A quasi quarant’anni dalla pubblicazione di Lipsky (1980), pietra miliare nello studio della Street Level Bureaucracy, questa prospettiva continua a produrre interessanti contributi nello studio dei processi di implementazione in vari ambiti di policy. Lipsky assegna un ruolo-chiave alle figure professionali che interagiscono direttamente con i cittadini, su mandato pubblico, per l’assegnazione di benefici o sanzioni, esercitando un certo potere discrezionale. In questi quattro decenni, la prospettiva della street-level bureaucracy è stata impiegata sia nello studio che nella valutazione di organizzazioni, misure e interventi, sviluppando diverse metodologie di indagine (Kelly 1994; Maynard- Moody, Mucheno 2003; Brodkin 2008) e arricchendo la teoria di nuovi concetti e importanti precisazioni rispetto alla sua formulazione originaria (come la definizione delle tipologie di discrezionalità operativa in Ham, Hill 1986; Evans, Harris 2004; Kazepov, Barberis 2012). La rilevanza degli street-level bureaucrats e dei loro spazi di agency presenta ancora oggi un notevole interesse teorico e di ricerca, anche nell’ambito delle politiche di welfare, manifestato dai numerosi convegni e pubblicazioni e dalla crescita di studi che vi si ispirano e la sperimentano sul campo in molteplici ambiti disciplinari. 1 Gli studi che si sono focalizzati sulla rilevanza dell’implementazione nell’ambito del processo di policy making hanno contribuito a meglio precisare la collocazione e il ruolo di queste figure, con un impatto significativo per l’analisi del welfare come contesto sempre più complesso e multilivello (Lascoume, Le Galés 2009; Hill, Varone 2017). Queste indagini evidenziano la rilevanza del contesto in cui si svolge l’implementazione e le molteplici pressioni (politiche, organizzative, normative, culturali, e così via) esercitate sugli operatori, in cui si combinano gli effetti “macro” delle trasformazioni sociali e organizzative e di cambiamenti “micro”, nelle relazioni e interazioni tra gruppi, professioni e individui, contribuendo a complicare i processi decisionali e influenzando le pratiche dei servizi e gli esiti delle politiche. Per un altro verso, emergono le potenzialità di retroazione (backward mapping) che la fase di implementazione può avere sul processo di policy making, evidenziando come le decisioni politiche possano essere influenzate da problemi ed esigenze avvertite, elaborate e trasmesse (anche) da chi opera a contatto con la cittadinanza (Rein e Rabinovitz 1978; Elmore, 1980; Mény, Thoenig, 2003). Altre significative linee di ricerca hanno approfondito la connotazione della street-level bureaucracy alla luce delle più recenti trasformazioni delle politiche pubbliche e del welfare (Dubois 2010; Brodkin, Martson 2013; Hupe, Hill, Buffat 2015). La prospettiva street-level supera definitivamente l’idea di implementazione come momento esecutivo, studiandola piuttosto come contesto e processo all’interno del quale le diverse figure che vi sono coinvolte svolgono un ruolo attivo, contribuiscono a costruire significati, definire politiche e agiscono anche politicamente. I diversi profili (incluse le competenze e le carriere professionali, le condizioni contrattuali, i percorsi formativi e i meccanismi di reclutamento) incidono su quel che accade in questa fase. Le stesse interpretazioni individuali dei contesti, delle condizioni, dei ruoli e dei compiti assegnati, le idee e le scelte valoriali contribuiscono a dare forma a ciò che il welfare è nella sua dimensione più concreta. Nonostante l’attenzione e gli sviluppi negli Stati Uniti e nel Nord Europa, in Italia solo negli ultimi anni sono rintracciabili studi e indagini che si rifanno a questa prospettiva. Eppure, per varie ragioni, tra cui la complessa articolazione legislativa, la frammentazione amministrativa e professionale e la variabilità territoriale, il sistema di welfare italiano appare particolarmente interessante da osservare dal punto di vista degli street-level bureaucrats. L’idea di questa call è di raccogliere contributi scientifici che si concentrino sull’implementazione come momento cruciale del processo di policy making, mettendo in luce il ruolo e le caratteristiche delle diverse figure che vi prendono parte, con particolare attenzione alla front-line, ai fattori e vincoli di contesto che entrano in “gioco”, alle interazioni e dinamiche organizzative, relazionali e interpretative attraverso le quali le scelte di policy si traducono in concrete misure, benefici e sanzioni, alle conseguenze che si producono sugli effetti e gli esiti delle politiche, ma anche alla possibilità di produrre pressioni e retroagire sugli stessi processi decisionali politici.

Focus: Tra il dire e il fare: la prospettiva street-level e l’implementazione delle politiche di welfare

Paraciani Rebecca;
2019

Abstract

A quasi quarant’anni dalla pubblicazione di Lipsky (1980), pietra miliare nello studio della Street Level Bureaucracy, questa prospettiva continua a produrre interessanti contributi nello studio dei processi di implementazione in vari ambiti di policy. Lipsky assegna un ruolo-chiave alle figure professionali che interagiscono direttamente con i cittadini, su mandato pubblico, per l’assegnazione di benefici o sanzioni, esercitando un certo potere discrezionale. In questi quattro decenni, la prospettiva della street-level bureaucracy è stata impiegata sia nello studio che nella valutazione di organizzazioni, misure e interventi, sviluppando diverse metodologie di indagine (Kelly 1994; Maynard- Moody, Mucheno 2003; Brodkin 2008) e arricchendo la teoria di nuovi concetti e importanti precisazioni rispetto alla sua formulazione originaria (come la definizione delle tipologie di discrezionalità operativa in Ham, Hill 1986; Evans, Harris 2004; Kazepov, Barberis 2012). La rilevanza degli street-level bureaucrats e dei loro spazi di agency presenta ancora oggi un notevole interesse teorico e di ricerca, anche nell’ambito delle politiche di welfare, manifestato dai numerosi convegni e pubblicazioni e dalla crescita di studi che vi si ispirano e la sperimentano sul campo in molteplici ambiti disciplinari. 1 Gli studi che si sono focalizzati sulla rilevanza dell’implementazione nell’ambito del processo di policy making hanno contribuito a meglio precisare la collocazione e il ruolo di queste figure, con un impatto significativo per l’analisi del welfare come contesto sempre più complesso e multilivello (Lascoume, Le Galés 2009; Hill, Varone 2017). Queste indagini evidenziano la rilevanza del contesto in cui si svolge l’implementazione e le molteplici pressioni (politiche, organizzative, normative, culturali, e così via) esercitate sugli operatori, in cui si combinano gli effetti “macro” delle trasformazioni sociali e organizzative e di cambiamenti “micro”, nelle relazioni e interazioni tra gruppi, professioni e individui, contribuendo a complicare i processi decisionali e influenzando le pratiche dei servizi e gli esiti delle politiche. Per un altro verso, emergono le potenzialità di retroazione (backward mapping) che la fase di implementazione può avere sul processo di policy making, evidenziando come le decisioni politiche possano essere influenzate da problemi ed esigenze avvertite, elaborate e trasmesse (anche) da chi opera a contatto con la cittadinanza (Rein e Rabinovitz 1978; Elmore, 1980; Mény, Thoenig, 2003). Altre significative linee di ricerca hanno approfondito la connotazione della street-level bureaucracy alla luce delle più recenti trasformazioni delle politiche pubbliche e del welfare (Dubois 2010; Brodkin, Martson 2013; Hupe, Hill, Buffat 2015). La prospettiva street-level supera definitivamente l’idea di implementazione come momento esecutivo, studiandola piuttosto come contesto e processo all’interno del quale le diverse figure che vi sono coinvolte svolgono un ruolo attivo, contribuiscono a costruire significati, definire politiche e agiscono anche politicamente. I diversi profili (incluse le competenze e le carriere professionali, le condizioni contrattuali, i percorsi formativi e i meccanismi di reclutamento) incidono su quel che accade in questa fase. Le stesse interpretazioni individuali dei contesti, delle condizioni, dei ruoli e dei compiti assegnati, le idee e le scelte valoriali contribuiscono a dare forma a ciò che il welfare è nella sua dimensione più concreta. Nonostante l’attenzione e gli sviluppi negli Stati Uniti e nel Nord Europa, in Italia solo negli ultimi anni sono rintracciabili studi e indagini che si rifanno a questa prospettiva. Eppure, per varie ragioni, tra cui la complessa articolazione legislativa, la frammentazione amministrativa e professionale e la variabilità territoriale, il sistema di welfare italiano appare particolarmente interessante da osservare dal punto di vista degli street-level bureaucrats. L’idea di questa call è di raccogliere contributi scientifici che si concentrino sull’implementazione come momento cruciale del processo di policy making, mettendo in luce il ruolo e le caratteristiche delle diverse figure che vi prendono parte, con particolare attenzione alla front-line, ai fattori e vincoli di contesto che entrano in “gioco”, alle interazioni e dinamiche organizzative, relazionali e interpretative attraverso le quali le scelte di policy si traducono in concrete misure, benefici e sanzioni, alle conseguenze che si producono sugli effetti e gli esiti delle politiche, ma anche alla possibilità di produrre pressioni e retroagire sugli stessi processi decisionali politici.
2019
132
978-88-15-28226-2
Barberis Eduardo; Paraciani Rebecca; Saruis Tatiana
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