L'Università di Bologna ha origini molto antiche, che la indicano come la prima Università del mondo occidentale. Lo Studium bolognese nasce nel 1088, data convenzionalmente assunta per indicare il periodo in cui inizia nella città un insegnamento libero e indipendente. Nel 1888, in occasione dell’Ottavo Centenario, si riuniscono a Bologna tutte le Università del mondo per onorare la Madre delle Università. Contemporaneamente, si apre un nuovo capitolo nella storia urbanistico-edilizia bolognese. Il sistema di relazioni che nasce con lo Stato Italiano determina nuove esigenze in termini di infrastrutture e di trasporto pubblico. All'interno delle mura vengono realizzati nuovi connettori viari, fortemente influenzati sia dalla nascita della nuova linea ferroviaria che dalla necessità di regolamentare lo sviluppo urbanistico incontrollato fuori dalle mura. Le trasformazioni urbane sono sancite mediante l’approvazione, nel 1889, Piano Regolatore Generale, il primo vero strumento urbanistico adottato dal Comune di Bologna. Questa si configura come un’utile occasione per unire le forze dell’Università e della città nel reciproco tentativo di uscire dalla crisi. All’interno del Piano Regolatore del 1889 si collocano infatti le proposte avanzate dal rettore Cappellini sulla sistemazione edilizia dell’Università per dotare l’Ateneo di nuove aule, laboratori e biblioteche. Il Piano Regolatore prevedeva infatti un rettifilo (poi divenuto via Irnerio, via dei Mille, via Don Minzoni) che, attraversando via Indipendenza, fungeva da cardine per l'urbanizzazione di zone ancora libere entro le mura, alcune delle quali di proprietà dell'Università, costituendo la premessa per una sua ristrutturazione organica, che ponesse palazzo Poggi al centro di un complesso di nuovi istituti destinati all'insegnamento e alla ricerca. Il piano Capellini ebbe attuazione grazie ad una prima convenzione tra Università ed enti locali bolognesi per l’edificazione di nuovi edifici universitari, attuata nel 1899; entro il 1905 vennero costruiti gli edifici degli Istituti di Anatomia Umana e Patologica, quello di Fisica e quello di Mineralogia. Interventi di ristrutturazione interessarono Palazzo Poggi e venne aperta una piazza di collegamento tra via Zamboni e via Belle Arti. Nel 1911, una seconda convenzione firmata tra il sindaco Giuseppe Tanari ed il Rettore Vittorio Puntoni diede un nuovo volto moderno ed elegante al quartiere universitario, su modello francese, grazie alla costruzione degli istituti di Chimica generale, Zoologia, Anatomia comparata, Patologia generale, Igiene, Veterinaria. Nell'area del Sant'Orsola, tra il 1911 e il 1914, vennero ampliati gli edifici esistenti, con la costruzione della Clinica medica, ostetrica, ginecologica e della camera mortuaria, attorno alla quale più avanti sorgerà il nuovo Istituto di Anatomia patologica. Infine, nel 1929, una terza convenzione consentì la costruzione dei nuovi istituti di Igiene, Geodesia e Chimica farmaceutica. Appartengono a questa fase anche alcuni dei gioielli del patrimonio universitario, quale la nuova sede di Ingegneria, collocata al di fuori di porta Saragozza, progettata dall'architetto Giuseppe Vaccaro, e gli Istituti di Zoologia, Anatomia, Istologia e Antropologia, con museo centrale comune da collocare in un grande edificio iniziato nel 1932 e terminato nel 1934. Il 12 dicembre 1936, sotto la supervisione del rettore Alessandro Ghigi verrà firmata una ulteriore convenzione per il completamento della sistemazione edilizia dell’Università e del Policlinico universitario di S. Orsola. Il contributo vuole quindi mostrare le fasi di sviluppo e ampliamento della città universitaria bolognese in questi 50 anni di storia, evidenziandone la dinamicità, le scelte costruttive e di definizione urbanistica. Il piano Cappellini si distingue infatti tuttora per l’originalità e l’attualità delle due concezioni su cui si fonda, che possono identificarsi nella necessità di un piano organico d’insieme per la ristrutturazione dell’Università, in grado di pianificare sistematicamente tutti gli interventi necessari superando il tradizionale modo di procedere frammentario e privo di una visione unitaria del problema, unitamente ad un metodo di definizione degli interventi e della loro realizzazione che preveda un continuo confronto ed un’attenta partecipazione da parte degli Enti locali.

La nascita dell'Università moderna. Bologna 1888 - 1940

Giorgia Predari
Writing – Original Draft Preparation
;
Anna Chiara Benedetti
Writing – Review & Editing
;
Riccardo Gulli
Supervision
2020

Abstract

L'Università di Bologna ha origini molto antiche, che la indicano come la prima Università del mondo occidentale. Lo Studium bolognese nasce nel 1088, data convenzionalmente assunta per indicare il periodo in cui inizia nella città un insegnamento libero e indipendente. Nel 1888, in occasione dell’Ottavo Centenario, si riuniscono a Bologna tutte le Università del mondo per onorare la Madre delle Università. Contemporaneamente, si apre un nuovo capitolo nella storia urbanistico-edilizia bolognese. Il sistema di relazioni che nasce con lo Stato Italiano determina nuove esigenze in termini di infrastrutture e di trasporto pubblico. All'interno delle mura vengono realizzati nuovi connettori viari, fortemente influenzati sia dalla nascita della nuova linea ferroviaria che dalla necessità di regolamentare lo sviluppo urbanistico incontrollato fuori dalle mura. Le trasformazioni urbane sono sancite mediante l’approvazione, nel 1889, Piano Regolatore Generale, il primo vero strumento urbanistico adottato dal Comune di Bologna. Questa si configura come un’utile occasione per unire le forze dell’Università e della città nel reciproco tentativo di uscire dalla crisi. All’interno del Piano Regolatore del 1889 si collocano infatti le proposte avanzate dal rettore Cappellini sulla sistemazione edilizia dell’Università per dotare l’Ateneo di nuove aule, laboratori e biblioteche. Il Piano Regolatore prevedeva infatti un rettifilo (poi divenuto via Irnerio, via dei Mille, via Don Minzoni) che, attraversando via Indipendenza, fungeva da cardine per l'urbanizzazione di zone ancora libere entro le mura, alcune delle quali di proprietà dell'Università, costituendo la premessa per una sua ristrutturazione organica, che ponesse palazzo Poggi al centro di un complesso di nuovi istituti destinati all'insegnamento e alla ricerca. Il piano Capellini ebbe attuazione grazie ad una prima convenzione tra Università ed enti locali bolognesi per l’edificazione di nuovi edifici universitari, attuata nel 1899; entro il 1905 vennero costruiti gli edifici degli Istituti di Anatomia Umana e Patologica, quello di Fisica e quello di Mineralogia. Interventi di ristrutturazione interessarono Palazzo Poggi e venne aperta una piazza di collegamento tra via Zamboni e via Belle Arti. Nel 1911, una seconda convenzione firmata tra il sindaco Giuseppe Tanari ed il Rettore Vittorio Puntoni diede un nuovo volto moderno ed elegante al quartiere universitario, su modello francese, grazie alla costruzione degli istituti di Chimica generale, Zoologia, Anatomia comparata, Patologia generale, Igiene, Veterinaria. Nell'area del Sant'Orsola, tra il 1911 e il 1914, vennero ampliati gli edifici esistenti, con la costruzione della Clinica medica, ostetrica, ginecologica e della camera mortuaria, attorno alla quale più avanti sorgerà il nuovo Istituto di Anatomia patologica. Infine, nel 1929, una terza convenzione consentì la costruzione dei nuovi istituti di Igiene, Geodesia e Chimica farmaceutica. Appartengono a questa fase anche alcuni dei gioielli del patrimonio universitario, quale la nuova sede di Ingegneria, collocata al di fuori di porta Saragozza, progettata dall'architetto Giuseppe Vaccaro, e gli Istituti di Zoologia, Anatomia, Istologia e Antropologia, con museo centrale comune da collocare in un grande edificio iniziato nel 1932 e terminato nel 1934. Il 12 dicembre 1936, sotto la supervisione del rettore Alessandro Ghigi verrà firmata una ulteriore convenzione per il completamento della sistemazione edilizia dell’Università e del Policlinico universitario di S. Orsola. Il contributo vuole quindi mostrare le fasi di sviluppo e ampliamento della città universitaria bolognese in questi 50 anni di storia, evidenziandone la dinamicità, le scelte costruttive e di definizione urbanistica. Il piano Cappellini si distingue infatti tuttora per l’originalità e l’attualità delle due concezioni su cui si fonda, che possono identificarsi nella necessità di un piano organico d’insieme per la ristrutturazione dell’Università, in grado di pianificare sistematicamente tutti gli interventi necessari superando il tradizionale modo di procedere frammentario e privo di una visione unitaria del problema, unitamente ad un metodo di definizione degli interventi e della loro realizzazione che preveda un continuo confronto ed un’attenta partecipazione da parte degli Enti locali.
2020
Costruire le Università. Aspetti architettonici e urbanistici, tra ragioni economiche e scelte politiche
161
180
Giorgia Predari; Anna Chiara Benedetti; Riccardo Gulli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/770147
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