Un trentennio di studi condotti sulla conoscenza del patrimonio edilizio storico d’area emiliano-romagnola costituisce un’esperienza significativa per quanto riguarda la tipologia, i modi del costruire, i materiali e non ultimi in ordine d’importanza, i problemi connessi al riuso degli edifici. L’usabilità del sistema edificato deve necessariamente essere rapportata al momento della sua fruizione, ovvero si rende indispensabile valutare il rapporto tra specifiche esigenze dell’utenza, caratterizzata da un determinato assetto socio-culturale, e ciò che diviene “espressione fisica” dell’insieme di materiali, strutture, sistemi costruttivi afferenti ad un organismo complesso, architettonico o urbano. Occorre, pertanto, considerare attentamente quale sia stata l’evoluzione dei modi d’uso per tutta la durata del sistema edificato, modificatisi sia per abitudini sociali delle popolazioni del luogo, sia per le norme del vivere e dell’abitare attivate nel tempo sul territorio. La conoscenza oggettiva dell’edificato storico può essere attuata sia sul singolo episodio edilizio - cosa veramente esaustiva ma sicuramente molto problematica sotto l’aspetto della fattibilità, almeno a livello di conoscenza a scala di territorio - sia attraverso analisi sistematizzate su campioni significativi, selezionati in contesti ambientali omogenei dalle quali diviene possibile estrarre la sequenza di caratteri che concorrono a costituire un “tipo” locale, e che attestano, sia pure con un margine di variabilità, la configurazione di altri organismi simili, associabili al tipo identificato. Restano comunque le variabili, ovvero le singolarità proprie di ogni organismo, che pur non ripetendosi necessariamente ad ampio raggio, ricadono comunque nel repertorio tipologico, approfondendolo ed arricchendolo di caratterizzazioni solitamente pertinenti allo specifico luogo ed allo specifico tipo ambientale. Fino alla data attuale, gli edifici storici oggetto di ristrutturazione, di risanamento conservativo, o di altri interventi finalizzati al riuso, sono stati considerati poco o nulla modificabili nell’involucro, eminentemente in relazione alle normative locali. Questa presunta immodificabiltà non è sempre stata, tuttavia, una sicura garanzia per la tutela dei caratteri significativi dell’involucro, in quanto l’intervento edilizio sull’edilizia storica - qualsiasi esso sia - si confronta inevitabilmente con le capacità cognitive e le conoscenze tecniche del progettista e successivamente col magistero d’impresa. Occorre dunque chiedersi quale sia il limite di “adattabilità evolutiva” dello specifico organismo architettonico alle esigenze prestazionali e funzionali che devono essere comunque introdotte sul sistema d’involucro, conservando la percepibilità dei segni originariamente connotanti l’edificio. L’approccio metodologico che fa riferimento alle ricerche sviluppate sulla lettura dei sistemi insediativi, in relazione al contesto ambientale, è orientato a comprendere il rapporto fra tradizione e innovazione. Conseguentemente le finalità degli studi approntati sui contesti esaminati si riconducono sia alla definizione degli strumenti operativi finalizzati alla conoscenza delle tipologie edilizie tradizionali, sia all’individuazione dei criteri di valu-tazione della trasformabilità del patrimonio edilizio e della compatibilità degli interventi di recupero e di nuova costruzione, con i caratteri tipologici propri del sistema insediativo.

Conservazione e trasformazione evolutiva dell’involucro nel riuso di edifici storici / V. Degli Esposti. - STAMPA. - (2008), pp. 15-33.

Conservazione e trasformazione evolutiva dell’involucro nel riuso di edifici storici.

DEGLI ESPOSTI, VITTORIO
2008

Abstract

Un trentennio di studi condotti sulla conoscenza del patrimonio edilizio storico d’area emiliano-romagnola costituisce un’esperienza significativa per quanto riguarda la tipologia, i modi del costruire, i materiali e non ultimi in ordine d’importanza, i problemi connessi al riuso degli edifici. L’usabilità del sistema edificato deve necessariamente essere rapportata al momento della sua fruizione, ovvero si rende indispensabile valutare il rapporto tra specifiche esigenze dell’utenza, caratterizzata da un determinato assetto socio-culturale, e ciò che diviene “espressione fisica” dell’insieme di materiali, strutture, sistemi costruttivi afferenti ad un organismo complesso, architettonico o urbano. Occorre, pertanto, considerare attentamente quale sia stata l’evoluzione dei modi d’uso per tutta la durata del sistema edificato, modificatisi sia per abitudini sociali delle popolazioni del luogo, sia per le norme del vivere e dell’abitare attivate nel tempo sul territorio. La conoscenza oggettiva dell’edificato storico può essere attuata sia sul singolo episodio edilizio - cosa veramente esaustiva ma sicuramente molto problematica sotto l’aspetto della fattibilità, almeno a livello di conoscenza a scala di territorio - sia attraverso analisi sistematizzate su campioni significativi, selezionati in contesti ambientali omogenei dalle quali diviene possibile estrarre la sequenza di caratteri che concorrono a costituire un “tipo” locale, e che attestano, sia pure con un margine di variabilità, la configurazione di altri organismi simili, associabili al tipo identificato. Restano comunque le variabili, ovvero le singolarità proprie di ogni organismo, che pur non ripetendosi necessariamente ad ampio raggio, ricadono comunque nel repertorio tipologico, approfondendolo ed arricchendolo di caratterizzazioni solitamente pertinenti allo specifico luogo ed allo specifico tipo ambientale. Fino alla data attuale, gli edifici storici oggetto di ristrutturazione, di risanamento conservativo, o di altri interventi finalizzati al riuso, sono stati considerati poco o nulla modificabili nell’involucro, eminentemente in relazione alle normative locali. Questa presunta immodificabiltà non è sempre stata, tuttavia, una sicura garanzia per la tutela dei caratteri significativi dell’involucro, in quanto l’intervento edilizio sull’edilizia storica - qualsiasi esso sia - si confronta inevitabilmente con le capacità cognitive e le conoscenze tecniche del progettista e successivamente col magistero d’impresa. Occorre dunque chiedersi quale sia il limite di “adattabilità evolutiva” dello specifico organismo architettonico alle esigenze prestazionali e funzionali che devono essere comunque introdotte sul sistema d’involucro, conservando la percepibilità dei segni originariamente connotanti l’edificio. L’approccio metodologico che fa riferimento alle ricerche sviluppate sulla lettura dei sistemi insediativi, in relazione al contesto ambientale, è orientato a comprendere il rapporto fra tradizione e innovazione. Conseguentemente le finalità degli studi approntati sui contesti esaminati si riconducono sia alla definizione degli strumenti operativi finalizzati alla conoscenza delle tipologie edilizie tradizionali, sia all’individuazione dei criteri di valu-tazione della trasformabilità del patrimonio edilizio e della compatibilità degli interventi di recupero e di nuova costruzione, con i caratteri tipologici propri del sistema insediativo.
2008
Paesaggio costruito: qualità ambientale e criteri d'intervento
15
33
Conservazione e trasformazione evolutiva dell’involucro nel riuso di edifici storici / V. Degli Esposti. - STAMPA. - (2008), pp. 15-33.
V. Degli Esposti
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