L’11 gennaio 2019, alla fine delle vacanze scolastiche, il battello rapido che attraversa il Golfo di Urabà trasporta per la maggior parte turisti provenienti dal dipartimento di Antiochia e dalla sua capitale Medellin e diretti alle spiagge di Capurgana e Sapzurro. In mezzo ai turisti in pantaloncini corti spiccano per i loro vestiti pesanti cinque migranti haitiani in viaggio verso Nord. La foresta vergine del Darien, alla frontiera di Panama è a qualche chilometro ed è attualmente una zona di passaggio per i migranti provenienti dai luoghi più diversi. La posizione strategica di questo territorio, da molti anni itinerario importante per l’esportazione della cocaina, lo ha trasformato nell’epicentro della violenza colombiana a partire dagli anni ’90 (Martin 1997). Ciononostante, con il rafforzamento delle politiche di sicurezza lanciate qualche anno fa e le attrattive naturali che offre questa regione, sono nati ristoranti, guest-house e diving e sempre più numerosi sono i pescatori che affittano ai turisti le proprie imbarcazioni. Nel 2019 questa zona risulta sempre “formalmente sconsigliata” (in rosso sulla carta) dal Ministero degli affari esteri francese, al contrario di quanto accade per il Ministero del turismo colombiano, che dal 2014 la considera una delle quattro “regioni pilota” incluse nel programma “turismo, pace e vita comune” (ONDUC, 2014). Questo scarto fra, da un lato la volontà del settore pubblico di cambiare le dinamiche locali e le sue rappresentazioni (immagini) e dall’altra le raccomandazioni internazionali legate a questa zona ancora qualche tempo fa inaccessibile per il turismo, così come l’eterogeneità delle pratiche all’interno di uno spazio limitato (turismo, traffici illegali, migrazione interna ed esterna, pacificazione del territorio, ecc.), mostrano in parte le sfide e gli ostacoli a cui devono fare fronte gli attori del settore turistico colombiano e le popolazioni locali dei territori chiave. Lo sviluppo di questa attività è a volte considerata troppo rapidamente come la soluzione provvidenziale per le regioni come Urabà.

Le sfide del turismo di fronte alla costruzione della pace in Colombia

Alessia Mariotti
2019

Abstract

L’11 gennaio 2019, alla fine delle vacanze scolastiche, il battello rapido che attraversa il Golfo di Urabà trasporta per la maggior parte turisti provenienti dal dipartimento di Antiochia e dalla sua capitale Medellin e diretti alle spiagge di Capurgana e Sapzurro. In mezzo ai turisti in pantaloncini corti spiccano per i loro vestiti pesanti cinque migranti haitiani in viaggio verso Nord. La foresta vergine del Darien, alla frontiera di Panama è a qualche chilometro ed è attualmente una zona di passaggio per i migranti provenienti dai luoghi più diversi. La posizione strategica di questo territorio, da molti anni itinerario importante per l’esportazione della cocaina, lo ha trasformato nell’epicentro della violenza colombiana a partire dagli anni ’90 (Martin 1997). Ciononostante, con il rafforzamento delle politiche di sicurezza lanciate qualche anno fa e le attrattive naturali che offre questa regione, sono nati ristoranti, guest-house e diving e sempre più numerosi sono i pescatori che affittano ai turisti le proprie imbarcazioni. Nel 2019 questa zona risulta sempre “formalmente sconsigliata” (in rosso sulla carta) dal Ministero degli affari esteri francese, al contrario di quanto accade per il Ministero del turismo colombiano, che dal 2014 la considera una delle quattro “regioni pilota” incluse nel programma “turismo, pace e vita comune” (ONDUC, 2014). Questo scarto fra, da un lato la volontà del settore pubblico di cambiare le dinamiche locali e le sue rappresentazioni (immagini) e dall’altra le raccomandazioni internazionali legate a questa zona ancora qualche tempo fa inaccessibile per il turismo, così come l’eterogeneità delle pratiche all’interno di uno spazio limitato (turismo, traffici illegali, migrazione interna ed esterna, pacificazione del territorio, ecc.), mostrano in parte le sfide e gli ostacoli a cui devono fare fronte gli attori del settore turistico colombiano e le popolazioni locali dei territori chiave. Lo sviluppo di questa attività è a volte considerata troppo rapidamente come la soluzione provvidenziale per le regioni come Urabà.
2019
Marie-Laure Guilland et Patrick Naef
Les défis du tourisme face à la construction de la paix en Colombie
Alessia Mariotti
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