Molti sono stati coloro che con audacia hanno camminato nella storia e tra realtà e immaginazione hanno svolto un ruolo fondamentale nell’ampliamento degli orizzonti e dei confini, superando ambienti ostili, paure e finzioni leggendarie, sfidando l’ignoto e aprendosi alla conoscenza del mondo e a nuove prospettive di avventura. Il Mediterraneo considerato nel presente volume non è più il grande “stagno” intorno al quale si viveva “come formiche, o come rane”, integrato in un unico insieme politico, culturale ed economico dell’epoca imperiale romana. La parola nel raccontare quello spazio dominato nel tardo medioevo dalla minaccia ottomana sul Mediterraneo orientale e sui Balcani, viene lasciata a chi solcò quel mare, percorse strade e deserti per raggiungere la Palestina ed aprire di nuovo la strada verso le Indie. La relazione di viaggio in Terrasanta di Anselmo Adorno, scritta dal figlio Giovanni, è una fonte di straordinaria ricchezza sia per i dettagli e le descrizioni dei luoghi, degli usi e dei costumi delle popolazioni del Mediterraneo orientale sia per la narrazione che sottolinea la colta e sensibile curiosità congeniale ad un uomo di cultura; oltre al fatto che la presenza invasiva dei turchi nel Mediterraneo cristiano richiedeva, seppur tardivamente, la necessità di disporre di un affresco quanto più possibile fedele alla realtà di un’area commerciale già da tempo indebolita, nel tentativo di organizzare, sotto la benedizione del pontefice Pio II e dei maggiori principi europei, l’ultima crociata. La famiglia Adorno, mercanti e banchieri genovesi presenti a Bruges fin dalla fine del XIII secolo, ha sempre avuto un privato interesse e una devozione speciale verso la città di Gerusalemme. Lo stesso antenato Oppicino visitò la Terrasanta prima di giungere nelle Fiandre nel 1269; i discendenti Pietro e Giovanni, che si recarono nella Città santa nei primi decenni del XV secolo e Anselmo e il figlio primogenito Giovanni, che in accordo con la tradizione, partirono dalla «grande nobile città» di Bruges il 19 febbraio 1470. L’esperienza di viaggio dell’Adorno, che si presenta nella trascrizione latina e nella traduzione italiana dei due manoscritti pervenutici (330 e M1 24) conservati nelle Biblioteche di Lille, ci restituisce, oltre allo sguardo di un credente anche la prospettiva precisa e disincantata del viaggiatore etnologo sul mondo. Qualsiasi fossero le principali motivazioni che spinsero Anselmo e Giovanni Adorno a recarsi in Terrasanta, tutte hanno indubbiamente contribuito ad arricchire il racconto di pellegrinaggio e a definirlo come la fonte più ricca e meglio documentata della conoscenza del mondo mediterraneo oltre lo sguardo dell’esotismo e dei sogni dell’Europa occidentale.

Il Mediterraneo di Anselmo Adorno. Una testimonianza di pellegrinaggio del tardo medioevo. Con ristampa anastatica del manoscritto, trascrizione latina e traduzione italiana de Itinerarium Terrae Sanctae Anselmi Adournes militis in Asiam et Africam, descriptum a filio ejusdem, Johanne de Brugis, per annum 1470, et dedicatum regi Scotie, dal Ms. 330 della Bibl. municipale di Lille e dal Ms. M1 24 della Bibl. delle Facoltà Cattoliche di Lille

Beatrice Borghi
2019

Abstract

Molti sono stati coloro che con audacia hanno camminato nella storia e tra realtà e immaginazione hanno svolto un ruolo fondamentale nell’ampliamento degli orizzonti e dei confini, superando ambienti ostili, paure e finzioni leggendarie, sfidando l’ignoto e aprendosi alla conoscenza del mondo e a nuove prospettive di avventura. Il Mediterraneo considerato nel presente volume non è più il grande “stagno” intorno al quale si viveva “come formiche, o come rane”, integrato in un unico insieme politico, culturale ed economico dell’epoca imperiale romana. La parola nel raccontare quello spazio dominato nel tardo medioevo dalla minaccia ottomana sul Mediterraneo orientale e sui Balcani, viene lasciata a chi solcò quel mare, percorse strade e deserti per raggiungere la Palestina ed aprire di nuovo la strada verso le Indie. La relazione di viaggio in Terrasanta di Anselmo Adorno, scritta dal figlio Giovanni, è una fonte di straordinaria ricchezza sia per i dettagli e le descrizioni dei luoghi, degli usi e dei costumi delle popolazioni del Mediterraneo orientale sia per la narrazione che sottolinea la colta e sensibile curiosità congeniale ad un uomo di cultura; oltre al fatto che la presenza invasiva dei turchi nel Mediterraneo cristiano richiedeva, seppur tardivamente, la necessità di disporre di un affresco quanto più possibile fedele alla realtà di un’area commerciale già da tempo indebolita, nel tentativo di organizzare, sotto la benedizione del pontefice Pio II e dei maggiori principi europei, l’ultima crociata. La famiglia Adorno, mercanti e banchieri genovesi presenti a Bruges fin dalla fine del XIII secolo, ha sempre avuto un privato interesse e una devozione speciale verso la città di Gerusalemme. Lo stesso antenato Oppicino visitò la Terrasanta prima di giungere nelle Fiandre nel 1269; i discendenti Pietro e Giovanni, che si recarono nella Città santa nei primi decenni del XV secolo e Anselmo e il figlio primogenito Giovanni, che in accordo con la tradizione, partirono dalla «grande nobile città» di Bruges il 19 febbraio 1470. L’esperienza di viaggio dell’Adorno, che si presenta nella trascrizione latina e nella traduzione italiana dei due manoscritti pervenutici (330 e M1 24) conservati nelle Biblioteche di Lille, ci restituisce, oltre allo sguardo di un credente anche la prospettiva precisa e disincantata del viaggiatore etnologo sul mondo. Qualsiasi fossero le principali motivazioni che spinsero Anselmo e Giovanni Adorno a recarsi in Terrasanta, tutte hanno indubbiamente contribuito ad arricchire il racconto di pellegrinaggio e a definirlo come la fonte più ricca e meglio documentata della conoscenza del mondo mediterraneo oltre lo sguardo dell’esotismo e dei sogni dell’Europa occidentale.
2019
560
9788855533973
Beatrice Borghi
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