L’obiettivo principale che si propone e con questo capitolo è quello di inquadrare le pratiche moderne di sorveglianza, realizzate mediante dispositivi digitali, applicate all’arena salute. Questa, infatti, risulta un terreno particolarmente recettivo dal momento che la datificazione del corpo e della medicina scolorisce il confine tra controllo privato e controllo pubblico. All’interno del primo paragrafo viene presentata una ricognizione sociologica che offre una introduzione agli aspetti legati alla sorveglianza all’in- terno degli studi sociologici. Nel corso degli anni, e in modo sempre più incalzante, si è avvertita la necessità di creare un nuovo campo di studi che avesse come oggetto di analisi la rapida crescita di pratiche e processi legati a questo fenomeno (Lyon, 2009). È stata così avviata una prospettiva anali- tica che prende il nome di surveillance studies. Nel secondo paragrafo lo sguardo del capitolo si sposta sul rapporto, non di rado controverso, che si sviluppa tra sorveglianza e salute. L’evoluzione della pratica clinica, nonché il crescente sviluppo di nuove tecnologie, hanno determinato un cambiamento di quello che viene osservato, di ciò che si trova sotto il microscopio della medicina, passando da un controllo dei sintomi, alla malattia come entità per sé, fino ad arrivare agli stili di vita dei soggetti. In quest’ottica, l’individuo non solo sarà sottoposto alla sorveglianza medica, ma ci si aspetta che diventi responsabile per la propria sorveglianza, dedicandosi, di fatto, ad una self-surveillance. La pratica di automonitoraggio, analizzata nel terzo paragrafo, viene incentivata e facilitata dai disposi- tivi digitali (app e wearable devices) che rendono possibile controllare progressi legati all’adozione di uno stile di vita sano (ad. es., svolgere attività fisica, alimentazione corretta, misurazione di parametri fisiologici e stati d’animo) e gestire alcune malattie (tra cui quelle croniche), raggiungendo nuovi traguardi nel miglioramento delle proprie condizioni. Tuttavia, le informazioni raccolte mediante questi dispositivi sono diven- tate nel tempo preziose per alcune aziende che sempre più invitano i propri utenti a monitorarsi e a condividere i risultati “depositati” nell’app per fini commerciali, come ampiamente mostrato da recenti inchieste giornalistiche, oggetto del quarto paragrafo. Negli Stati Uniti, ad esempio, vengono offerti premi assicurativi sanitari più bassi a coloro che accettano di farsi monitorare e condividere i propri dati: più passi hai percorso minore sarà il rischio di ammalarsi e, quindi, l’assicurazione risulterà più bassa, dal momento che ha meno probabilità di dover finanziare cure costose.

Questione di sguardi. La complessa relazione ra sorveglianza e salute nell’era digitale,

Moretti Veronica
2019

Abstract

L’obiettivo principale che si propone e con questo capitolo è quello di inquadrare le pratiche moderne di sorveglianza, realizzate mediante dispositivi digitali, applicate all’arena salute. Questa, infatti, risulta un terreno particolarmente recettivo dal momento che la datificazione del corpo e della medicina scolorisce il confine tra controllo privato e controllo pubblico. All’interno del primo paragrafo viene presentata una ricognizione sociologica che offre una introduzione agli aspetti legati alla sorveglianza all’in- terno degli studi sociologici. Nel corso degli anni, e in modo sempre più incalzante, si è avvertita la necessità di creare un nuovo campo di studi che avesse come oggetto di analisi la rapida crescita di pratiche e processi legati a questo fenomeno (Lyon, 2009). È stata così avviata una prospettiva anali- tica che prende il nome di surveillance studies. Nel secondo paragrafo lo sguardo del capitolo si sposta sul rapporto, non di rado controverso, che si sviluppa tra sorveglianza e salute. L’evoluzione della pratica clinica, nonché il crescente sviluppo di nuove tecnologie, hanno determinato un cambiamento di quello che viene osservato, di ciò che si trova sotto il microscopio della medicina, passando da un controllo dei sintomi, alla malattia come entità per sé, fino ad arrivare agli stili di vita dei soggetti. In quest’ottica, l’individuo non solo sarà sottoposto alla sorveglianza medica, ma ci si aspetta che diventi responsabile per la propria sorveglianza, dedicandosi, di fatto, ad una self-surveillance. La pratica di automonitoraggio, analizzata nel terzo paragrafo, viene incentivata e facilitata dai disposi- tivi digitali (app e wearable devices) che rendono possibile controllare progressi legati all’adozione di uno stile di vita sano (ad. es., svolgere attività fisica, alimentazione corretta, misurazione di parametri fisiologici e stati d’animo) e gestire alcune malattie (tra cui quelle croniche), raggiungendo nuovi traguardi nel miglioramento delle proprie condizioni. Tuttavia, le informazioni raccolte mediante questi dispositivi sono diven- tate nel tempo preziose per alcune aziende che sempre più invitano i propri utenti a monitorarsi e a condividere i risultati “depositati” nell’app per fini commerciali, come ampiamente mostrato da recenti inchieste giornalistiche, oggetto del quarto paragrafo. Negli Stati Uniti, ad esempio, vengono offerti premi assicurativi sanitari più bassi a coloro che accettano di farsi monitorare e condividere i propri dati: più passi hai percorso minore sarà il rischio di ammalarsi e, quindi, l’assicurazione risulterà più bassa, dal momento che ha meno probabilità di dover finanziare cure costose.
2019
Interferenze digitali. Prospettive sociologiche su tecnologie, biomedicina e identità di genere
15
32
Moretti Veronica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/710020
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