L’educazione all’aperto, o outdoor education (OE), si connota come una cornice educativa, vasta e versatile, basata sulla pedagogia attiva e sull’apprendimento esperienziale (Kolb, 1984), che non si limita al semplice uscire fuori, come momento di svago quando il tempo è favorevole, ma si pone come momento formativo determinato dal presupposto di consentire al bambino di applicarsi completamente, con tutto se stesso, all’ambiente esterno e/o naturale. L’OE completa le attività che si fanno in sezione grazie alla possibilità di vivere esperienze che all’interno, indoor, non si possono realizzare (Nicol et al., 2007). L’approccio che deve scaturire, dalle indicazioni appena enunciate, si riassume nel facilitare il bambino a vivere l’ambiente esterno, con tutti i suoi sensi ed emozioni, per esplorarlo, conoscerlo, comprenderlo attraverso il corpo, il movimento, l’attività manipolativa, attraverso le personali competenze sensomotorie e cognitive. Se crediamo, anche alla luce delle recenti evidenze provenienti dalle neuroscienze, che l’infanzia sia l’età in cui l’intelligenza sensomotoria, o cinestesico-corporea che dir si voglia, è preponderante e fondamentale, non possiamo pensare a progetti educativi che escludano l’ambiente esterno e le sue innumerevoli opportunità di apprendimento esperienziale. Il cortile scolastico è da considerarsi l’ambiente elettivo per l’OE, perché consente di lavorare all’aperto tutti i giorni e non sporadicamente in particolari occasioni, come nelle uscite guidate organizzate due o tre volte l’anno. Il modo di fare educazione attraverso l’OE si presenta come strategia estremamente attiva e flessibile, capace di adeguarsi a qualsiasi fascia d’età e contesto ambientale, capace di orientarsi verso molteplici itinerari educativi che ovviamente, partendo dall’educazione naturale, possono includere l’educazione scientifica e artistica, l’educazione alla sostenibilità ambientale fino a giungere, in piena sintonia con le peculiarità della società in cui viviamo, alla media education (Ceciliani, 2018). Compito dell’educatore/insegnante, nel contesto dell’educazione all’aperto, è creare una unità pedagogica, tra lo spazio interno ed esterno, costituente un circuito virtuoso capace di integrare le attività che in tali spazi si realizzano. Il contributo, dopo una riflessione sul concetto che lo spazio può assumere in educazione e il concetto di cortile scolastico come spazio educativo quotidiano, propone una semplice ed economica modalità di modificare, costantemente, giorno dopo giorno, l’architettura del giardino scolastico attraverso la creazione di sottospazi, labirinti, destrutturazioni, aree proibite e aree accessibili. Una organizzazione dello spazio variabile e motivante pur nello stesso luogo, sempre uguale ma sempre diverso. Garantire diversità agli spazi esterni, in cui realizzare le esperienze all’aperto, in outdoor education, orientando nel contempo le attività stesse, è una attenzione educativa che non lascia al caso la vita nel giardino scolastico, ma ne cura la regia attraverso una variabilità di spazi, uso degli arredi, uso delle risorse naturali, che possono rendere sempre nuovo e motivante lo spazio e i sottospazi in esso contenuti. L’idea innovativa dell’architettura scolastica è quella dell’open space, del learning environment, ovvero di spazi aperti, con arredamenti flessibili, che possano essere modificati attraverso la creazione di spazi e sottospazi educativi, pur all’interno di una struttura architettonica definitiva. La stessa cosa può essere applicata al giardino scolastico che, pur nella sua struttura definitiva, può essere reso flessibile e variabile con semplici accorgimenti e sfondi integratori che ne giustifichino l’applicazione. La ristrutturazione degli spazi aperti, in ultima analisi, non è diversa da quella possibile negli spazi interni, anche lo stesso giardino può divenire un giardino sempre diverso e accattivante, quasi vivo, nel suo strutturarsi e destrutturarsi continuo. Il modo di educare non appartiene solo all’educatore/insegnante ma è una strategia che pone, sempre e comunque, il bambino al centro della sua personale esperienza, al centro delle sue uniche e irripetibili emozioni, al centro della sua arricchente diversità

Organizzare spazi in outdoor education: vivere il corpo nel nido e scuola dell’infanzia.

andrea ceciliani
2019

Abstract

L’educazione all’aperto, o outdoor education (OE), si connota come una cornice educativa, vasta e versatile, basata sulla pedagogia attiva e sull’apprendimento esperienziale (Kolb, 1984), che non si limita al semplice uscire fuori, come momento di svago quando il tempo è favorevole, ma si pone come momento formativo determinato dal presupposto di consentire al bambino di applicarsi completamente, con tutto se stesso, all’ambiente esterno e/o naturale. L’OE completa le attività che si fanno in sezione grazie alla possibilità di vivere esperienze che all’interno, indoor, non si possono realizzare (Nicol et al., 2007). L’approccio che deve scaturire, dalle indicazioni appena enunciate, si riassume nel facilitare il bambino a vivere l’ambiente esterno, con tutti i suoi sensi ed emozioni, per esplorarlo, conoscerlo, comprenderlo attraverso il corpo, il movimento, l’attività manipolativa, attraverso le personali competenze sensomotorie e cognitive. Se crediamo, anche alla luce delle recenti evidenze provenienti dalle neuroscienze, che l’infanzia sia l’età in cui l’intelligenza sensomotoria, o cinestesico-corporea che dir si voglia, è preponderante e fondamentale, non possiamo pensare a progetti educativi che escludano l’ambiente esterno e le sue innumerevoli opportunità di apprendimento esperienziale. Il cortile scolastico è da considerarsi l’ambiente elettivo per l’OE, perché consente di lavorare all’aperto tutti i giorni e non sporadicamente in particolari occasioni, come nelle uscite guidate organizzate due o tre volte l’anno. Il modo di fare educazione attraverso l’OE si presenta come strategia estremamente attiva e flessibile, capace di adeguarsi a qualsiasi fascia d’età e contesto ambientale, capace di orientarsi verso molteplici itinerari educativi che ovviamente, partendo dall’educazione naturale, possono includere l’educazione scientifica e artistica, l’educazione alla sostenibilità ambientale fino a giungere, in piena sintonia con le peculiarità della società in cui viviamo, alla media education (Ceciliani, 2018). Compito dell’educatore/insegnante, nel contesto dell’educazione all’aperto, è creare una unità pedagogica, tra lo spazio interno ed esterno, costituente un circuito virtuoso capace di integrare le attività che in tali spazi si realizzano. Il contributo, dopo una riflessione sul concetto che lo spazio può assumere in educazione e il concetto di cortile scolastico come spazio educativo quotidiano, propone una semplice ed economica modalità di modificare, costantemente, giorno dopo giorno, l’architettura del giardino scolastico attraverso la creazione di sottospazi, labirinti, destrutturazioni, aree proibite e aree accessibili. Una organizzazione dello spazio variabile e motivante pur nello stesso luogo, sempre uguale ma sempre diverso. Garantire diversità agli spazi esterni, in cui realizzare le esperienze all’aperto, in outdoor education, orientando nel contempo le attività stesse, è una attenzione educativa che non lascia al caso la vita nel giardino scolastico, ma ne cura la regia attraverso una variabilità di spazi, uso degli arredi, uso delle risorse naturali, che possono rendere sempre nuovo e motivante lo spazio e i sottospazi in esso contenuti. L’idea innovativa dell’architettura scolastica è quella dell’open space, del learning environment, ovvero di spazi aperti, con arredamenti flessibili, che possano essere modificati attraverso la creazione di spazi e sottospazi educativi, pur all’interno di una struttura architettonica definitiva. La stessa cosa può essere applicata al giardino scolastico che, pur nella sua struttura definitiva, può essere reso flessibile e variabile con semplici accorgimenti e sfondi integratori che ne giustifichino l’applicazione. La ristrutturazione degli spazi aperti, in ultima analisi, non è diversa da quella possibile negli spazi interni, anche lo stesso giardino può divenire un giardino sempre diverso e accattivante, quasi vivo, nel suo strutturarsi e destrutturarsi continuo. Il modo di educare non appartiene solo all’educatore/insegnante ma è una strategia che pone, sempre e comunque, il bambino al centro della sua personale esperienza, al centro delle sue uniche e irripetibili emozioni, al centro della sua arricchente diversità
2019
Scuole in Movimento. Progettare insieme tra pedagogia, architettura e disign.
70
81
andrea ceciliani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/690455
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