In questo contributo affronto la questione della rilevanza dello sviluppo di una competenza ricca, critica e consapevole della lingua materna nei percorsi formativi per traduttrici e traduttori, in quanto loro strumento di lavoro principale (benché non esclusivo) ed anche come base imprescindibile per lo sviluppo di una competenza consapevole nelle lingue straniere. Infatti chi tradurrà professionalmente testi deve avere una conoscenza approfondita delle proprie lingue di lavoro, che non si esaurisce nella competenza medio-alta, passiva ed attiva, ulteriormente consolidata e raffinata, cui si accennava sopra per la lingua materna, ma va affiancata dalla consapevolezza delle potenzialità espressive disponibili in tutte le varietà che compongono il repertorio di ciascuna lingua naturale secondo i diversi parametri di variazione socio-culturale. Oltre allo scontato rispetto nei confronti delle regole delle proprie lingue di lavoro attive, chi tradurrà professionalmente deve infatti avere la capacità di capire le scelte compiute dal mittente nel testo di partenza, per poter poi compiere a sua volta scelte opportune ed adeguate nel testo d’arrivo: scelte, effettuate da chi traduce all’interno del ventaglio di possibilità offerto dalla lingua d’arrivo (preferibilmente anche se non esclusivamente la sua lingua materna), che siano equivalenti ma non superficialmente o banalmente identiche a quelle effettuate dal mittente all’interno del ventaglio di possibilità offerto dalla lingua di partenza.
SUL RUOLO DELLA LINGUA MATERNA NEI PERCORSI FORMATIVI PER TRADUTTRICI E TRADUTTORI / marco mazzoleni. - STAMPA. - (2019), pp. 66-81. (Intervento presentato al convegno Italoellenica. Συναντήσεις για τη γλώσσα και τη μετάφραση / Ιtaloellenica. Ιncontri sulla lingua e la traduzione tenutosi a Atene nel 21 novembre 2017).
SUL RUOLO DELLA LINGUA MATERNA NEI PERCORSI FORMATIVI PER TRADUTTRICI E TRADUTTORI
marco mazzoleni
2019
Abstract
In questo contributo affronto la questione della rilevanza dello sviluppo di una competenza ricca, critica e consapevole della lingua materna nei percorsi formativi per traduttrici e traduttori, in quanto loro strumento di lavoro principale (benché non esclusivo) ed anche come base imprescindibile per lo sviluppo di una competenza consapevole nelle lingue straniere. Infatti chi tradurrà professionalmente testi deve avere una conoscenza approfondita delle proprie lingue di lavoro, che non si esaurisce nella competenza medio-alta, passiva ed attiva, ulteriormente consolidata e raffinata, cui si accennava sopra per la lingua materna, ma va affiancata dalla consapevolezza delle potenzialità espressive disponibili in tutte le varietà che compongono il repertorio di ciascuna lingua naturale secondo i diversi parametri di variazione socio-culturale. Oltre allo scontato rispetto nei confronti delle regole delle proprie lingue di lavoro attive, chi tradurrà professionalmente deve infatti avere la capacità di capire le scelte compiute dal mittente nel testo di partenza, per poter poi compiere a sua volta scelte opportune ed adeguate nel testo d’arrivo: scelte, effettuate da chi traduce all’interno del ventaglio di possibilità offerto dalla lingua d’arrivo (preferibilmente anche se non esclusivamente la sua lingua materna), che siano equivalenti ma non superficialmente o banalmente identiche a quelle effettuate dal mittente all’interno del ventaglio di possibilità offerto dalla lingua di partenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.