Il saggio riflette sulla complessa e feconda situazione artistica del pieno Cinquecento a Bologna. L’occasione è la mostra dedicata all’attività grafica di due grandi e tuttora enigmatici artisti quali Bertoia e Mirola, i cui legami con Bologna sono evidenti e in parte storicamente assodati, ma non ancora chiaramente circoscritti. Il saggio propone dunque una lettura del contesto in cui i due artisti poterono lavorare. Mette in primo luogo in risalto l’apporto originale di Parmigianino a paragone con quello, di qualche anno più tardo, di Salviati e Vasari. Alla luce di queste presenze ‘forestiere’, l’autrice mette poi a fuoco da un lato il carattere esemplare della decorazione di Palazzo Poggi a metà del secolo, con la contemporanea attività di due pittori ‘antagonisti’ come Tibaldi e Nicolò dell’Abate (quest’ultimo trait d’union con la Francia e la raffinata maniera che fiorisce a Fontainebleau); dall’altro con Prospero Fontana. Di Prospero il saggio fa emergere la centralità nel contesto bolognese in dialogo con Roma, lo stretto legame con Vasari, con la cultura emblematica, e anche con Fontainebleau. Presentandone un’importante pala d’altare dimenticata dagli studi e pressoché inedita, ne chiarisce ulteriormente il profilo stilistico, e il ruolo di pittore pronto al cambiamento richiesto all’arte dalla Chiesa di Roma dopo il Concilio di Trento.
Bologna 1530-1570. “Una grande intrecciatura” di artisti e maniere
sonia cavicchioli
2019
Abstract
Il saggio riflette sulla complessa e feconda situazione artistica del pieno Cinquecento a Bologna. L’occasione è la mostra dedicata all’attività grafica di due grandi e tuttora enigmatici artisti quali Bertoia e Mirola, i cui legami con Bologna sono evidenti e in parte storicamente assodati, ma non ancora chiaramente circoscritti. Il saggio propone dunque una lettura del contesto in cui i due artisti poterono lavorare. Mette in primo luogo in risalto l’apporto originale di Parmigianino a paragone con quello, di qualche anno più tardo, di Salviati e Vasari. Alla luce di queste presenze ‘forestiere’, l’autrice mette poi a fuoco da un lato il carattere esemplare della decorazione di Palazzo Poggi a metà del secolo, con la contemporanea attività di due pittori ‘antagonisti’ come Tibaldi e Nicolò dell’Abate (quest’ultimo trait d’union con la Francia e la raffinata maniera che fiorisce a Fontainebleau); dall’altro con Prospero Fontana. Di Prospero il saggio fa emergere la centralità nel contesto bolognese in dialogo con Roma, lo stretto legame con Vasari, con la cultura emblematica, e anche con Fontainebleau. Presentandone un’importante pala d’altare dimenticata dagli studi e pressoché inedita, ne chiarisce ulteriormente il profilo stilistico, e il ruolo di pittore pronto al cambiamento richiesto all’arte dalla Chiesa di Roma dopo il Concilio di Trento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.