L'analisi del rischio relativa ai contaminanti cancerogeni negli alimenti presenta alcune peculiarietà trattandosi di effetti connessi ad una esposizione cronica che viene stimata per l'arco della vita. Uno dei limiti principali è la attuale indisponibilità di modelli meccanicistici che permettano di quantificare la probabilità di eventi quali l'attivazione dei pro-cancerogeni, la detossificazione, l'interazione con cocancerogeni e di dati adeguati circa la variabilità genetica nella popolazione dei fattori genetici che influenzano questi eventi. In mancanza di queste basi scientifiche si applicano attualemente modelli dose-risposta basati su dati epidemiologici o su modelli sperimentali animali, rendendo necessari fattori correttivi di sicurezza per il passaggio di specie ed estrapolazioni tra dosi applicabili nella sperimentazione e livelli quantitativi molto più bassi dei contaminanti rilevati negli alimenti. Il coefficiente di potenza carcinogena è attualmente utilizzato per caratterizzare il rischio. Questo coefficiente è utilizzato per stimare il numero di casi addizionali di cancro attesi, per milione di persone, in rapporto alll'assunzione di una unità della sostanza cancerogena per chilo di peso corporeo. L'utilizzo di questo coefficiente nella caratterizazione del rischio rapperenta una semplificazione necessaria, ma è tuttavia opportuno considerare in modo specifico l'esposizione degli individui in età giovanile che a causa dei consumi e del minor peso corporeo sono più a rischio. Sono riferiti i risultati di alcuni modelli realizzati dall'autore relativi al rischio aflatossine nel latte ed al rischio Idrocarburi Policiclici Aromatici nello speck di produzione nazionale.

ASPETTI METODOLOGICI RELATIVI ALL’ANALISI DEL RISCHIO DI CARCINOGENI NEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE

TREVISANI, MARCELLO
2005

Abstract

L'analisi del rischio relativa ai contaminanti cancerogeni negli alimenti presenta alcune peculiarietà trattandosi di effetti connessi ad una esposizione cronica che viene stimata per l'arco della vita. Uno dei limiti principali è la attuale indisponibilità di modelli meccanicistici che permettano di quantificare la probabilità di eventi quali l'attivazione dei pro-cancerogeni, la detossificazione, l'interazione con cocancerogeni e di dati adeguati circa la variabilità genetica nella popolazione dei fattori genetici che influenzano questi eventi. In mancanza di queste basi scientifiche si applicano attualemente modelli dose-risposta basati su dati epidemiologici o su modelli sperimentali animali, rendendo necessari fattori correttivi di sicurezza per il passaggio di specie ed estrapolazioni tra dosi applicabili nella sperimentazione e livelli quantitativi molto più bassi dei contaminanti rilevati negli alimenti. Il coefficiente di potenza carcinogena è attualmente utilizzato per caratterizzare il rischio. Questo coefficiente è utilizzato per stimare il numero di casi addizionali di cancro attesi, per milione di persone, in rapporto alll'assunzione di una unità della sostanza cancerogena per chilo di peso corporeo. L'utilizzo di questo coefficiente nella caratterizazione del rischio rapperenta una semplificazione necessaria, ma è tuttavia opportuno considerare in modo specifico l'esposizione degli individui in età giovanile che a causa dei consumi e del minor peso corporeo sono più a rischio. Sono riferiti i risultati di alcuni modelli realizzati dall'autore relativi al rischio aflatossine nel latte ed al rischio Idrocarburi Policiclici Aromatici nello speck di produzione nazionale.
2005
Workshop nazionale di epidemiologia veterinaria. Programma di Formazione in Epidemiologia Applicata (PROFEA): strumenti per la pianificazione in sanità pubblica veterinaria. Istituto Superiore di Sanità, Roma, 9-10 Giugno 2005. ISTISAN Congressi 05/C4
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M.Trevisani
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