Giacomo Balla fu uno sperimentatore del visivo, capace di dipingere una natura esoterica, in continua metamorfosi. Dopo essere stato “divisionista” ed avere testimoniato la profonda trasformazione della periferia romana, con la lottizzazione che vide la “distruzione” di Villa Borghese, firmò il documento del Manifesta futurista (1909, Le Figarò), assieme a Boccioni, Severini, Carrà e Russolo. Introdusse un novo modo di dipingere, soprattutto in 16 opere legate al paesaggio ed al suo divenire: una qualcosa di metaforico che continuamente si crea e si distrugge, L’unico pittore capace di inserire nei suoi Paesaggi astratti cose ed azioni di ogni giorno: un cocomero, un’ametista, un incontro con delle suore, una partita di tennis, ecc.: tutto ciò che dava una sensazione creava in lui un’emozione che veniva traslata, incorporata nel paesaggio. Introdusse anche elementi cinetici come le rondini e dipinse dei fiori (famose le vibrazioni prismatiche) con il loro profumo (con la natura morbida primaverile che espande i propri effluvi e risveglia nell’osservatore il senso dell’olfatto). Non fu un interventista e neanche un violento, e quindi fu un futurista diverso: capace di essere giocoso, con una pittura coloratissima e vivace, nonostante le ansie e le angosce del proprio tempo, il decennio che va dal 1910 al 1020. Perché quindi considerarlo “meno intellettuale”? perché lo si paragona a Boccioni, colui che indaga l’animo umano e che riversa nei propri dipinti le ansie e le angosce del proprio tempo? Invece Balla resta un pittore lucido e ludico. Dipinge fiori che vibrano all’interno di figure prismatiche e poi trasforma tute le cose, gli oggetti che lo circondano, dedicandosi all’arredamento, all’abbigliamento, alla moda, ecc. Non a caso Laura Biagiotti ha creato una linea di abbigliamento dedicata a Balla: “Futurballa” con borse ed accessori che riprendono i suoi quadri e la sua Natura. E’ un artista a 360 gradi, pieno di creatività ed anche un abile artigiano: la sua casa era un museo dove lui era collezionista di se stesso. Crea anche una natura nuova, artificiale, con i fiori futuristi, di legno dipinti a mano: un proprio giardino colorato che ha poco in comune con la natura vera. Ma poi, abbandonerà il futurismo. A noi però piace ricordare <questo magnifico periodo di Balla, uomo capace di infondere passione ed entusiasmo, ma anche calma e serenità.

La leggerezza della Natura della Pittura futurista di Giacomo Balla

Bellardi Maria Grazia
2019

Abstract

Giacomo Balla fu uno sperimentatore del visivo, capace di dipingere una natura esoterica, in continua metamorfosi. Dopo essere stato “divisionista” ed avere testimoniato la profonda trasformazione della periferia romana, con la lottizzazione che vide la “distruzione” di Villa Borghese, firmò il documento del Manifesta futurista (1909, Le Figarò), assieme a Boccioni, Severini, Carrà e Russolo. Introdusse un novo modo di dipingere, soprattutto in 16 opere legate al paesaggio ed al suo divenire: una qualcosa di metaforico che continuamente si crea e si distrugge, L’unico pittore capace di inserire nei suoi Paesaggi astratti cose ed azioni di ogni giorno: un cocomero, un’ametista, un incontro con delle suore, una partita di tennis, ecc.: tutto ciò che dava una sensazione creava in lui un’emozione che veniva traslata, incorporata nel paesaggio. Introdusse anche elementi cinetici come le rondini e dipinse dei fiori (famose le vibrazioni prismatiche) con il loro profumo (con la natura morbida primaverile che espande i propri effluvi e risveglia nell’osservatore il senso dell’olfatto). Non fu un interventista e neanche un violento, e quindi fu un futurista diverso: capace di essere giocoso, con una pittura coloratissima e vivace, nonostante le ansie e le angosce del proprio tempo, il decennio che va dal 1910 al 1020. Perché quindi considerarlo “meno intellettuale”? perché lo si paragona a Boccioni, colui che indaga l’animo umano e che riversa nei propri dipinti le ansie e le angosce del proprio tempo? Invece Balla resta un pittore lucido e ludico. Dipinge fiori che vibrano all’interno di figure prismatiche e poi trasforma tute le cose, gli oggetti che lo circondano, dedicandosi all’arredamento, all’abbigliamento, alla moda, ecc. Non a caso Laura Biagiotti ha creato una linea di abbigliamento dedicata a Balla: “Futurballa” con borse ed accessori che riprendono i suoi quadri e la sua Natura. E’ un artista a 360 gradi, pieno di creatività ed anche un abile artigiano: la sua casa era un museo dove lui era collezionista di se stesso. Crea anche una natura nuova, artificiale, con i fiori futuristi, di legno dipinti a mano: un proprio giardino colorato che ha poco in comune con la natura vera. Ma poi, abbandonerà il futurismo. A noi però piace ricordare
2019
Bellardi Maria Grazia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/687261
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