Nell’opera poetica di Attilio Bertolucci si riscontra una forte attenzione per la rappresentazione artistica del paesaggio in quanto luogo della stratificazione della memoria e della relazione diretta con la natura e i suoi colori, sulla scia del magistero di Roberto Longhi. Risulta fondamentale anche l’amicizia con Francesco Arcangeli, che elabora una particolare idea della storia dell’arte fondata sul concetto di “tramando”, rintracciando una continuità che va a ritroso dall’Informale attraverso l’Impressionismo fino al Romanticismo. Infatti, nel 1972 Arcangeli definisce la rivoluzione postcopernicana dello “spazio romantico” – soprattutto in Turner – come “uno spazio che può arrischiare l’indagine […] dell’immensità dell’universo non più autocentrata dall’uomo proprio perché […] presuppone una esplorazione interiore che non conosce limiti”. In quest’ottica è possibile analizzare il paesaggio appenninico che pervade la poesia di Bertolucci, soprattutto nelle raccolte La capanna indiana (1951) e Viaggio d’inverno (1971), e che si configura come spazio nel quale ritmo del verso e aritmie del cuore oscillano tra precisione della forma e caos dell’informe.

Lo "spazio romantico" nella poesia di Attilio Bertolucci

filippo milani
2019

Abstract

Nell’opera poetica di Attilio Bertolucci si riscontra una forte attenzione per la rappresentazione artistica del paesaggio in quanto luogo della stratificazione della memoria e della relazione diretta con la natura e i suoi colori, sulla scia del magistero di Roberto Longhi. Risulta fondamentale anche l’amicizia con Francesco Arcangeli, che elabora una particolare idea della storia dell’arte fondata sul concetto di “tramando”, rintracciando una continuità che va a ritroso dall’Informale attraverso l’Impressionismo fino al Romanticismo. Infatti, nel 1972 Arcangeli definisce la rivoluzione postcopernicana dello “spazio romantico” – soprattutto in Turner – come “uno spazio che può arrischiare l’indagine […] dell’immensità dell’universo non più autocentrata dall’uomo proprio perché […] presuppone una esplorazione interiore che non conosce limiti”. In quest’ottica è possibile analizzare il paesaggio appenninico che pervade la poesia di Bertolucci, soprattutto nelle raccolte La capanna indiana (1951) e Viaggio d’inverno (1971), e che si configura come spazio nel quale ritmo del verso e aritmie del cuore oscillano tra precisione della forma e caos dell’informe.
2019
La modernità letteraria e le declinazioni del visivo. Arti, cinema, fotografia e nuove tecnologie
125
131
filippo milani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/704835
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