Questa riflessione sistematica muove dalla percezione che la tutela camerale ha un significato relativo per la discrezionalità che è implicita nella scelta del metodo d’indagine e del sistema giurisdizionale di riferimento. L’autore, ponendo al centro della riflessione le situazioni giuridiche sostanziali e la strumentalità del processo rispetto a queste, osserva che il carattere relativo della tutela camerale non esclude il sistema, lo sposta semplicemente di più verso l’elemento sostanziale, facendo dialogare rito e merito per mezzo dei principi costituzionali, pur con diverse modalità e varietà di effetti. Così la tesi della relatività della tutela camerale, come intesa dall’autore, non solo non esclude il sistema, ma al contrario mette in evidenza in modo ancora più netto le possibili relazioni strumentali tra rito e merito e, segnatamente, la circostanza che il rito va modulato in correlazione alla peculiarità delle situazioni soggettive coinvolte e in funzione delle specifiche esigenze di tutela quali derivano dal piano sostanziale. È questo il punto su cui è necessario insistere, secondo l’autore, giacché è vana fatica circoscrivere l’ambito di applicazione della tutela camerale, quasi che ve ne fosse uno solo da considerarsi elettivo, mentre in realtà l’ambito di applicazione dei procedimenti camerali è in funzione di quel rapporto tra forma e sostanza che sotto diverse apparenze si ripresenta in tutti i campi della scienza processuale. L’indagine offre dunque una definizione relativa, fluida della tutela camerale, tale da potersi adattare alle diverse fattispecie sostanziali e rispondere alle specifiche esigenze di tutela: ciò è quanto richiede la riconosciuta strumentalità del processo rispetto al diritto materiale.

La relatività della tutela camerale

Matteo Pacilli
2020

Abstract

Questa riflessione sistematica muove dalla percezione che la tutela camerale ha un significato relativo per la discrezionalità che è implicita nella scelta del metodo d’indagine e del sistema giurisdizionale di riferimento. L’autore, ponendo al centro della riflessione le situazioni giuridiche sostanziali e la strumentalità del processo rispetto a queste, osserva che il carattere relativo della tutela camerale non esclude il sistema, lo sposta semplicemente di più verso l’elemento sostanziale, facendo dialogare rito e merito per mezzo dei principi costituzionali, pur con diverse modalità e varietà di effetti. Così la tesi della relatività della tutela camerale, come intesa dall’autore, non solo non esclude il sistema, ma al contrario mette in evidenza in modo ancora più netto le possibili relazioni strumentali tra rito e merito e, segnatamente, la circostanza che il rito va modulato in correlazione alla peculiarità delle situazioni soggettive coinvolte e in funzione delle specifiche esigenze di tutela quali derivano dal piano sostanziale. È questo il punto su cui è necessario insistere, secondo l’autore, giacché è vana fatica circoscrivere l’ambito di applicazione della tutela camerale, quasi che ve ne fosse uno solo da considerarsi elettivo, mentre in realtà l’ambito di applicazione dei procedimenti camerali è in funzione di quel rapporto tra forma e sostanza che sotto diverse apparenze si ripresenta in tutti i campi della scienza processuale. L’indagine offre dunque una definizione relativa, fluida della tutela camerale, tale da potersi adattare alle diverse fattispecie sostanziali e rispondere alle specifiche esigenze di tutela: ciò è quanto richiede la riconosciuta strumentalità del processo rispetto al diritto materiale.
2020
199
978-88-6923-564-1
Matteo Pacilli
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