Fra le proposte mediali contemporanee le serie tv si caratterizzano come le più gettonate, al punto da poter immaginare una sorta di mutazione in atto da parte delle case di produzione, attente ad inserire sul mercato storie che contengano elementi innovativi, o classici realizzati in modo originale, basati su intrecci virtuosi ed eccellenti recitazioni. Il trend è così diffuso da occupare molte delle pagine dei quotidiani e dei periodici. Da Wired a Focus, a Repubblica fino al Corriere della Sera solo per citarne alcuni, diversi sono stati gli articoli dedicati all’argomento. I drama piacciono, intrigano, appassionano al punto che ciò che interessa al giornalismo mass mediale non sono solo le storie: riguarda piuttosto le abitudini di fruizione che si vanno configurando, le possibilità d’uso delle serie in più territori discorsivi, di essere utilizzate nelle conversazioni di tutti i giorni o di entrare nel repertorio comune per essere citate a mo’ d’esempio, fino a riscuotere interesse anche nell’ambito scientifico . Più di ogni altra cosa il consumo di una serie tv chiama in causa una cornice passionale che coinvolge prodotto e consumatore. La sua visione è solitamente legata a una forma di piacere che può svilupparsi per gradazioni diverse, contribuendo alla definizione dello stesso spettatore: disciplinato, ordinato, appassionato o fan. Al pari di altri prodotti culturali di qualità, le serie sembrano capaci di aprire allo spazio della gratificazione, alla “possibilità di una dialettica del desiderio, di una imprevisione del godimento: che il gioco non sia già chiuso, che ci sia un gioco.” . Un’oscillazione, un fare dinamico che muove le audience verso i prodotti, e i prodotti – sempre più attrattivi - sembrano dare prova di desiderare i loro pubblici. L’ambito passionale richiama l’idea di engagement, quella relazione fra testo e lettore che sfocia in forme stimolanti e reciproche di complicità . La situazione di fruizione diviene per molti, e in molti casi, un’esperienza immersiva, che coinvolge soprattutto a livello emozionale, amplificando quindi la durata del piacere oltre il momento della visione di una puntata della serie . Si tratta di un complesso insieme di pratiche legate alla ricezione personalizzata del testo, nonché alla sua condivisione con altri. Pratiche che riguardano l’attività stessa del consumo, l’accumulo di dati sulla serie, la sua socializzazione e il conseguente scambio di contenuti e interpretazioni. L’attaccamento a un tv drama si configura dunque come un insieme di azioni che (talvolta) prendono corpo attraverso modalità di interazione basate sulla narrazione, sia su quella messa in atto dal testo che sulle sue derive, proposte proprio dalle audience. Le connessioni fra pubblici e pubblici, e pubblici e serie sono comprese entro modalità comunicative che tengono conto anche dei dispositivi su cui si realizzano, rientrando quindi “in una situazione complessiva dell’esperienza sociale in cui i media sono molto più intimamente connessi al vivere quotidiano e perciò stesso meno individuabili” . Il cambiamento dovuto ai nuovi device di comunicazione chiama in causa anche il rapporto che va a configurarsi fra questi oggetti e gli utenti che li utilizzano, in quanto nuovi mediatori di esperienza (Eugeni 2014). Se si considerano le possibilità offerte dalle mobilità miniaturizzate (cellulari, PC portatili, tablet) è evidente quanto il loro uso – sempre più costante nelle nostra quotidianità – ridefinisca il flusso della vita sociale e la pianificazione degli eventi secondo uno schema io-centrato . Tutto ciò ricade naturalmente anche sulle scelte di consumo dei prodotti mediali che possono essere fruiti in autonomia, negli spazi e nei tempi più congeniali: “Il grado maggiore o minore di attività dell’audience è primariamente una questione di apparato o, per meglio dire, della sua ridefinizione in prospettiva convergente. (…) [È l’apparato] quindi che riarticola sia l’esperienza dello spettatore verso una maggiore interattività, sia la ridefinizione della testualità in modi adatti a venire incontro a questa nuova agency” . Dato l’ampio ventaglio di possibilità offerto dai sistemi di comunicazione mobile, è chiaro che “il compito di mantenere compatti il proprio sé e la propria rete sociale è sempre più riconfigurato attorno a un click del mouse (o del cellulare)” . L’utilizzo delle mobilità miniaturizzate comporta dunque un processo di trasformazione dell’esperienza personale e sociale attraverso l’“immagazzinamento” e il successivo “recupero” di affetti che comprendono anche il legame con i prodotti mediali, le narrazioni e le passioni che contengono, sedimentandosi sia nelle storie individuali dei pubblici che nei supporti tecnologici di cui fanno uso. Gli aspetti legati alla sfera emotiva non appartengono dunque solo alla relazione fra pubblico e narrazione testuale, ma, sempre più, si connettono con un preciso piano di propagazione dei prodotti mediali, secondo tempi e spazi definiti. La “regia” emotiva delle relazioni fra testo e pubblico passa dunque anche attraverso le strategie di distribuzione da un lato, e le tattiche di reperimento dall’altro concorrendo alla determinazione della tensione per l’attesa delle singole puntate che – quando la serie funziona – dura fino alla sua conclusione, alla fine definitiva, che viene vissuta in modo particolarmente patemico dalle audience affezionate. In questo articolo ci soffermeremo in particolare sulle dinamiche che contraddistinguono l’attesa della serie tv da parte delle audience e il loro modo di discuterne in alcuni spazi di Internet. In particolare sono state considerate alcune pagine Facebook e Youtube dedicate a specifici drama .

In dolce attesa. Audience online e TV drama.

antonella mascio
2018

Abstract

Fra le proposte mediali contemporanee le serie tv si caratterizzano come le più gettonate, al punto da poter immaginare una sorta di mutazione in atto da parte delle case di produzione, attente ad inserire sul mercato storie che contengano elementi innovativi, o classici realizzati in modo originale, basati su intrecci virtuosi ed eccellenti recitazioni. Il trend è così diffuso da occupare molte delle pagine dei quotidiani e dei periodici. Da Wired a Focus, a Repubblica fino al Corriere della Sera solo per citarne alcuni, diversi sono stati gli articoli dedicati all’argomento. I drama piacciono, intrigano, appassionano al punto che ciò che interessa al giornalismo mass mediale non sono solo le storie: riguarda piuttosto le abitudini di fruizione che si vanno configurando, le possibilità d’uso delle serie in più territori discorsivi, di essere utilizzate nelle conversazioni di tutti i giorni o di entrare nel repertorio comune per essere citate a mo’ d’esempio, fino a riscuotere interesse anche nell’ambito scientifico . Più di ogni altra cosa il consumo di una serie tv chiama in causa una cornice passionale che coinvolge prodotto e consumatore. La sua visione è solitamente legata a una forma di piacere che può svilupparsi per gradazioni diverse, contribuendo alla definizione dello stesso spettatore: disciplinato, ordinato, appassionato o fan. Al pari di altri prodotti culturali di qualità, le serie sembrano capaci di aprire allo spazio della gratificazione, alla “possibilità di una dialettica del desiderio, di una imprevisione del godimento: che il gioco non sia già chiuso, che ci sia un gioco.” . Un’oscillazione, un fare dinamico che muove le audience verso i prodotti, e i prodotti – sempre più attrattivi - sembrano dare prova di desiderare i loro pubblici. L’ambito passionale richiama l’idea di engagement, quella relazione fra testo e lettore che sfocia in forme stimolanti e reciproche di complicità . La situazione di fruizione diviene per molti, e in molti casi, un’esperienza immersiva, che coinvolge soprattutto a livello emozionale, amplificando quindi la durata del piacere oltre il momento della visione di una puntata della serie . Si tratta di un complesso insieme di pratiche legate alla ricezione personalizzata del testo, nonché alla sua condivisione con altri. Pratiche che riguardano l’attività stessa del consumo, l’accumulo di dati sulla serie, la sua socializzazione e il conseguente scambio di contenuti e interpretazioni. L’attaccamento a un tv drama si configura dunque come un insieme di azioni che (talvolta) prendono corpo attraverso modalità di interazione basate sulla narrazione, sia su quella messa in atto dal testo che sulle sue derive, proposte proprio dalle audience. Le connessioni fra pubblici e pubblici, e pubblici e serie sono comprese entro modalità comunicative che tengono conto anche dei dispositivi su cui si realizzano, rientrando quindi “in una situazione complessiva dell’esperienza sociale in cui i media sono molto più intimamente connessi al vivere quotidiano e perciò stesso meno individuabili” . Il cambiamento dovuto ai nuovi device di comunicazione chiama in causa anche il rapporto che va a configurarsi fra questi oggetti e gli utenti che li utilizzano, in quanto nuovi mediatori di esperienza (Eugeni 2014). Se si considerano le possibilità offerte dalle mobilità miniaturizzate (cellulari, PC portatili, tablet) è evidente quanto il loro uso – sempre più costante nelle nostra quotidianità – ridefinisca il flusso della vita sociale e la pianificazione degli eventi secondo uno schema io-centrato . Tutto ciò ricade naturalmente anche sulle scelte di consumo dei prodotti mediali che possono essere fruiti in autonomia, negli spazi e nei tempi più congeniali: “Il grado maggiore o minore di attività dell’audience è primariamente una questione di apparato o, per meglio dire, della sua ridefinizione in prospettiva convergente. (…) [È l’apparato] quindi che riarticola sia l’esperienza dello spettatore verso una maggiore interattività, sia la ridefinizione della testualità in modi adatti a venire incontro a questa nuova agency” . Dato l’ampio ventaglio di possibilità offerto dai sistemi di comunicazione mobile, è chiaro che “il compito di mantenere compatti il proprio sé e la propria rete sociale è sempre più riconfigurato attorno a un click del mouse (o del cellulare)” . L’utilizzo delle mobilità miniaturizzate comporta dunque un processo di trasformazione dell’esperienza personale e sociale attraverso l’“immagazzinamento” e il successivo “recupero” di affetti che comprendono anche il legame con i prodotti mediali, le narrazioni e le passioni che contengono, sedimentandosi sia nelle storie individuali dei pubblici che nei supporti tecnologici di cui fanno uso. Gli aspetti legati alla sfera emotiva non appartengono dunque solo alla relazione fra pubblico e narrazione testuale, ma, sempre più, si connettono con un preciso piano di propagazione dei prodotti mediali, secondo tempi e spazi definiti. La “regia” emotiva delle relazioni fra testo e pubblico passa dunque anche attraverso le strategie di distribuzione da un lato, e le tattiche di reperimento dall’altro concorrendo alla determinazione della tensione per l’attesa delle singole puntate che – quando la serie funziona – dura fino alla sua conclusione, alla fine definitiva, che viene vissuta in modo particolarmente patemico dalle audience affezionate. In questo articolo ci soffermeremo in particolare sulle dinamiche che contraddistinguono l’attesa della serie tv da parte delle audience e il loro modo di discuterne in alcuni spazi di Internet. In particolare sono state considerate alcune pagine Facebook e Youtube dedicate a specifici drama .
2018
TEMPO DI SERIE La temporalità nella narrazione seriale
67
82
antonella mascio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/654056
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