Lo studio dei processi di cantiere in relazione all’architettura antica rappresenta un ambito di indagine solo recentemente approfondito nella letteratura scientifica. Esso offre dati di grande interesse circa la molteplicità di azioni che contribuirono alla nascita di grandi opere edilizie, con riguardo per le strutture e le tecniche costruttive e produttive, ma anche per la componente umana e professionale coinvolta nelle diverse fasi del lavoro. Il volume riguarda il cantiere edilizio di età tardoantica e bizantina e ne prende in esame un aspetto particolare, quello del ciclo di lavorazione del marmo e il segmento del mondo del lavoro a esso correlato. La prospettiva inedita da cui i processi produttivi e manifatturieri sono indagati è quella dei marchi di lavorazione, sigle tracciate sugli arredi da maestranze e funzionari in diverse fasi del ciclo di produzione e distribuzione. Si raccolgono qui 3393 evidenze epigrafiche, apposte su un totale di 2951 manufatti, alcuni dei quali siglati più volte. Per esse si propone una classificazione tipologica basata su un criterio crono-contestuale, finalizzata a comprendere la funzione dei segni all’interno della filiera costruttiva e mettere in luce il ruolo svolto dalle differenti figure professionali nell’ambito della fabbrica edilizia. La possibilità di fare convergere sullo stesso tema di ricerca fonti complementari – archeologiche, epigrafiche, storiografiche, agiografiche, legislative – consente la ricostruzione di un segmento del lavoro del mondo antico estremamente articolato, in cui entravano in gioco numerosi attori, operanti a diversi livelli della società. In quest’ottica, le notae lapicidarum offrono un ampio spaccato sulla vita del cantiere, le istanze tecniche ed economiche in atto e le relazioni tra i gruppi sociali coinvolti. Esse testimoniano l’orizzonte culturale in cui le maestranze si collocavano e gettano luce su una categoria di lavoratori che per tradizione era solita scomparire dietro la propria opera, senza lasciare memoria di sé e della propria individualità.

Archeologia del cantiere protobizantino. Cave, maestranze e committenti attraverso i marchi dei marmorari

Giulia Marsili
2019

Abstract

Lo studio dei processi di cantiere in relazione all’architettura antica rappresenta un ambito di indagine solo recentemente approfondito nella letteratura scientifica. Esso offre dati di grande interesse circa la molteplicità di azioni che contribuirono alla nascita di grandi opere edilizie, con riguardo per le strutture e le tecniche costruttive e produttive, ma anche per la componente umana e professionale coinvolta nelle diverse fasi del lavoro. Il volume riguarda il cantiere edilizio di età tardoantica e bizantina e ne prende in esame un aspetto particolare, quello del ciclo di lavorazione del marmo e il segmento del mondo del lavoro a esso correlato. La prospettiva inedita da cui i processi produttivi e manifatturieri sono indagati è quella dei marchi di lavorazione, sigle tracciate sugli arredi da maestranze e funzionari in diverse fasi del ciclo di produzione e distribuzione. Si raccolgono qui 3393 evidenze epigrafiche, apposte su un totale di 2951 manufatti, alcuni dei quali siglati più volte. Per esse si propone una classificazione tipologica basata su un criterio crono-contestuale, finalizzata a comprendere la funzione dei segni all’interno della filiera costruttiva e mettere in luce il ruolo svolto dalle differenti figure professionali nell’ambito della fabbrica edilizia. La possibilità di fare convergere sullo stesso tema di ricerca fonti complementari – archeologiche, epigrafiche, storiografiche, agiografiche, legislative – consente la ricostruzione di un segmento del lavoro del mondo antico estremamente articolato, in cui entravano in gioco numerosi attori, operanti a diversi livelli della società. In quest’ottica, le notae lapicidarum offrono un ampio spaccato sulla vita del cantiere, le istanze tecniche ed economiche in atto e le relazioni tra i gruppi sociali coinvolti. Esse testimoniano l’orizzonte culturale in cui le maestranze si collocavano e gettano luce su una categoria di lavoratori che per tradizione era solita scomparire dietro la propria opera, senza lasciare memoria di sé e della propria individualità.
2019
542
9788869233975
Giulia Marsili
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/688926
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