Il recupero di settori “strategici” compresi nei tessuti urbani consolidati e di maggior pregio è sovente legato alla dismissione dei beni demaniali e militari. Nel caso torinese, già di per sé connotato da un elevato grado di complessità, appare di notevole interesse, considerati gli eventi che hanno accompagnato (e seguito) la dismissione della cosiddetta Zona di Comando, comprendente manufatti e pertinenze dell’Accademia Militare, dal 1946 destinata ad ospitare i nuclei tecnici ed operativi delle Forze Armate dell’Esercito. Il complesso assume particolare interesse e rilievo data la localizzazione, dimensione e valore degli immobili in oggetto, facenti parte dello storico complesso dinastico di Palazzo Reale. Una “partita”, quella del trasferimento e dismissione, che si protrae da quasi tre decenni e parrebbe ora avviata ad un nuovo ciclo di vita destinato a concretizzarsi quando fabbriche e spazi aperti potranno essere destinati ad ospitare servizi ed attrezzature civili di valenza urbana e territoriale. Il processo di trasformazione si è sviluppato, non senza polemiche, dopo il primo recupero edilizio avviato dall’Università di Torino, che ha tuttavia interessato una limita porzione del comparto: lungi dal “segnare” un percorso certo, l’intervento non è valso a stimolare l’iniziativa degli attori istituzionali coinvolti. Non sono mancati, negli anni a seguire, vivaci dibattiti ed annose controversie per la determinazione dei nuovi assetti: ha invece assunto un’aspra e divisiva connotazione politica la querelle tra i fautori dei Beni comuni contro l’esigenza improcrastinabile, di restituire sicurezza e funzionalità agli immobili nel quadro di un radicamente mutato assetto patrimoniale, seguito alla cartolarizzazione degli immobili. L’indubbio valore testimoniale e simbolico del complesso determina, con ragione, numerosi interrogativi circa le destinazioni d’uso, generando conflitti tra le esigenze di recupero/conservazione edilizia e monumentale e le valorizzazioni economiche attese.

Dai fasti all'abbandono. Il recupero della Zona di Comando di Palazzo Reale a Torino.

Andreina Milan
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2018

Abstract

Il recupero di settori “strategici” compresi nei tessuti urbani consolidati e di maggior pregio è sovente legato alla dismissione dei beni demaniali e militari. Nel caso torinese, già di per sé connotato da un elevato grado di complessità, appare di notevole interesse, considerati gli eventi che hanno accompagnato (e seguito) la dismissione della cosiddetta Zona di Comando, comprendente manufatti e pertinenze dell’Accademia Militare, dal 1946 destinata ad ospitare i nuclei tecnici ed operativi delle Forze Armate dell’Esercito. Il complesso assume particolare interesse e rilievo data la localizzazione, dimensione e valore degli immobili in oggetto, facenti parte dello storico complesso dinastico di Palazzo Reale. Una “partita”, quella del trasferimento e dismissione, che si protrae da quasi tre decenni e parrebbe ora avviata ad un nuovo ciclo di vita destinato a concretizzarsi quando fabbriche e spazi aperti potranno essere destinati ad ospitare servizi ed attrezzature civili di valenza urbana e territoriale. Il processo di trasformazione si è sviluppato, non senza polemiche, dopo il primo recupero edilizio avviato dall’Università di Torino, che ha tuttavia interessato una limita porzione del comparto: lungi dal “segnare” un percorso certo, l’intervento non è valso a stimolare l’iniziativa degli attori istituzionali coinvolti. Non sono mancati, negli anni a seguire, vivaci dibattiti ed annose controversie per la determinazione dei nuovi assetti: ha invece assunto un’aspra e divisiva connotazione politica la querelle tra i fautori dei Beni comuni contro l’esigenza improcrastinabile, di restituire sicurezza e funzionalità agli immobili nel quadro di un radicamente mutato assetto patrimoniale, seguito alla cartolarizzazione degli immobili. L’indubbio valore testimoniale e simbolico del complesso determina, con ragione, numerosi interrogativi circa le destinazioni d’uso, generando conflitti tra le esigenze di recupero/conservazione edilizia e monumentale e le valorizzazioni economiche attese.
2018
Frammenti di città. Aree dismesse tra rinascita e cultura del progetto.
219
242
Andreina Milan
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