Nonostante la Legge Delrio n. 56/2014 abbia introdotto una vera e propria rivoluzione in ambito territoriale, dettando disposizioni in ordine alle dieci Città Metropolitane e all’assetto delle nuove Amministrazioni Provinciali, a quattro anni dalla riforma e soprattutto alla luce del fallimento del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre 2016, risulta oggi quanto mai necessaria una riflessione sulla forma e sul ruolo delle città metropolitane. Queste sono entità sempre più complesse, sia in senso geografico, a causa dei flussi e degli spostamenti di coloro che le vivono, sia da un punto di vista sociologico, economico e politico, a causa del radicale cambiamento che ne interessa i processi e gli attori. Le esigenze dei city users mutano costantemente, determinandone le relazioni e tracciando confini sempre più variabili, “polimorfi”, “tentacolari” (Scaglione, 2014), impossibili da disegnare con canoniche classificazioni de iure. L’interpretazione di questa complessità, non riconducibile ad un unico e universale framework, necessita un radicale mutamento di prospettiva. Focalizzandosi sul caso studio di Bologna, il contributo traccia un metodo di lettura innovativo, che riconoscendo nel territorio metropolitano “città liquida”, ritorna ad una visione, “una fotografia dall’alto” guidata quella che il filosofo francese Pierre Levy definisce intelligenza collettiva (Levy, 1996), ossia una coscienza di luogo che permette da un lato l’effettivo sviluppo delle competenze del territorio metropolitano, e dall’altro la cura delle sue mancanze.

Città Liquide. Uno strumento di analisi per la pianificazione strategica delle Città Metropolitane future e il caso di Bologna.

Simona Tondelli
2018

Abstract

Nonostante la Legge Delrio n. 56/2014 abbia introdotto una vera e propria rivoluzione in ambito territoriale, dettando disposizioni in ordine alle dieci Città Metropolitane e all’assetto delle nuove Amministrazioni Provinciali, a quattro anni dalla riforma e soprattutto alla luce del fallimento del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre 2016, risulta oggi quanto mai necessaria una riflessione sulla forma e sul ruolo delle città metropolitane. Queste sono entità sempre più complesse, sia in senso geografico, a causa dei flussi e degli spostamenti di coloro che le vivono, sia da un punto di vista sociologico, economico e politico, a causa del radicale cambiamento che ne interessa i processi e gli attori. Le esigenze dei city users mutano costantemente, determinandone le relazioni e tracciando confini sempre più variabili, “polimorfi”, “tentacolari” (Scaglione, 2014), impossibili da disegnare con canoniche classificazioni de iure. L’interpretazione di questa complessità, non riconducibile ad un unico e universale framework, necessita un radicale mutamento di prospettiva. Focalizzandosi sul caso studio di Bologna, il contributo traccia un metodo di lettura innovativo, che riconoscendo nel territorio metropolitano “città liquida”, ritorna ad una visione, “una fotografia dall’alto” guidata quella che il filosofo francese Pierre Levy definisce intelligenza collettiva (Levy, 1996), ossia una coscienza di luogo che permette da un lato l’effettivo sviluppo delle competenze del territorio metropolitano, e dall’altro la cura delle sue mancanze.
2018
Camilla Fabbri, Gianluigi Chiaro, Simona Tondelli
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