Nell’estate del 1727 si trovarono a condividere la scena teatrale bolognese Farinelli, astro nascente, e Antonio Bernacchi, virtuoso di grido e maestro di canto. La versione più diffusa dei fatti vorrebbe che il Farinelli avesse sfidato con boria in una gara di variazioni il più anziano collega; i due si lanciarono così in un susseguirsi di improvvisazioni estemporanee e di reciproche imitazioni: Bernacchi non solo ebbe la meglio, ma indusse addirittura Farinelli a chiedergli lezioni di canto. Tale racconto fu importante per l’affermarsi nell’immaginario collettivo della rilevanza della scuola di Bernacchi, e della sua caratteristica di essere una tappa di perfezionamento per virtuosi già in pieno possesso delle proprie capacità vocali. In realtà le narrazioni sull’incontro si moltiplicarono fino al primo Ottocento, e il grado di verità in esse contenute è da vagliarsi caso per caso; tutte hanno però in comune una tendenza: quella di descrivere i due virtuosi secondo un calco quasi tipico – che ricorre in molti passaggi di autori e trattatisti coevi e posteriori (B. Marcello, 1720; P. F. Tosi 1724; V. Martinelli 1758; F. Algarotti 1763; E. Arteaga 1783) – in cui i due assurgono ad exempla, l’uno incarnazione delle caratteristiche musicali e umane che doveva avere il buon virtuoso, l’altro rappresentante ideale del buon maestro di canto. Il mio intervento si propone di ricostruire con fondamento archivistico quello che accadde veramente tra i due cantanti e di chiarire le modalità con cui nella letteratura successiva fu ornato l’accaduto. Potrò quindi evidenziare come, piuttosto che un ennesimo episodio negativo sulle attitudini divistiche dei cantanti castrati, sia in realtà rappresentazione di un topos diametralmente opposto, e positivo: quello dei colleghi che si imitano in un rapporto virtuoso.

Il mito della competizione tra virtuosi: quando Farinelli sfidò Bernacchi (Bologna 1727)

valentina anzani
2019

Abstract

Nell’estate del 1727 si trovarono a condividere la scena teatrale bolognese Farinelli, astro nascente, e Antonio Bernacchi, virtuoso di grido e maestro di canto. La versione più diffusa dei fatti vorrebbe che il Farinelli avesse sfidato con boria in una gara di variazioni il più anziano collega; i due si lanciarono così in un susseguirsi di improvvisazioni estemporanee e di reciproche imitazioni: Bernacchi non solo ebbe la meglio, ma indusse addirittura Farinelli a chiedergli lezioni di canto. Tale racconto fu importante per l’affermarsi nell’immaginario collettivo della rilevanza della scuola di Bernacchi, e della sua caratteristica di essere una tappa di perfezionamento per virtuosi già in pieno possesso delle proprie capacità vocali. In realtà le narrazioni sull’incontro si moltiplicarono fino al primo Ottocento, e il grado di verità in esse contenute è da vagliarsi caso per caso; tutte hanno però in comune una tendenza: quella di descrivere i due virtuosi secondo un calco quasi tipico – che ricorre in molti passaggi di autori e trattatisti coevi e posteriori (B. Marcello, 1720; P. F. Tosi 1724; V. Martinelli 1758; F. Algarotti 1763; E. Arteaga 1783) – in cui i due assurgono ad exempla, l’uno incarnazione delle caratteristiche musicali e umane che doveva avere il buon virtuoso, l’altro rappresentante ideale del buon maestro di canto. Il mio intervento si propone di ricostruire con fondamento archivistico quello che accadde veramente tra i due cantanti e di chiarire le modalità con cui nella letteratura successiva fu ornato l’accaduto. Potrò quindi evidenziare come, piuttosto che un ennesimo episodio negativo sulle attitudini divistiche dei cantanti castrati, sia in realtà rappresentazione di un topos diametralmente opposto, e positivo: quello dei colleghi che si imitano in un rapporto virtuoso.
2019
Musical Improvisation in the Baroque Era
223
240
valentina anzani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/673523
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