Il contributo intende proporre una riflessione sui laboratori artistici e gli spazi culturali realizzati all’interno dell’Associazione di San Marcellino di Genova, indirizzati alle persone senza dimora. Questi laboratori non si configurano come un esercizio di arte-terapia o una pratica ricreativa, ma presuppongono una finalità educativa, ovvero di “mettere in luce” le risorse e le capacità di “vite offese” attraverso le potenzialità comunicative proprie del linguaggio del corpo, delle immagini e dei suoni. I laboratori possono essere considerati come un importante spazio di “cura di sé”, di partecipazione dove è possibile sperimentare, misurandosi con la pratica artistica, la capacità di trasmettere e condividere emozioni ed esperienze. Produzione artistica ed esperienze di vita quotidiana si intrecciano all’interno degli spazi culturali dell’Associazione per offrire opportunità e occasioni di riscatto agli ospiti e più in generale a tutti coloro che li frequentano. I laboratori intendono dare nuovamente alle persone la possibilità di essere cittadini a pieno titolo, valorizzando la loro capacità di azione (agency), luoghi protetti in cui esplorare quelle parti di sé che in altre condizioni e spazi della città non vengono riconosciute e messe a tacere. I laboratori privilegiano una “presa di parola” di un “popolo senza voce”, una riscoperta di se stesso per ricominciare. Nei laboratori si compie un «lavoro di disidentificazione» (Ranciere) di queste persone considerate marginali, senza diritti e agency, pur permanendo una condizione di grave emarginazione. Nel contributo, sulla base delle interviste raccolte, vengono discusse alcune ipotesi esplicative orientate a cogliere il valore che tali laboratori hanno esercitato ed esercitano nei percorsi di emancipazione delle persone senza dimora ospiti dell’Associazione genovese.

Percorsi di emancipazione e lavoro sociale: i laboratori artistici a San Marcellino

Bergamaschi Maurizio;Lacarpia Paola
2019

Abstract

Il contributo intende proporre una riflessione sui laboratori artistici e gli spazi culturali realizzati all’interno dell’Associazione di San Marcellino di Genova, indirizzati alle persone senza dimora. Questi laboratori non si configurano come un esercizio di arte-terapia o una pratica ricreativa, ma presuppongono una finalità educativa, ovvero di “mettere in luce” le risorse e le capacità di “vite offese” attraverso le potenzialità comunicative proprie del linguaggio del corpo, delle immagini e dei suoni. I laboratori possono essere considerati come un importante spazio di “cura di sé”, di partecipazione dove è possibile sperimentare, misurandosi con la pratica artistica, la capacità di trasmettere e condividere emozioni ed esperienze. Produzione artistica ed esperienze di vita quotidiana si intrecciano all’interno degli spazi culturali dell’Associazione per offrire opportunità e occasioni di riscatto agli ospiti e più in generale a tutti coloro che li frequentano. I laboratori intendono dare nuovamente alle persone la possibilità di essere cittadini a pieno titolo, valorizzando la loro capacità di azione (agency), luoghi protetti in cui esplorare quelle parti di sé che in altre condizioni e spazi della città non vengono riconosciute e messe a tacere. I laboratori privilegiano una “presa di parola” di un “popolo senza voce”, una riscoperta di se stesso per ricominciare. Nei laboratori si compie un «lavoro di disidentificazione» (Ranciere) di queste persone considerate marginali, senza diritti e agency, pur permanendo una condizione di grave emarginazione. Nel contributo, sulla base delle interviste raccolte, vengono discusse alcune ipotesi esplicative orientate a cogliere il valore che tali laboratori hanno esercitato ed esercitano nei percorsi di emancipazione delle persone senza dimora ospiti dell’Associazione genovese.
2019
Lavoro nel sociale, cultura e partecipazione
53
81
Bergamaschi Maurizio; Lacarpia Paola
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