I resti osteologici infantili costituiscono una ricca fonte di informazioni importanti circa il livello di sviluppo e lo status socio-economico delle società cui appartengono. Gli infanti, infatti, forniscono dei dati più immediati, rispetto agli adulti, sullo status socio-economico della comunità cui appartengono. Questo è possibile grazie al fenomeno del rimodellamento osseo, che avviene ad una velocità superiore rispetto a quanto accade nelle ossa di individui maturi, rendendo lo scheletro infantile un registro molto più immediato di insulti quali malnutrizione, infezioni o altre patologie. Queste informazioni possono aiutarci a conoscere e a comprendere in modo più approfondito le società e le culture del passato, in quanto gli infanti hanno partecipato attivamente, accanto agli adulti, alla formazione del record archeologico. Il crescente numero di ritrovamenti infantili e la maggiore attenzione loro attribuita, anche in fase di scavo, hanno permesso di avviare degli studi più approfonditi, pur entro i limiti impliciti della paleodemografia, su una grossa componente di popolazione troppo spesso assente o sotto rappresentata. Altri orizzonti di indagine sono stati aperti anche in campo paleopatologico, con importanti studi sulle patologie specifiche dell’età infantile, come lo scorbuto e il rachitismo. Le problematiche legate allo studio degli infanti, però, sono numerose e ciò è dovuto, in larga parte, al fatto che lo scheletro infantile è meno mineralizzato rispetto allo scheletro maturo, rendendolo meno resistente ai fenomeni tafonomici e di degrado. Inoltre, le piccole dimensioni delle singole ossa possono portare al mancato recupero di particolari distretti ossei quali, ad esempio, i centri secondari di ossificazione e le gemme dentarie. L’approfondita conoscenza dell’anatomia scheletrica e delle diverse modificazioni che avvengono durante la crescita è fondamentale per un corretto recupero e studio dei resti umani infantili.

Mortalità infantile a Roccapelago: tra analisi antropologiche e archivi storici

Carla Figus;Giorgio Gruppioni;Mirko Traversari
2020

Abstract

I resti osteologici infantili costituiscono una ricca fonte di informazioni importanti circa il livello di sviluppo e lo status socio-economico delle società cui appartengono. Gli infanti, infatti, forniscono dei dati più immediati, rispetto agli adulti, sullo status socio-economico della comunità cui appartengono. Questo è possibile grazie al fenomeno del rimodellamento osseo, che avviene ad una velocità superiore rispetto a quanto accade nelle ossa di individui maturi, rendendo lo scheletro infantile un registro molto più immediato di insulti quali malnutrizione, infezioni o altre patologie. Queste informazioni possono aiutarci a conoscere e a comprendere in modo più approfondito le società e le culture del passato, in quanto gli infanti hanno partecipato attivamente, accanto agli adulti, alla formazione del record archeologico. Il crescente numero di ritrovamenti infantili e la maggiore attenzione loro attribuita, anche in fase di scavo, hanno permesso di avviare degli studi più approfonditi, pur entro i limiti impliciti della paleodemografia, su una grossa componente di popolazione troppo spesso assente o sotto rappresentata. Altri orizzonti di indagine sono stati aperti anche in campo paleopatologico, con importanti studi sulle patologie specifiche dell’età infantile, come lo scorbuto e il rachitismo. Le problematiche legate allo studio degli infanti, però, sono numerose e ciò è dovuto, in larga parte, al fatto che lo scheletro infantile è meno mineralizzato rispetto allo scheletro maturo, rendendolo meno resistente ai fenomeni tafonomici e di degrado. Inoltre, le piccole dimensioni delle singole ossa possono portare al mancato recupero di particolari distretti ossei quali, ad esempio, i centri secondari di ossificazione e le gemme dentarie. L’approfondita conoscenza dell’anatomia scheletrica e delle diverse modificazioni che avvengono durante la crescita è fondamentale per un corretto recupero e studio dei resti umani infantili.
2020
Le Mummie di Roccapelago. Un progetto pilota di ricerca interdisciplinare tra archeologia, antropologia, storia e scienze applicate
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Carla Figus; Giorgio Gruppioni; Mirko Traversari
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