L’articolo analizza diverse tecniche e strategie di ri-compo- sizione dell’immagine audiovisiva dell’urlo. Due sono i percorsi osservati, uno enucleato attraverso l'analisi di diversi film riconducibili al mainstream hollywoodiano, l'altro alla videoarte di Bill Viola: iper-definizione e ipo-definizione. Il suono che aumenta la definizione dell’immagine e il suono che gliela sottrae: l’audiovisione che investe il fruitore con la sua potenza emotiva iper-definita, spingendolo verso questa, e l’audiovisione che sottrae definizione, creando uno spazio in cui il fruitore proietta il suo inconscio. Il suono artificiale che si sostituisce attraverso iper-definizione delle sue proprietà emotive a quello originario, e il suono decostruito, diminuito, che lascia spazio alla proiezione dell’esperienza individuale. Da una parte si ha iper-definizione sensoriale, dall’altra allusione al mistero. L’immagine audiovisiva dell’urlo, trattata in questo modo, di- viene due cose diverse: da un lato si trasforma in topos, o meglio, in molteplici topoi, ossia luoghi comuni audiovisivi, ciascuno con le sue specificità iper-definite; dall’altro diviene archetipo dell’emozione primordiale, memoria ancestrale custodita nel profondo umano, dischiusa attraverso la ricerca introspettiva messa in atto dalla fruizione dell’opera.

La ri-composizione dell’immagine audiovisiva dell’urlo: percorsi di iper- e ipo-definizione nella mediatizzazione della voce tra cinema e videoarte

ALBERT G
2019

Abstract

L’articolo analizza diverse tecniche e strategie di ri-compo- sizione dell’immagine audiovisiva dell’urlo. Due sono i percorsi osservati, uno enucleato attraverso l'analisi di diversi film riconducibili al mainstream hollywoodiano, l'altro alla videoarte di Bill Viola: iper-definizione e ipo-definizione. Il suono che aumenta la definizione dell’immagine e il suono che gliela sottrae: l’audiovisione che investe il fruitore con la sua potenza emotiva iper-definita, spingendolo verso questa, e l’audiovisione che sottrae definizione, creando uno spazio in cui il fruitore proietta il suo inconscio. Il suono artificiale che si sostituisce attraverso iper-definizione delle sue proprietà emotive a quello originario, e il suono decostruito, diminuito, che lascia spazio alla proiezione dell’esperienza individuale. Da una parte si ha iper-definizione sensoriale, dall’altra allusione al mistero. L’immagine audiovisiva dell’urlo, trattata in questo modo, di- viene due cose diverse: da un lato si trasforma in topos, o meglio, in molteplici topoi, ossia luoghi comuni audiovisivi, ciascuno con le sue specificità iper-definite; dall’altro diviene archetipo dell’emozione primordiale, memoria ancestrale custodita nel profondo umano, dischiusa attraverso la ricerca introspettiva messa in atto dalla fruizione dell’opera.
2019
La voce mediatizzata
45
67
ALBERT G
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