Il Giro d’Italia del 1946, corso dal 15 giugno al 7 luglio attraversando le macerie di un’Italia postbellica in ricostruzione, fu un’edizione altamente significativa non solo dal punto di vista sportivo – venne infatti vinto da Gino Bartali con soli 47 secondi di vantaggio su Fausto Coppi – ma anche per il suo impatto sociale e politico. Non a caso molte importanti ricerche si sono concentrate su quello che è stato ribattezzato «il Giro della rinascita», focalizzandosi, comprensibilmente, soprattutto sugli aspetti organizzativi, sulla sua influenza nella politica nazionale e nella vita quotidiana degli italiani e sul conflittuale passaggio della carovana a Trieste . Tuttavia la 29° edizione della “corsa rosa”, oltre a segnare simbolicamente la ripresa dello sport nazionale, ebbe diverse implicazioni internazionali. In un momento in cui lo sport italiano stava vivendo – nelle relazioni sportive bilaterali con alcuni paesi e in determinate federazioni internazionali – una situazione di «esclusione silenziosa» , il fatto che l’Italia fosse stato il primo paese ad organizzare un grande giro ciclistico della durata di tre settimane (il Tour de France dovette attendere il 1947) non passò certo inosservato. Inoltre con la scelta politica fortemente rivendicata dagli organizzatori di andare a Trieste, città contesa fra Italia e Jugoslavia e occupata dagli anglo-americani, fu la prima volta che il Giro arrivò ad un traguardo che non era sotto la sovranità italiana e, come noto, il passaggio per la città giuliana fu tutt’altro che pacifico.

Le implicazioni internazionali del «Giro della rinascita»

Nicola Sbetti
2020

Abstract

Il Giro d’Italia del 1946, corso dal 15 giugno al 7 luglio attraversando le macerie di un’Italia postbellica in ricostruzione, fu un’edizione altamente significativa non solo dal punto di vista sportivo – venne infatti vinto da Gino Bartali con soli 47 secondi di vantaggio su Fausto Coppi – ma anche per il suo impatto sociale e politico. Non a caso molte importanti ricerche si sono concentrate su quello che è stato ribattezzato «il Giro della rinascita», focalizzandosi, comprensibilmente, soprattutto sugli aspetti organizzativi, sulla sua influenza nella politica nazionale e nella vita quotidiana degli italiani e sul conflittuale passaggio della carovana a Trieste . Tuttavia la 29° edizione della “corsa rosa”, oltre a segnare simbolicamente la ripresa dello sport nazionale, ebbe diverse implicazioni internazionali. In un momento in cui lo sport italiano stava vivendo – nelle relazioni sportive bilaterali con alcuni paesi e in determinate federazioni internazionali – una situazione di «esclusione silenziosa» , il fatto che l’Italia fosse stato il primo paese ad organizzare un grande giro ciclistico della durata di tre settimane (il Tour de France dovette attendere il 1947) non passò certo inosservato. Inoltre con la scelta politica fortemente rivendicata dagli organizzatori di andare a Trieste, città contesa fra Italia e Jugoslavia e occupata dagli anglo-americani, fu la prima volta che il Giro arrivò ad un traguardo che non era sotto la sovranità italiana e, come noto, il passaggio per la città giuliana fu tutt’altro che pacifico.
2020
Giro d’Italia. Atti di Convegno
171
184
Nicola Sbetti
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