«Ho difeso per quarant'anni lo stesso principio, libertà in tutto, nella religione, nella filosofia, nella letteratura, nell'industria, nella politica». Partendo da questa professione di fede – affidata da Benjamin Constant alla prefazione dei Mélanges de littérature et de politique – e sulla base della classificazione di Berlin, cercherò di mostrare che Constant, nonostante possa apparire un riccio in quanto guidato per tutta la vita da un unico principio, quello della libertà, è in realtà a tutti gli effetti una volpe. Concentrerò quindi la mia attenzione sul carattere poliedrico della sua opera, poiché dall'analisi delle differenti forme in cui la riflessione constantiana si è espressa (scritti di circostanza, articoli, trattati teorici, diari, romanzi) e dei differenti campi in cui si è esercitata (politica, storia, religione, letteratura), emerge a mio parere un'idea della libertà che trascende la dimensione prettamente politica a cui solitamente si pensa quando ci si approccia al suo pensiero. Constant, superata la rigidità illuministica e influenzato dalle nascenti istanze romantiche, intende la libertà non solo come indipendenza dall'autorità e dal potere, ma anche come perfettibilità, come sentimento religioso, come capacità della persona di sviluppare e migliorare il proprio io interiore e come riconoscimento del pluralismo di valori. La libertà constantiana non ha nulla di astratto, non è né un mito né una rivelazione: nasce dall'esperienza storica e si configura come metodo di azione attraverso il quale individui diversi concorrono, grazie alle proprie idee, al progresso della specie umana.

Benjamin Constant the “fox” and the ideal of freedom between politics, history and religion

SCIARA G
2016

Abstract

«Ho difeso per quarant'anni lo stesso principio, libertà in tutto, nella religione, nella filosofia, nella letteratura, nell'industria, nella politica». Partendo da questa professione di fede – affidata da Benjamin Constant alla prefazione dei Mélanges de littérature et de politique – e sulla base della classificazione di Berlin, cercherò di mostrare che Constant, nonostante possa apparire un riccio in quanto guidato per tutta la vita da un unico principio, quello della libertà, è in realtà a tutti gli effetti una volpe. Concentrerò quindi la mia attenzione sul carattere poliedrico della sua opera, poiché dall'analisi delle differenti forme in cui la riflessione constantiana si è espressa (scritti di circostanza, articoli, trattati teorici, diari, romanzi) e dei differenti campi in cui si è esercitata (politica, storia, religione, letteratura), emerge a mio parere un'idea della libertà che trascende la dimensione prettamente politica a cui solitamente si pensa quando ci si approccia al suo pensiero. Constant, superata la rigidità illuministica e influenzato dalle nascenti istanze romantiche, intende la libertà non solo come indipendenza dall'autorità e dal potere, ma anche come perfettibilità, come sentimento religioso, come capacità della persona di sviluppare e migliorare il proprio io interiore e come riconoscimento del pluralismo di valori. La libertà constantiana non ha nulla di astratto, non è né un mito né una rivelazione: nasce dall'esperienza storica e si configura come metodo di azione attraverso il quale individui diversi concorrono, grazie alle proprie idee, al progresso della specie umana.
2016
Monisms and Pluralismsin the History of Political Thought
57
67
SCIARA G
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