Il saggio procede dalla pubblicazione delle principali opere anatomiche di Berengario, docente allo Studium di Bologna, nel 1521 e 1522: opere di cui egli cura le illustrazioni ritenendole componente essenziale per l’avanzamento delle conoscenze, e nelle quali al tempo stesso sottolinea l’importanza della sua disciplina per lo sviluppo dell’arte di raffigurare il corpo (“in lineandis membris”). Intende dunque mostrare come il parallelo sviluppo della scienza anatomica e delle arti figurative, specialmente in Italia, abbia prodotto un reciproco arricchimento. Osserva come il paradigma fissato fin dai tempi della medicina greca, secondo cui la conoscenza si basa sul connubio fra “videre” e “intelligere”, si arricchisca in questo periodo della considerazione del tatto e dell’esame diretto, incidendo sull’‘emancipazione’ delle arti verso la considerazione di discipline liberali. Mettendo in rilievo, attraverso passi dei suoi testi, la centralità del pensiero di Leon Battista Alberti per la messa a punto di un’arte interessata a raffigurare il corpo umano e il suo movimento, individua gli artisti che hanno contribuito allo sviluppo di questi studi, intrecciati alla ricerca medica e anatomica e funzionali all’evoluzione dell’arte come attività conoscitiva. Prende dunque brevemente in esame l’operato di Donatello e Masaccio, di Pollaiolo, di Michelangelo, evidenziando l’influenza da essi esercitata; citando sue riflessioni, puntualizza infine come Leonardo sia partecipe di questa storia, ma se ne distingua per un atteggiamento conoscitivo che getta un ponte ulteriore fra il mondo dell’arte (e delle sue botteghe) e quello della scienza.
Arte e anatomia fra Quattro e Cinquecento
Sonia Cavicchioli
2018
Abstract
Il saggio procede dalla pubblicazione delle principali opere anatomiche di Berengario, docente allo Studium di Bologna, nel 1521 e 1522: opere di cui egli cura le illustrazioni ritenendole componente essenziale per l’avanzamento delle conoscenze, e nelle quali al tempo stesso sottolinea l’importanza della sua disciplina per lo sviluppo dell’arte di raffigurare il corpo (“in lineandis membris”). Intende dunque mostrare come il parallelo sviluppo della scienza anatomica e delle arti figurative, specialmente in Italia, abbia prodotto un reciproco arricchimento. Osserva come il paradigma fissato fin dai tempi della medicina greca, secondo cui la conoscenza si basa sul connubio fra “videre” e “intelligere”, si arricchisca in questo periodo della considerazione del tatto e dell’esame diretto, incidendo sull’‘emancipazione’ delle arti verso la considerazione di discipline liberali. Mettendo in rilievo, attraverso passi dei suoi testi, la centralità del pensiero di Leon Battista Alberti per la messa a punto di un’arte interessata a raffigurare il corpo umano e il suo movimento, individua gli artisti che hanno contribuito allo sviluppo di questi studi, intrecciati alla ricerca medica e anatomica e funzionali all’evoluzione dell’arte come attività conoscitiva. Prende dunque brevemente in esame l’operato di Donatello e Masaccio, di Pollaiolo, di Michelangelo, evidenziando l’influenza da essi esercitata; citando sue riflessioni, puntualizza infine come Leonardo sia partecipe di questa storia, ma se ne distingua per un atteggiamento conoscitivo che getta un ponte ulteriore fra il mondo dell’arte (e delle sue botteghe) e quello della scienza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.