Christian Jankowski: Gesù nell’epoca dei talent show

Emblematic for understanding the theory of "postproduction" developed by Nicolas Bourriaud, part of Christian Jankowski's production consists of a peculiar performative approach to the medium of television. A recurring motive of interest for the German artist, and the object of study of this article, is the convergence of television and religion. In the first part will be taken into consideration the projects Telemistica (1999) and The Holy Artwork (2001), both based on the artist's intrusion into mystical and religious television programs, temporarily transformed into areas for reflection on the meaning of art. The second part will be devoted to the discussion of the project Casting Jesus (2011), centered on a performance staged at the Santo Spirito in Sassia Monumental Complex in Rome, organized on the model of a talent show audition, which saw thirteen aspiring actors perform in front of a jury composed of three Vatican "representatives" for a media role of Jesus. The result is an ironic reflection on the immoral propensity of television to transform religion into a show, but also the desire of the Catholic Church to have a role in its own media representation. Television and religion converge towards a common goal, namely faith in an invisible reality. Art, on the other hand, bases its raison d'être in deconstructing the mechanisms of production of the belief and questioning truth as such.

Emblematica per comprendere la teoria di “postproduction” elaborata da Nicolas Bourriaud, parte della produzione di Christian Jankowski consiste in un peculiare approccio performativo al medium televisivo. Ricorrente motivo di interesse per l’artista tedesco, e oggetto di studio di questo articolo, è la convergenza di televisione e religione. Nella prima parte verranno presi in considerazione i progetti Telemistica (1999) e The Holy Artwork (2001), entrambi fondati sull’intrusione dell’artista in programmi televisivi a tema mistico e religioso, temporaneamente trasformati in ambiti per la riflessione sul significato dell’arte. La seconda parte sarà invece dedicata alla discussione del progetto Casting Jesus (2011), incentrato su una performance messa in scena presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia a Roma, organizzata sul modello dell’audizione di un talent show, che ha visto tredici aspiranti attori esibirsi di fronte a una giuria composta da tre “rappresentanti” del Vaticano per un ruolo mediatico di Gesù. Ne deriva un’ironica riflessione sulla propensione immorale della televisione a trasformare la religione in spettacolo, ma anche il desiderio della Chiesa cattolica di avere un ruolo nella propria rappresentazione mediatica. Televisione e religione convergono verso un fine comune, ovvero la fede in una realtà invisibile. L’arte, al contrario, fonda la sua ragion d’essere nel decostruire i meccanismi di produzione del credo e mettere in dubbio la verità come tale.