Nelle partiture operistiche, la lettura in scena di lettere, dispacci, iscrizioni, ecc. è vissuta dagli autori come un corpo estraneo, che riceve intonazioni musicali differenti rispetto ad ogni altro atto messo in scena, e in certe epoche viene persino privata di qualsivoglia musicalizzazione, riservandole un'enunciazione meramente parlata. L'articolo è il risultato di uno studio storico-evolutivo di tale pratica scenica, a partire dalle origini dell'opera, per soffermarsi in particolare sulla svolta ottocentesca a favore del parlato, di cui si rintracciano origini e motivazioni.
Letture in scena
Marco Beghelli
2019
Abstract
Nelle partiture operistiche, la lettura in scena di lettere, dispacci, iscrizioni, ecc. è vissuta dagli autori come un corpo estraneo, che riceve intonazioni musicali differenti rispetto ad ogni altro atto messo in scena, e in certe epoche viene persino privata di qualsivoglia musicalizzazione, riservandole un'enunciazione meramente parlata. L'articolo è il risultato di uno studio storico-evolutivo di tale pratica scenica, a partire dalle origini dell'opera, per soffermarsi in particolare sulla svolta ottocentesca a favore del parlato, di cui si rintracciano origini e motivazioni.File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.