Un pensatore e attore politico isolato, una voce fuori dal coro: questa l'immagine di Benjamin Constant che emerge da questa monografia dedicata a un periodo breve, ma cruciale per la storia di Francia, così come per la biografia del liberale di Losanna. I rivolgimenti istituzionali che si susseguono dalla prima Restaurazione (aprile 1814) alla seconda (luglio 1815), segnano l'instabilità di un Paese che tenta a fatica di terminare la Rivoluzione, senza riuscire a dirimere la contrapposizione tra la vecchia e la nuova Francia. Quanto a Constant, questa breve stagione è segnata, da una parte, dal primo ritorno a Parigi e dal contestuale appoggio alla monarchia borbonica, dopo essere stato repubblicano durante il Direttorio e fiero oppositore del regime napoleonico durante gli anni dell'Impero, dall’altra, dalla fallimentare collaborazione con Bonaparte durante i Cento Giorni, a causa della quale sarà costretto ad optare per l'esilio nell’ottobre del 1815. Poco più di quindici mesi, dunque, ma straordinariamente intensi per il liberale svizzero, il quale sviluppa una linea politica del tutto personale, che lo distingue dagli altri protagonisti del periodo. Sempre impegnato a coniugare obiettivi teorici e finalità pratiche, nel tentativo di far trionfare i principi del suo liberalismo e allo stesso tempo di ricoprire un ruolo di primo piano nella vita politica parigina, Constant raramente riesce a far convergere le proprie idee e i propri progetti con quelli degli altri protagonisti del periodo. Il volume ricostruisce in maniera puntuale le ragioni di questa solitaria parabola politica, con l’intento primario di chiarire nel contempo le motivazioni delle scelte controverse che l’hanno segnata.

La solitudine della libertà. Benjamin Constant e i dibattiti politico-costituzionali della prima Restaurazione e dei Cento Giorni

G. Sciara
2013

Abstract

Un pensatore e attore politico isolato, una voce fuori dal coro: questa l'immagine di Benjamin Constant che emerge da questa monografia dedicata a un periodo breve, ma cruciale per la storia di Francia, così come per la biografia del liberale di Losanna. I rivolgimenti istituzionali che si susseguono dalla prima Restaurazione (aprile 1814) alla seconda (luglio 1815), segnano l'instabilità di un Paese che tenta a fatica di terminare la Rivoluzione, senza riuscire a dirimere la contrapposizione tra la vecchia e la nuova Francia. Quanto a Constant, questa breve stagione è segnata, da una parte, dal primo ritorno a Parigi e dal contestuale appoggio alla monarchia borbonica, dopo essere stato repubblicano durante il Direttorio e fiero oppositore del regime napoleonico durante gli anni dell'Impero, dall’altra, dalla fallimentare collaborazione con Bonaparte durante i Cento Giorni, a causa della quale sarà costretto ad optare per l'esilio nell’ottobre del 1815. Poco più di quindici mesi, dunque, ma straordinariamente intensi per il liberale svizzero, il quale sviluppa una linea politica del tutto personale, che lo distingue dagli altri protagonisti del periodo. Sempre impegnato a coniugare obiettivi teorici e finalità pratiche, nel tentativo di far trionfare i principi del suo liberalismo e allo stesso tempo di ricoprire un ruolo di primo piano nella vita politica parigina, Constant raramente riesce a far convergere le proprie idee e i propri progetti con quelli degli altri protagonisti del periodo. Il volume ricostruisce in maniera puntuale le ragioni di questa solitaria parabola politica, con l’intento primario di chiarire nel contempo le motivazioni delle scelte controverse che l’hanno segnata.
2013
352
9788849839609
G. Sciara
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