Il nostro saggio, così come il volume, intende esplorare i nessi tra educazione, esperienza religiosa e dimensione estetico-artistica. L’ipotesi di lavoro che guida la nostra esplorazione ha carattere pienamente pedagogico perché riteniamo che la comprensione del processo educativo in tutta la sua complessità passi necessariamente per la “scoperta” della sua natura contemporaneamente religiosa ed estetica. Il modo in cui pensiamo questi ambiti dell’esperienza umana e le categorie che vi applichiamo risentono della particolare storia culturale dell’Occidente, che ci ha consegnato rappresentazioni così consolidate e diffuse da essere ormai divenute “implicite” e irriflesse. Difatti l’articolato e complesso percorso della modernità, giunto al culmine tra il XVIII e il XIX secolo, appare attraversato dal prevalere di approcci razionalistici, di tipo metafisico o empirico-storico. Da un lato la ragione pensata come intima struttura del mondo; dall’altro la sottolineatura della sua affidabilità limitata, circoscritta ad un orizzonte “chiuso”, applicabile solo a comparti definiti della realtà e dell’esperienza. In entrambe le curvature, comunque, è la ragione a definire il terreno di gioco e le regole del sapere scientifico. Il nuovo metodo viene costruito sull’Io: il punto di partenza non è più l’evidenza di un dato di realtà/di natura che si offre all’interpretazione del soggetto, ma l’evidenza del pensiero rispetto a se stesso. Lo studio mostra il permanere della necessità di mantenere aperta la domanda di significato del reale, come Oggetto che trascende l’Io: come già il senso religioso/religiosità, anche il supposto “senso estetico” si configura come struttura educabile; e che un’educazione estetica non possa prescindere dalla consapevolezza del “potere germinativo” di concetti e parole, preoccupandosi non tanto di stabilire cosa sia bello e cosa non lo sia, ma di lasciare aperta per l’educando la possibilità dell’incontro con l’eccedenza di significato che si lascia scoprire nell’impatto con la bellezza stessa, attraverso l’incontro con gli enti finiti. Dimensione estetica e religiosa si situano allora al cuore del processo educativo in quanto domanda consapevole ed esperienza di un significato presente e contemporaneamente trascendente, senza il quale il viaggio dell’educando non potrebbe compiersi.

Il processo educativo tra religiosità ed espressione artistica: intersezioni sovrapposte e crocevia dimenticati?

Michele Caputo
;
Giorgia Pinelli
2018

Abstract

Il nostro saggio, così come il volume, intende esplorare i nessi tra educazione, esperienza religiosa e dimensione estetico-artistica. L’ipotesi di lavoro che guida la nostra esplorazione ha carattere pienamente pedagogico perché riteniamo che la comprensione del processo educativo in tutta la sua complessità passi necessariamente per la “scoperta” della sua natura contemporaneamente religiosa ed estetica. Il modo in cui pensiamo questi ambiti dell’esperienza umana e le categorie che vi applichiamo risentono della particolare storia culturale dell’Occidente, che ci ha consegnato rappresentazioni così consolidate e diffuse da essere ormai divenute “implicite” e irriflesse. Difatti l’articolato e complesso percorso della modernità, giunto al culmine tra il XVIII e il XIX secolo, appare attraversato dal prevalere di approcci razionalistici, di tipo metafisico o empirico-storico. Da un lato la ragione pensata come intima struttura del mondo; dall’altro la sottolineatura della sua affidabilità limitata, circoscritta ad un orizzonte “chiuso”, applicabile solo a comparti definiti della realtà e dell’esperienza. In entrambe le curvature, comunque, è la ragione a definire il terreno di gioco e le regole del sapere scientifico. Il nuovo metodo viene costruito sull’Io: il punto di partenza non è più l’evidenza di un dato di realtà/di natura che si offre all’interpretazione del soggetto, ma l’evidenza del pensiero rispetto a se stesso. Lo studio mostra il permanere della necessità di mantenere aperta la domanda di significato del reale, come Oggetto che trascende l’Io: come già il senso religioso/religiosità, anche il supposto “senso estetico” si configura come struttura educabile; e che un’educazione estetica non possa prescindere dalla consapevolezza del “potere germinativo” di concetti e parole, preoccupandosi non tanto di stabilire cosa sia bello e cosa non lo sia, ma di lasciare aperta per l’educando la possibilità dell’incontro con l’eccedenza di significato che si lascia scoprire nell’impatto con la bellezza stessa, attraverso l’incontro con gli enti finiti. Dimensione estetica e religiosa si situano allora al cuore del processo educativo in quanto domanda consapevole ed esperienza di un significato presente e contemporaneamente trascendente, senza il quale il viaggio dell’educando non potrebbe compiersi.
2018
Arte, religiosità, educazione. Esplorazioni e percorsi
7
31
Michele Caputo; Giorgia Pinelli
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/674655
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact