Il servizio di assistenza spirituale ai militari. Tra diritto confessionale e diritto dello Stato.

Indubbiamente un tema affascinante quello che vede a contatto religione e armi, che affonda le sue radici in un passato remoto e che per gemmazione offre il destro a una serie combinata e sovrapposta di ulteriori linee di ricerca. Qui il tema classico trattato è quello del rapporto normativo, a volte organico agli eserciti, tra clero ed esperienza militare. Accompagnato da un’indagine sempre giuridica ma che si dipana necessariamente sul filo degli accadimenti, tra servizio silenzioso e tema della predicazione accanto alle truppe in armi. Il cappellano militare e il miles christianus in generale sono di certo i protagonisti, centro e motore dello studio, in un approccio alla modernità che riassetta alcuni meccanismi dell’assistenza spirituale ai militi anche alla luce di una nuova e necessaria intesa con lo Stato. Intesa siglata e ora trasfusa in un disegno di legge governativo ma che per lungo tempo è rimasta in un cassetto, complice anche il rapido susseguirsi alla guida del Paese di maggioranze politiche di segno diverso, ognuna desiderosa di rileggere la funzione della cappellania militare nell’ottica del proprio portato politico. Una tensione che ha finito per rivelare, nonostante le incertezze della fase, l’esistenza di un rapporto antico e consolidato, uno sforzo di dialogo continuo, su ogni materia, tra Chiesa cattolica ed Istituzioni Repubblicane.