Partendo dalla convinzione che sia più che mai necessario continuare a riflettere sul genere, il volume discute, compara e intreccia alcune delle posizioni e dei modi in cui si è pensata la categoria di genere a partire dagli anni Settanta, e così facendo ripercorre criticamente studi incentrati su come il femminile e il maschile siano culturalmente costruiti innanzitutto nella lingua e dalla lingua, nei e dai diversi sistemi di significazione: nelle immagini e dalle immagini, nei rituali: in breve, nella cultura intesa complessivamente come sistema semiotico. I linguaggi e i sistemi semiotici sono cioè il luogo in cui gli stessi soggetti vengono sessuati, perché attraverso questi assumono, introiettano o si distanziano dai significati e dai valori di modelli della femminilità o della mascolinità – modelli di genere – che a loro volta sono molteplici, e variano non solo a seconda dei contesti storici, culturali e nazionali, ma anche rispetto ad altre variabili che intervengono e si “intersecano” nella definizione della nostra identità, quali la “razza” (anch’essa costruzione sociale e culturale), la classe sociale, la religione, la preferenza sessuale etc. A partire, dunque, da queste iniziali premesse, il libro raccoglie il tentativo di presentare i percorsi di una ricerca che non abbraccia – come a più riprese viene specificiato dall’autrice – l’intero dibattito sull’identità di genere, bensì il campo vastissimo, ma pur sempre parziale, delle teorie femministe e postcoloniali di matrice angloamericana e post-strutturalista sviluppatesi tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del nuovo secolo. Al centro di questo volume vi sono quindi le discussioni, i dibattiti, ma anche le analisi che hanno condotto quel femminismo e le sue riflessioni verso una “teoria” – che rimane però sempre anche critica dall’intento politico inteso in senso lato, e cioè di intervento nel e sul mondo - e la sua applicazione a testi letterari, cinematografici e televisivi, alle pratiche di traduzione e al concetto di nazione, in un percorso che ha comportato una ridefinizione e una rielaborazione di concetti e domande che sono in realtà anche al centro della ricerca semiotica contemporanea. Un percorso dalla critica militante alla “teoria” che ha mantenuto e mantiene come punto di partenza e di arrivo lo statuto e le caratteristiche del soggetto femminile, i significati e le rappresentazioni che intervengono in quei processi di identificazione e di interpretazione che permettono di identificare la soggettività stessa non più come istanza neutra e universale, bensì come posizione sessuata e marcata dall’ identità di genere.

Teorie di genere. Femminismi e semiotica

Cristina Demaria
2019

Abstract

Partendo dalla convinzione che sia più che mai necessario continuare a riflettere sul genere, il volume discute, compara e intreccia alcune delle posizioni e dei modi in cui si è pensata la categoria di genere a partire dagli anni Settanta, e così facendo ripercorre criticamente studi incentrati su come il femminile e il maschile siano culturalmente costruiti innanzitutto nella lingua e dalla lingua, nei e dai diversi sistemi di significazione: nelle immagini e dalle immagini, nei rituali: in breve, nella cultura intesa complessivamente come sistema semiotico. I linguaggi e i sistemi semiotici sono cioè il luogo in cui gli stessi soggetti vengono sessuati, perché attraverso questi assumono, introiettano o si distanziano dai significati e dai valori di modelli della femminilità o della mascolinità – modelli di genere – che a loro volta sono molteplici, e variano non solo a seconda dei contesti storici, culturali e nazionali, ma anche rispetto ad altre variabili che intervengono e si “intersecano” nella definizione della nostra identità, quali la “razza” (anch’essa costruzione sociale e culturale), la classe sociale, la religione, la preferenza sessuale etc. A partire, dunque, da queste iniziali premesse, il libro raccoglie il tentativo di presentare i percorsi di una ricerca che non abbraccia – come a più riprese viene specificiato dall’autrice – l’intero dibattito sull’identità di genere, bensì il campo vastissimo, ma pur sempre parziale, delle teorie femministe e postcoloniali di matrice angloamericana e post-strutturalista sviluppatesi tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del nuovo secolo. Al centro di questo volume vi sono quindi le discussioni, i dibattiti, ma anche le analisi che hanno condotto quel femminismo e le sue riflessioni verso una “teoria” – che rimane però sempre anche critica dall’intento politico inteso in senso lato, e cioè di intervento nel e sul mondo - e la sua applicazione a testi letterari, cinematografici e televisivi, alle pratiche di traduzione e al concetto di nazione, in un percorso che ha comportato una ridefinizione e una rielaborazione di concetti e domande che sono in realtà anche al centro della ricerca semiotica contemporanea. Un percorso dalla critica militante alla “teoria” che ha mantenuto e mantiene come punto di partenza e di arrivo lo statuto e le caratteristiche del soggetto femminile, i significati e le rappresentazioni che intervengono in quei processi di identificazione e di interpretazione che permettono di identificare la soggettività stessa non più come istanza neutra e universale, bensì come posizione sessuata e marcata dall’ identità di genere.
2019
462
978-88-301-0237-8
Cristina Demaria
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