Il volume si presenta con le caratteristiche di una relativa novità, per quanto la connessione/ intersezione fra i tre grandi nuclei tematici affrontati (arte, religiosità, educazione) sia da tempo nota e studiata. In realtà, la novità di questa esplorazione comincia con la ridefinizione, operata dai Curatori del volume, delle categorie di lettura da utilizzare: si parla infatti di espressione artistica come qualcosa di più ampio della produzione di un’opera d’arte, e per questo motivo nel volume si rintracciano riflessioni di specialisti che toccano la musica, il teatro, la danza, e perfino il disegno infantile. Espressione artistica, dunque, è un quid che solo talvolta si traduce nella produzione di un “oggetto” riconoscibile come “opera d’arte”, ma che in larga parte si identifica nei processi della sua peculiare espressività, come nel caso dell’attore di Grotowski di cui ci parla De Marinis nel suo saggio, o della danza di cui parla Alba Naccari, o dell’ascesi dell’attore nel teatro giapponese del no, di cui ha scritto Matteo Casari, o delle percezioni dell’arte figurativa di cui scrive Fabrizio Lollini. E in tutti questi casi la connessione fra l’espressione artistica e la religiosità appare abbastanza chiara. Altro campo di espressività artistica abbastanza connesso con la religiosità è certamente la musica. Nei loro saggi, in parallelo, mentre Cesarino Ruini ricostruisce storicamente l’uso della musica sacra nella formazione religiosa della tradizione cristiana, Chiara Sirk analizza il senso religioso nella popular music (Guccini, De André, Springsteen, Bob Dylan), individuando in questa produzione una matrice identificabile come una forma di religiosità. E infine i saggi di Casadei, Fedeli e Musaio integrano, con alcune altre prospettive pedagogiche, l’impianto teoretico fornito dai Curatori (Caputo e Pinelli) nel loro saggio introduttivo. Il volume è chiuso da una pregevole riflessione di R. Gabbiadini, che riferisce una ricerca sul campo curata dall’ISSR di Forlì, in cui alcuni insegnanti di religione hanno stimolato l’espressività di bambini al di sotto dei 10 anni attraverso il “disegno di Dio”. I disegni concreti costituiscono così un “caso” specifico e un “punto di intersezione” di quanto teorizzato nella prima parte del volume. Il lavoro compiuto costituisce quindi la rinnovata apertura di “crocevia dimenticati” verso nuove direzioni di ricerca.

Arte, religiosità, educazione. Esplorazioni e percorsi

Caputo Michele
;
Pinelli Giorgia
2018

Abstract

Il volume si presenta con le caratteristiche di una relativa novità, per quanto la connessione/ intersezione fra i tre grandi nuclei tematici affrontati (arte, religiosità, educazione) sia da tempo nota e studiata. In realtà, la novità di questa esplorazione comincia con la ridefinizione, operata dai Curatori del volume, delle categorie di lettura da utilizzare: si parla infatti di espressione artistica come qualcosa di più ampio della produzione di un’opera d’arte, e per questo motivo nel volume si rintracciano riflessioni di specialisti che toccano la musica, il teatro, la danza, e perfino il disegno infantile. Espressione artistica, dunque, è un quid che solo talvolta si traduce nella produzione di un “oggetto” riconoscibile come “opera d’arte”, ma che in larga parte si identifica nei processi della sua peculiare espressività, come nel caso dell’attore di Grotowski di cui ci parla De Marinis nel suo saggio, o della danza di cui parla Alba Naccari, o dell’ascesi dell’attore nel teatro giapponese del no, di cui ha scritto Matteo Casari, o delle percezioni dell’arte figurativa di cui scrive Fabrizio Lollini. E in tutti questi casi la connessione fra l’espressione artistica e la religiosità appare abbastanza chiara. Altro campo di espressività artistica abbastanza connesso con la religiosità è certamente la musica. Nei loro saggi, in parallelo, mentre Cesarino Ruini ricostruisce storicamente l’uso della musica sacra nella formazione religiosa della tradizione cristiana, Chiara Sirk analizza il senso religioso nella popular music (Guccini, De André, Springsteen, Bob Dylan), individuando in questa produzione una matrice identificabile come una forma di religiosità. E infine i saggi di Casadei, Fedeli e Musaio integrano, con alcune altre prospettive pedagogiche, l’impianto teoretico fornito dai Curatori (Caputo e Pinelli) nel loro saggio introduttivo. Il volume è chiuso da una pregevole riflessione di R. Gabbiadini, che riferisce una ricerca sul campo curata dall’ISSR di Forlì, in cui alcuni insegnanti di religione hanno stimolato l’espressività di bambini al di sotto dei 10 anni attraverso il “disegno di Dio”. I disegni concreti costituiscono così un “caso” specifico e un “punto di intersezione” di quanto teorizzato nella prima parte del volume. Il lavoro compiuto costituisce quindi la rinnovata apertura di “crocevia dimenticati” verso nuove direzioni di ricerca.
2018
186
978-88-917-8196-3
Caputo Michele; Pinelli Giorgia
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