Il lavoro di Concetto Martello, inserendosi nel quadro di una serie di studi volti alla rivalutazione storiografica della produzione intellettuale dell’alto Medioevo, ha innanzitutto il merito di mostrare i limiti del tradizionale pregiudizio negativo degli studiosi nei confronti della speculazione di quei secoli, di cui egli mette chiaramente in evidenza la ricchezza e le peculiarità, basandosi su una puntuale ed accurata analisi delle fonti come della letteratura secondaria. In particolare, Martello segue con rigore e coerenza un percorso attraverso il quale intende dimostrare come la riflessione sulle verità scritturali in atto tra i secoli XI e XII abbia contribuito al rafforzamento dell’idea di uniformità della natura creata, ovvero di una concezione della realtà secondo la quale essa è regolata da norme stabili e razionali, tali da riflettere la razionalità del logos divino. Perciò tra scienza e fede si delinea in questi secoli un rapporto sempre più stretto, che comporta in ultima analisi il riconoscimento dell’equivalenza di ratio e dialectica e dunque di quest’ultima come organo di una teologia razionale finalmente autonoma dall’esegesi. Sono queste le idee-guida del percorso di lettura proposto da Martello, che si concentra pertanto sull’individuazione, all’interno delle opere dei più significativi autori del tempo, della loro idea di ragione e della loro concezione di teologia e filosofia, mettendo in evidenza il contributo che, alla statuizione di una teologia razionale cristiana, hanno dato gli esponenti sia della cultura monastica che di quella scolastica, e ribadendo pertanto la necessità di sfatare l’idea di una netta distinzione tra i due ambiti, pure molto diffusa in passato.

Concetto Martello, La dottrina dei teologi, Ragione e dialettica nei secoli XI-XII,CUECM, Catania 2005

Ines Peta
2006

Abstract

Il lavoro di Concetto Martello, inserendosi nel quadro di una serie di studi volti alla rivalutazione storiografica della produzione intellettuale dell’alto Medioevo, ha innanzitutto il merito di mostrare i limiti del tradizionale pregiudizio negativo degli studiosi nei confronti della speculazione di quei secoli, di cui egli mette chiaramente in evidenza la ricchezza e le peculiarità, basandosi su una puntuale ed accurata analisi delle fonti come della letteratura secondaria. In particolare, Martello segue con rigore e coerenza un percorso attraverso il quale intende dimostrare come la riflessione sulle verità scritturali in atto tra i secoli XI e XII abbia contribuito al rafforzamento dell’idea di uniformità della natura creata, ovvero di una concezione della realtà secondo la quale essa è regolata da norme stabili e razionali, tali da riflettere la razionalità del logos divino. Perciò tra scienza e fede si delinea in questi secoli un rapporto sempre più stretto, che comporta in ultima analisi il riconoscimento dell’equivalenza di ratio e dialectica e dunque di quest’ultima come organo di una teologia razionale finalmente autonoma dall’esegesi. Sono queste le idee-guida del percorso di lettura proposto da Martello, che si concentra pertanto sull’individuazione, all’interno delle opere dei più significativi autori del tempo, della loro idea di ragione e della loro concezione di teologia e filosofia, mettendo in evidenza il contributo che, alla statuizione di una teologia razionale cristiana, hanno dato gli esponenti sia della cultura monastica che di quella scolastica, e ribadendo pertanto la necessità di sfatare l’idea di una netta distinzione tra i due ambiti, pure molto diffusa in passato.
2006
Ines Peta
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