Si sostiene la funzione gnoseologica della retorica, impiegata da Vico per ricostruire il sorgere della civiltà e il passaggio dal bestione alla condizione umana grazie alle figure retoriche della metafora, della metonimia, dell'antonomasia, convertita da Vico in universale fantastico. Se i meccanismi della retorica diedero ai bestioni la funzione gnoseologica con cui diventare uomini, ai moderni interpreti essi hanno consentito di svolgere il compito ermeneutico di interpretarne il pensiero e la mentalità primitiva. Le rivendicazioni vichiane del ruolo conoscitivo dell’ingegno, della fantasia e della memoria non sono più messe in antitesi con il ruolo della ragione, ma si vede piuttosto la ricerca di un equilibrio tra tutte le facoltà coinvolte nei processi cognitivi. Conseguentemente, non si fa più di lui un critico irriducibile della ragione, ma al contrario se ne indaga, anziché la reciproca esclusione, la mediazione e l’integrazione della componente razionale con quella ingegnosa, messi così in dialogo euristico. Nel momento in cui Vico non è più un campione di antirazionalismo, cambiano anche i suoi rapporti con il pensiero di Cartesio, non nel senso che vengano meno le sue critiche al “Discours de la méthode“, ma nel senso che spostano la mira sulla natura “distinta” delle idee, inadeguata perché nel tracciare i confini in seno all’atto del conoscere nega la realtà di un pensiero umano che è al contrario fondato su un principio di equilibrio tra le varie facoltà coinvolte nei processi cognitivi.

De la retórica a la antropología / Andrea Battistini. - In: CUADERNOS SOBRE VICO. - ISSN 1130-7498. - STAMPA. - 32:1(2018), pp. 33-40. [10.12795/Vico.2018.i32.04]

De la retórica a la antropología

Andrea Battistini
2018

Abstract

Si sostiene la funzione gnoseologica della retorica, impiegata da Vico per ricostruire il sorgere della civiltà e il passaggio dal bestione alla condizione umana grazie alle figure retoriche della metafora, della metonimia, dell'antonomasia, convertita da Vico in universale fantastico. Se i meccanismi della retorica diedero ai bestioni la funzione gnoseologica con cui diventare uomini, ai moderni interpreti essi hanno consentito di svolgere il compito ermeneutico di interpretarne il pensiero e la mentalità primitiva. Le rivendicazioni vichiane del ruolo conoscitivo dell’ingegno, della fantasia e della memoria non sono più messe in antitesi con il ruolo della ragione, ma si vede piuttosto la ricerca di un equilibrio tra tutte le facoltà coinvolte nei processi cognitivi. Conseguentemente, non si fa più di lui un critico irriducibile della ragione, ma al contrario se ne indaga, anziché la reciproca esclusione, la mediazione e l’integrazione della componente razionale con quella ingegnosa, messi così in dialogo euristico. Nel momento in cui Vico non è più un campione di antirazionalismo, cambiano anche i suoi rapporti con il pensiero di Cartesio, non nel senso che vengano meno le sue critiche al “Discours de la méthode“, ma nel senso che spostano la mira sulla natura “distinta” delle idee, inadeguata perché nel tracciare i confini in seno all’atto del conoscere nega la realtà di un pensiero umano che è al contrario fondato su un principio di equilibrio tra le varie facoltà coinvolte nei processi cognitivi.
2018
De la retórica a la antropología / Andrea Battistini. - In: CUADERNOS SOBRE VICO. - ISSN 1130-7498. - STAMPA. - 32:1(2018), pp. 33-40. [10.12795/Vico.2018.i32.04]
Andrea Battistini
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