Negli ultimi anni c’è stato nella letteratura scientifica un aumentato interesse per gli aspetti psicosociali delle malattie endocrine, in particolare per quanto riguarda il ruolo degli eventi stressanti nella patogenesi di alcuni disturbi, l’associazione con i disturbi dell’umore, e la presenza di sintomi residui nonostante il trattamento adeguato dal punto di vista endocrino. Nell’ambito dell’endocrinologia clinica, lo studio degli antecedenti psicosociali può chiarire la relazione temporale tra eventi di vita stressanti ed esordio dei sintomi, come si è dimostrato importante in patologie ipofisarie ( morbo di Cushing, iperprolattinemia) e tiroidee (malattia di Graves), e il ruolo del carico allostatico, conseguenza di stress cronico, nel mettere allo scoperto la vulnerabilità individuale. Le alterazioni endocrine sono frequentemente associate ad un’ampia gamma di sintomi psicologici: a volte questi sintomi raggiungono l’intensità di sintomatologia psichiatrica (soprattutto disturbi dell’umore e d’ansia); altre volte la sintomatologia si mantiene sottosoglia rispetto ai più comuni sistemi di classificazione internazionale dei disturbi psichiatrici, e può essere identificata soltanto dalla classificazione per le forme subcliniche secondo i Criteri Diagnostici per la Ricerca in Psicosomatica (Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research - DCPR). In uno studio effettuato su una popolazione clinica, la maggior parte dei pazienti coinvolti presentava almeno una delle tre sindromi diagnostiche DCPR considerate nello studio: umore irritabile, demoralizzazione, somatizzazione persistente. In particolare, l’umore irritabile era presente nel 46% di 146 pazienti già trattati efficacemente per disturbi endocrini. Questa percentuale è simile a quella riscontrata in cardiologia e superiore a quella trovata sia in oncologia che in gastroenterologia. I disturbi endocrini di lunga durata potrebbero presentare un certo grado di irreversibilità e causare reazioni emotive di vario tipo. In pazienti che in seguito ad appropriati trattamenti endocrini presentano persistenza o addirittura peggioramento del disagio psichico è quindi indicato un intervento specialistico di tipo psichiatrico. Come è già accaduto in altri ambiti della medicina, per migliorare l’efficacia dei trattamenti in ambito endocrino, appare necessario passare da una visione basata unicamente sul modello biomedico ad una di tipo psicosomatico che si interessi alla qualità della vita. I DCPR si sono dimostrati un valido strumento per la valutazione dei correlati psicologici nelle diverse fasi della malattia endocrina dall’iter diagnostico al periodo di follow-up.

Nicoletta Sonino, Elena Tomba, Giovanni A. Fava (2008). L’approccio psicosociale nei disturbi endocrini. ROMA : Giovanni Fioriti.

L’approccio psicosociale nei disturbi endocrini

TOMBA, ELENA;FAVA, GIOVANNI ANDREA
2008

Abstract

Negli ultimi anni c’è stato nella letteratura scientifica un aumentato interesse per gli aspetti psicosociali delle malattie endocrine, in particolare per quanto riguarda il ruolo degli eventi stressanti nella patogenesi di alcuni disturbi, l’associazione con i disturbi dell’umore, e la presenza di sintomi residui nonostante il trattamento adeguato dal punto di vista endocrino. Nell’ambito dell’endocrinologia clinica, lo studio degli antecedenti psicosociali può chiarire la relazione temporale tra eventi di vita stressanti ed esordio dei sintomi, come si è dimostrato importante in patologie ipofisarie ( morbo di Cushing, iperprolattinemia) e tiroidee (malattia di Graves), e il ruolo del carico allostatico, conseguenza di stress cronico, nel mettere allo scoperto la vulnerabilità individuale. Le alterazioni endocrine sono frequentemente associate ad un’ampia gamma di sintomi psicologici: a volte questi sintomi raggiungono l’intensità di sintomatologia psichiatrica (soprattutto disturbi dell’umore e d’ansia); altre volte la sintomatologia si mantiene sottosoglia rispetto ai più comuni sistemi di classificazione internazionale dei disturbi psichiatrici, e può essere identificata soltanto dalla classificazione per le forme subcliniche secondo i Criteri Diagnostici per la Ricerca in Psicosomatica (Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research - DCPR). In uno studio effettuato su una popolazione clinica, la maggior parte dei pazienti coinvolti presentava almeno una delle tre sindromi diagnostiche DCPR considerate nello studio: umore irritabile, demoralizzazione, somatizzazione persistente. In particolare, l’umore irritabile era presente nel 46% di 146 pazienti già trattati efficacemente per disturbi endocrini. Questa percentuale è simile a quella riscontrata in cardiologia e superiore a quella trovata sia in oncologia che in gastroenterologia. I disturbi endocrini di lunga durata potrebbero presentare un certo grado di irreversibilità e causare reazioni emotive di vario tipo. In pazienti che in seguito ad appropriati trattamenti endocrini presentano persistenza o addirittura peggioramento del disagio psichico è quindi indicato un intervento specialistico di tipo psichiatrico. Come è già accaduto in altri ambiti della medicina, per migliorare l’efficacia dei trattamenti in ambito endocrino, appare necessario passare da una visione basata unicamente sul modello biomedico ad una di tipo psicosomatico che si interessi alla qualità della vita. I DCPR si sono dimostrati un valido strumento per la valutazione dei correlati psicologici nelle diverse fasi della malattia endocrina dall’iter diagnostico al periodo di follow-up.
2008
Fattori psicologici che influenzano le malattie. Una nuova classificazione per il DSM-V.
29
44
Nicoletta Sonino, Elena Tomba, Giovanni A. Fava (2008). L’approccio psicosociale nei disturbi endocrini. ROMA : Giovanni Fioriti.
Nicoletta Sonino; Elena Tomba; Giovanni A. Fava
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