguarda il rapporto tra industrialismo e fabbrichismo, che nel sociologo di origini croate non si realizza mai una volta per tutte, in uno dei due poli. Il rapporto è uno iato che resta sempre aperto. Interrogare questo spazio è decisivo per comprendere le trasformazioni che lui descriveva come iperindustriali e che secondo l'interpretazione di questo contributo andrebbero interpellate anche in senso post-industriale. Su questo punto, infatti, il pensiero di Alquati spinge moltissimo e, tuttavia, anche se non arriva mai a immaginare un capitalismo oltre l’industrialismo, in realtà ne tratteggia alcune scenografie importanti. Un terzo punto che si prende in considerazione ha a che fare con il rapporto tra industria e fabbrica, a partire dalla classica questione alquatiana tra lavoro e capacità attiva umana: è un calco storicamente situato sul modo di produzione e di organizzazione della produzione che però indica la necessità di dividere ciò che è lavoro da ciò che è attività. Alquati cala questa distinzione nel pensiero marxiano, per rendere quest’ultimo più plastico e permettergli di uscire da aporie e contraddizioni che il marxismo ha replicato e portato nella sacca lungo l'intricato tempo del secolo breve.
Dal feticismo del capitale alla prassi dell'imprevisto
Chicchi Federico
2020
Abstract
Il pensiero di Alquati è una preziosa risorsa soprattutto in una fase, come quella odierna, in cui alcune categorie teoriche sembrano girare a vuoto e a non consegnarci più la forza per agire in senso trasformativo. Il primo punto, rispetto al pensiero di Alquati, che viene sviluppato in questo contributo riguarda il concetto di conricerca, lo stesso che forse lo ha reso maggiormente famoso: Il secondo punto riguarda il rapporto tra industrialismo e fabbrichismo, che nel sociologo di origini croate non si realizza mai una volta per tutte, in uno dei due poli. Il rapporto è uno iato che resta sempre aperto. Interrogare questo spazio è decisivo per comprendere le trasformazioni che lui descriveva come iperindustriali e che secondo l'interpretazione di questo contributo andrebbero interpellate anche in senso post-industriale. Su questo punto, infatti, il pensiero di Alquati spinge moltissimo e, tuttavia, anche se non arriva mai a immaginare un capitalismo oltre l’industrialismo, in realtà ne tratteggia alcune scenografie importanti. Un terzo punto che si prende in considerazione ha a che fare con il rapporto tra industria e fabbrica, a partire dalla classica questione alquatiana tra lavoro e capacità attiva umana: è un calco storicamente situato sul modo di produzione e di organizzazione della produzione che però indica la necessità di dividere ciò che è lavoro da ciò che è attività. Alquati cala questa distinzione nel pensiero marxiano, per rendere quest’ultimo più plastico e permettergli di uscire da aporie e contraddizioni che il marxismo ha replicato e portato nella sacca lungo l'intricato tempo del secolo breve.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.