Dal punto di vista scientifico con il termine sogno si intende l’attività mentale specifica nella condizione psicofisiologica di sonno. Le caratteristiche cognitive cruciali di questa esperienza consistono nell’essere una simulazione allucinatoria del mondo esterno, con una qualità multisensoriale, prevalentemente visiva, alienità rispetto all’hic et nunc del sognatore, frequente e diversificata partecipazione personale. Il sogno viene vissuto dal sognatore come una effettiva percezione di realtà e il suo carattere allucinatorio viene riconosciuto come tale, ex post, solo al risveglio. In verità il sogno non ha caratteristiche così precise ed anzi la sua peculiarità più saliente è proprio legata all’essere un processo mentale estremamente polimorfo, con livelli di variabilità tali da rendere difficile una definizione precisa. Questa variabilità coinvolge la qualità allucinatoria, talvolta mal definita o incerta, le memorie che si rendono disponibili per la costruzione della trama, i livelli di consapevolezza che il sognatore ha nel corso del sogno, la presenza di bizzarrie e la rappresentazione di sé. Storicamente l’attività onirica è sempre stata considerata una forma di pensiero dotata di qualche significato, a seconda delle credenze e dell’avanzamento delle conoscenze. In tutte le culture si attribuisce importanza al sogno al punto da ritenerlo una importante fonte di informazioni che può talvolta condizionare scelte della vita di veglia. Se però l’importanza del sogno sembra così ovvia, dal punto di vista della ricerca scientifica l’acquisizione di nuove conoscenze, empiricamente fondate, non ha dato sempre esiti concordi. La differenza di riferimento teorico dei ricercatori ha diviso gli psicofisiologi con un’impostazione psicologica da quelli con un’impostazione neurologica. Accanto a queste differenze di approccio non vanno sottovalutate le difficoltà metodologiche che riguardano lo studio del sogno come oggetto di osservazione “non direttamente osservabile”. In questo capitolo cercheremo di fare il punto sulla ricerca che si è occupata di dare una spiegazione ai processi cognitivi durante il sonno seguendo una linea di pensiero secondo la quale così come non è possibile pensare ad uno stato di veglia senza pensiero allo stesso modo non si può pensare ad un sonno senza attività mentale.

I processi cognitivi durante il sonno: struttura e contenuti del sogno

Miranda Occhionero
2019

Abstract

Dal punto di vista scientifico con il termine sogno si intende l’attività mentale specifica nella condizione psicofisiologica di sonno. Le caratteristiche cognitive cruciali di questa esperienza consistono nell’essere una simulazione allucinatoria del mondo esterno, con una qualità multisensoriale, prevalentemente visiva, alienità rispetto all’hic et nunc del sognatore, frequente e diversificata partecipazione personale. Il sogno viene vissuto dal sognatore come una effettiva percezione di realtà e il suo carattere allucinatorio viene riconosciuto come tale, ex post, solo al risveglio. In verità il sogno non ha caratteristiche così precise ed anzi la sua peculiarità più saliente è proprio legata all’essere un processo mentale estremamente polimorfo, con livelli di variabilità tali da rendere difficile una definizione precisa. Questa variabilità coinvolge la qualità allucinatoria, talvolta mal definita o incerta, le memorie che si rendono disponibili per la costruzione della trama, i livelli di consapevolezza che il sognatore ha nel corso del sogno, la presenza di bizzarrie e la rappresentazione di sé. Storicamente l’attività onirica è sempre stata considerata una forma di pensiero dotata di qualche significato, a seconda delle credenze e dell’avanzamento delle conoscenze. In tutte le culture si attribuisce importanza al sogno al punto da ritenerlo una importante fonte di informazioni che può talvolta condizionare scelte della vita di veglia. Se però l’importanza del sogno sembra così ovvia, dal punto di vista della ricerca scientifica l’acquisizione di nuove conoscenze, empiricamente fondate, non ha dato sempre esiti concordi. La differenza di riferimento teorico dei ricercatori ha diviso gli psicofisiologi con un’impostazione psicologica da quelli con un’impostazione neurologica. Accanto a queste differenze di approccio non vanno sottovalutate le difficoltà metodologiche che riguardano lo studio del sogno come oggetto di osservazione “non direttamente osservabile”. In questo capitolo cercheremo di fare il punto sulla ricerca che si è occupata di dare una spiegazione ai processi cognitivi durante il sonno seguendo una linea di pensiero secondo la quale così come non è possibile pensare ad uno stato di veglia senza pensiero allo stesso modo non si può pensare ad un sonno senza attività mentale.
2019
Psicologia del Sonno
145
163
Miranda Occhionero
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/707337
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