Nell'intervento dal titolo Di cosa si parla quando si parla di paesaggio, presentato al convegno Il paesaggio come capitale (Reggio Emilia, 2006), Celati per riflettere sulla dissoluzione odierna del rapporto uomo-natura fa riferimento alla perduta capacità di guardare il paesaggio caratteristica della pittura paesaggistica dai vedutisti Settecento a Cézanne. In particolare, egli afferma che «artisti come Caspar Friedrich, Turner, Constable, Cézanne, hanno lavorato per risensibilizzare la percezione, per riaprirla alla momentaneità incatturabile d‘ogni sguardo, e ritrovare la primitività d’ogni paesaggio, come spazio d’iniziazione all’esperienza estatica». Non si tratta di una riscoperta del “pittoresco” ma di un modo diverso di entrare in relazione con il paesaggio. Tale riflessione rivela notevoli affinità con gli studi del critico d'arte bolognese Francesco Arcangeli, allievo di Roberto Longhi, che negli anni Cinquanta e Sessanta propose il fondamentale concetto di “naturalismo informale”, individuando in Turner il progenitore non solo dell'impressionismo (Monet) e del post-impressionismo (Cézanne) ma anche dell'arte informale (da Fautrier a Pollock, da Wols a Morlotti), per essere riuscito a mostrare attraverso il particolare trattamento dei colori la vitalità della componente non-formale della Forma che incide sulla rappresentazione del paesaggio e sulla percezione soggettiva del reale. In questa prospettiva, avvalendosi degli strumenti della critica d'arte in ambito letterario, si intende analizzare la rappresentazione dei paesaggi padani nelle opere celatiane degli anni Ottanta e Novanta (Narratori delle pianure; Quattro novelle sull'apparenza; Verso la foce), con l'obiettivo di delineare il nuovo rapporto sentimentale e visivo che egli tenta di instaurare con un paesaggio che, seppur deturpato dallo sfruttamento industriale degli spazi, può ancora offrire momenti, impressioni o almeno macchie informi di luce “naturale”.

La luce “turneriana” dei paesaggi padani / Filippo Milani. - In: RECHERCHES. - ISSN 1968-035X. - ELETTRONICO. - 24:(2020), pp. 57-67. [10.4000/cher.683]

La luce “turneriana” dei paesaggi padani

Filippo Milani
2020

Abstract

Nell'intervento dal titolo Di cosa si parla quando si parla di paesaggio, presentato al convegno Il paesaggio come capitale (Reggio Emilia, 2006), Celati per riflettere sulla dissoluzione odierna del rapporto uomo-natura fa riferimento alla perduta capacità di guardare il paesaggio caratteristica della pittura paesaggistica dai vedutisti Settecento a Cézanne. In particolare, egli afferma che «artisti come Caspar Friedrich, Turner, Constable, Cézanne, hanno lavorato per risensibilizzare la percezione, per riaprirla alla momentaneità incatturabile d‘ogni sguardo, e ritrovare la primitività d’ogni paesaggio, come spazio d’iniziazione all’esperienza estatica». Non si tratta di una riscoperta del “pittoresco” ma di un modo diverso di entrare in relazione con il paesaggio. Tale riflessione rivela notevoli affinità con gli studi del critico d'arte bolognese Francesco Arcangeli, allievo di Roberto Longhi, che negli anni Cinquanta e Sessanta propose il fondamentale concetto di “naturalismo informale”, individuando in Turner il progenitore non solo dell'impressionismo (Monet) e del post-impressionismo (Cézanne) ma anche dell'arte informale (da Fautrier a Pollock, da Wols a Morlotti), per essere riuscito a mostrare attraverso il particolare trattamento dei colori la vitalità della componente non-formale della Forma che incide sulla rappresentazione del paesaggio e sulla percezione soggettiva del reale. In questa prospettiva, avvalendosi degli strumenti della critica d'arte in ambito letterario, si intende analizzare la rappresentazione dei paesaggi padani nelle opere celatiane degli anni Ottanta e Novanta (Narratori delle pianure; Quattro novelle sull'apparenza; Verso la foce), con l'obiettivo di delineare il nuovo rapporto sentimentale e visivo che egli tenta di instaurare con un paesaggio che, seppur deturpato dallo sfruttamento industriale degli spazi, può ancora offrire momenti, impressioni o almeno macchie informi di luce “naturale”.
2020
La luce “turneriana” dei paesaggi padani / Filippo Milani. - In: RECHERCHES. - ISSN 1968-035X. - ELETTRONICO. - 24:(2020), pp. 57-67. [10.4000/cher.683]
Filippo Milani
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