In un serrato confronto tra pratiche collezionistiche internazionali, sviluppo della storia dell’arte come disciplina scientifica ed evoluzione del display dalle gallerie private ai musei pubblici, l’Ancien Régime costruisce nel XVII e XVIII secolo un’“officina del vedere” destinata a traghettare la prassi del “fare galleria” dal modello aristocratico del diletto e dell’armonia agli ideali democratici e alle esigenze didattiche proposti all’Europa intera dal Settecento illuminista. L’evoluzione delle pratiche collezionistiche, il moltiplicarsi delle possibilità di conversazione sull’arte, il crescente successo delle riproduzioni a stampa e dei cataloghi illustrati dovevano progressivamente offrire al pubblico europeo la possibilità di confrontarsi con sistemi di giudizio diversi e complementari. La distribuzione delle opere d’arte negli spazi di allestimento per loro predisposti si collega da un lato al gusto del tempo, dall’altro all’organizzazione di una “gerarchia del sapere e del giudizio” applicata alle arti e da cui traspare spesso un dibattito, disciplinare ma anche identitario, sul valore attribuito ai dipinti, agli artisti, alle scuole pittoriche. Obiettivo innovativo della ricerca è considerare la storia dei dispositivi di visione sia nel senso strettamente filosofico che il termine ha assunto che analizzando, in modo più corrente, le configurazioni della visibilità elaborate nei sistemi espositivi, nelle mediazioni e nelle atmosfere di mostre e musei di Ancien Régime. La ricerca esplora i diversi quadri di visibilità che hanno consentito di fruire delle opere d’arte in epoca moderna, del collezionismo prima e durante lo sviluppo dei musei poi. Alcuni temi sono così rivisitati in modo innovativo, come conferma nella sua prefazione al testo il museologo francese Dominique Poulot, specie per quanto riguarda l’esperienza collettiva e critica dello sguardo di fronte all’esposizione e del rapporto tra il corpo dello spettatore e i luoghi della visione collettiva. La questione dell’accesso alle opere, dal privilegio delle visite cerimoniali alla condivisione democratica, viene analizzata nella ricerca sia secondo un collaudato metodo storico fondato sull’analisi della letteratura critica, sulle memorie o le rappresentazioni dell’epoca che mobilitando dati quantitativi secondo l’approccio, non usuale nell’ambito della storia del’arte, degli storici del campo socio-culturale da Régis Debry a Pierre Bourdieu. L’evocazione di uno spazio pubblico dello sguardo coinvolge così la presenza di “comunità della sensibilità”, politiche o sociali: una socialità intensa dove il viaggio, la visita e lo scambio danno forma al comportamento ideale del viaggiatore illuminista con un apprendimento spesso informale. La ricerca si concentra su questa “parte invisibile” di un ricco apparato di collezioni e musei che hanno costruito la legittimità dello sguardo moderno e scrive la storia di una preoccupazione e di una “cura” per le opere in nome di una fruizione se non colta certamente consapevole. Il display delle raccolte, considerato come sistema visivo, si evidenzia come un ordine storicamente pensato e criticamente costruito per rendere ogni singola opera d’arte parte di un tutto, elemento di un coup d’œil, in grado di offrire a tele disomogenee per formato, tecnica e stile, una scansione, e quindi una lettura, armonica e concettualmente unitaria. La ricerca propone un percorso nella pittura che si concentra su aspetti meno indagati del collezionismo, non collegati, se non in modo occasionale, a questioni attribuzionistiche o alla storia dei grandi capolavori. Si analizzano, invece, i caratteri dinamici delle raccolte e degli allestimenti al di fuori di una spesso solo presunta linearità della loro storia. Attraverso l’esperienza collettiva dello sguardo, che si viene attuando per la prima volta in forma istituzionale nelle esposizioni dell’Académie Royale al Louvre, i celebri Salon, si sperimenta un modo di vedere e di parlare d’arte che non si riferisce più soltanto alle singole opere, ma all’insieme narrativo degli allestimenti e dei confronti proposti tra gli stili. Viene offerto particolare spazio anche a fonti rare o poco note dell’epoca: una letteratura artistica “minore”, ma di particolare interesse per le connotazioni sociali o politiche che veicola, e che offre uno sguardo inusuale al problema degli allestimenti privati e pubblici delle collezioni di antico regime. Mentre continua una sorta di teoria fiduciaria dello sguardo, che ancora affida alle relazioni del Grand Tour e ai cataloghi illustrati la selezione di ciò che si “deve” vedere nei diversi paesi europei, il display dei primi musei pubblici è oggetto di un vasto dibattito di metodo che tocca Parigi e l’Italia ma anche i paesi germanici. L’obiettivo perseguito è quello di una riflessione tesa a considerare l’allestimento delle collezioni come elemento attivo all’interno del progresso storico del pensiero sull’arte: appare con evidenza come la storia dell’arte si sia costruita non solo in parallelo rispetto alla storia del collezionismo, ma anche nel confronto con allestimenti capaci di modificare la formazione dello sguardo e gli orizzonti d’attesa del pubblico. Alla fine dell’Ancien Régime l’allestimento dei primi musei può essere già considerato come l’espressione di sistemi culturali e nazionali in emulazione quanto di modi diversi di concepire il valore e il ruolo dell’arte. Il volume è stato segnalato dal CURAM (Centro Universitario per la Ricerca Avanzate nella Metodologia storico artistica) e per la rilevanza della sede si ricordano le recensioni di : Delphine Morana Burlot recensione a Dal Magnifico concerto all’ordinato metodo. Collezioni e Musei di Ancien Régime di Sandra Costa, 2019, in “Culture & Musées. Muséologie et recherches sur la culture” 37, 2021, [https://doi.org/10.4000/culturemusees.5971]. Maria Luigia Pagliani, Lo sguardo di fronte all’esposizione, recensione a Dal magnifico concerto all’ordinario metodo. Collezioni d’arte e musei d’Ancien Régime di Sandra Costa, in “Rivista IBC” XXVII, 4, 2019, [http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-201904/xw-201904-a0016

Dal magnifico concerto all'ordinato metodo/Collezioni e Musei di Ancien Régime / Sandra Costa. - STAMPA. - (2019), pp. 1-232.

Dal magnifico concerto all'ordinato metodo/Collezioni e Musei di Ancien Régime

Sandra Costa
2019

Abstract

In un serrato confronto tra pratiche collezionistiche internazionali, sviluppo della storia dell’arte come disciplina scientifica ed evoluzione del display dalle gallerie private ai musei pubblici, l’Ancien Régime costruisce nel XVII e XVIII secolo un’“officina del vedere” destinata a traghettare la prassi del “fare galleria” dal modello aristocratico del diletto e dell’armonia agli ideali democratici e alle esigenze didattiche proposti all’Europa intera dal Settecento illuminista. L’evoluzione delle pratiche collezionistiche, il moltiplicarsi delle possibilità di conversazione sull’arte, il crescente successo delle riproduzioni a stampa e dei cataloghi illustrati dovevano progressivamente offrire al pubblico europeo la possibilità di confrontarsi con sistemi di giudizio diversi e complementari. La distribuzione delle opere d’arte negli spazi di allestimento per loro predisposti si collega da un lato al gusto del tempo, dall’altro all’organizzazione di una “gerarchia del sapere e del giudizio” applicata alle arti e da cui traspare spesso un dibattito, disciplinare ma anche identitario, sul valore attribuito ai dipinti, agli artisti, alle scuole pittoriche. Obiettivo innovativo della ricerca è considerare la storia dei dispositivi di visione sia nel senso strettamente filosofico che il termine ha assunto che analizzando, in modo più corrente, le configurazioni della visibilità elaborate nei sistemi espositivi, nelle mediazioni e nelle atmosfere di mostre e musei di Ancien Régime. La ricerca esplora i diversi quadri di visibilità che hanno consentito di fruire delle opere d’arte in epoca moderna, del collezionismo prima e durante lo sviluppo dei musei poi. Alcuni temi sono così rivisitati in modo innovativo, come conferma nella sua prefazione al testo il museologo francese Dominique Poulot, specie per quanto riguarda l’esperienza collettiva e critica dello sguardo di fronte all’esposizione e del rapporto tra il corpo dello spettatore e i luoghi della visione collettiva. La questione dell’accesso alle opere, dal privilegio delle visite cerimoniali alla condivisione democratica, viene analizzata nella ricerca sia secondo un collaudato metodo storico fondato sull’analisi della letteratura critica, sulle memorie o le rappresentazioni dell’epoca che mobilitando dati quantitativi secondo l’approccio, non usuale nell’ambito della storia del’arte, degli storici del campo socio-culturale da Régis Debry a Pierre Bourdieu. L’evocazione di uno spazio pubblico dello sguardo coinvolge così la presenza di “comunità della sensibilità”, politiche o sociali: una socialità intensa dove il viaggio, la visita e lo scambio danno forma al comportamento ideale del viaggiatore illuminista con un apprendimento spesso informale. La ricerca si concentra su questa “parte invisibile” di un ricco apparato di collezioni e musei che hanno costruito la legittimità dello sguardo moderno e scrive la storia di una preoccupazione e di una “cura” per le opere in nome di una fruizione se non colta certamente consapevole. Il display delle raccolte, considerato come sistema visivo, si evidenzia come un ordine storicamente pensato e criticamente costruito per rendere ogni singola opera d’arte parte di un tutto, elemento di un coup d’œil, in grado di offrire a tele disomogenee per formato, tecnica e stile, una scansione, e quindi una lettura, armonica e concettualmente unitaria. La ricerca propone un percorso nella pittura che si concentra su aspetti meno indagati del collezionismo, non collegati, se non in modo occasionale, a questioni attribuzionistiche o alla storia dei grandi capolavori. Si analizzano, invece, i caratteri dinamici delle raccolte e degli allestimenti al di fuori di una spesso solo presunta linearità della loro storia. Attraverso l’esperienza collettiva dello sguardo, che si viene attuando per la prima volta in forma istituzionale nelle esposizioni dell’Académie Royale al Louvre, i celebri Salon, si sperimenta un modo di vedere e di parlare d’arte che non si riferisce più soltanto alle singole opere, ma all’insieme narrativo degli allestimenti e dei confronti proposti tra gli stili. Viene offerto particolare spazio anche a fonti rare o poco note dell’epoca: una letteratura artistica “minore”, ma di particolare interesse per le connotazioni sociali o politiche che veicola, e che offre uno sguardo inusuale al problema degli allestimenti privati e pubblici delle collezioni di antico regime. Mentre continua una sorta di teoria fiduciaria dello sguardo, che ancora affida alle relazioni del Grand Tour e ai cataloghi illustrati la selezione di ciò che si “deve” vedere nei diversi paesi europei, il display dei primi musei pubblici è oggetto di un vasto dibattito di metodo che tocca Parigi e l’Italia ma anche i paesi germanici. L’obiettivo perseguito è quello di una riflessione tesa a considerare l’allestimento delle collezioni come elemento attivo all’interno del progresso storico del pensiero sull’arte: appare con evidenza come la storia dell’arte si sia costruita non solo in parallelo rispetto alla storia del collezionismo, ma anche nel confronto con allestimenti capaci di modificare la formazione dello sguardo e gli orizzonti d’attesa del pubblico. Alla fine dell’Ancien Régime l’allestimento dei primi musei può essere già considerato come l’espressione di sistemi culturali e nazionali in emulazione quanto di modi diversi di concepire il valore e il ruolo dell’arte. Il volume è stato segnalato dal CURAM (Centro Universitario per la Ricerca Avanzate nella Metodologia storico artistica) e per la rilevanza della sede si ricordano le recensioni di : Delphine Morana Burlot recensione a Dal Magnifico concerto all’ordinato metodo. Collezioni e Musei di Ancien Régime di Sandra Costa, 2019, in “Culture & Musées. Muséologie et recherches sur la culture” 37, 2021, [https://doi.org/10.4000/culturemusees.5971]. Maria Luigia Pagliani, Lo sguardo di fronte all’esposizione, recensione a Dal magnifico concerto all’ordinario metodo. Collezioni d’arte e musei d’Ancien Régime di Sandra Costa, in “Rivista IBC” XXVII, 4, 2019, [http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-201904/xw-201904-a0016
2019
232
978-88-6923-446-0
Dal magnifico concerto all'ordinato metodo/Collezioni e Musei di Ancien Régime / Sandra Costa. - STAMPA. - (2019), pp. 1-232.
Sandra Costa
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