Nel corso degli ultimi anni le Regioni italiane sono divenute degli importanti attori nell’ambito della produzione audiovisiva per risorse e servizi erogati. Tale operosità è oggi accompagnata da un’azione altrettanto vigorosa (ma meno evidente agli occhi dei più) sul piano normativo, volta ad ampliare i poteri e la legittimità del loro intervento. Questa azione si declina a livello regionale (dove sono state emanate numerose leggi-quadro in materia di spettacolo), nazionale (con una lenta ma progressiva rinegoziazione dei poteri tra Stato e Regioni) e comunitario (nel novembre 2013 la Commissione Europea ha rivisto le norme sugli aiuti di Stato in materia di audiovisivo legittimando, non senza sorprese, l’azione delle amministrazioni pubbliche locali, sebbene questa sia potenzialmente distorsiva nei confronti dei principi che regolano il mercato unico europeo). Mai i successi conseguiti e le battaglie in corso (ad esempio la richiesta di un riconoscimento nazionale delle film commission) sono numerose. L’articolo si propone di indagare il crescente ruolo riconosciuto alle Regioni a livello normativo, i principi (sussidiarietà?), gli obiettivi (economici? culturali?) e le criticità che accompagnano questo passaggio storico (disarmonia di norme, disorientamento per i produttori stranieri, possibili sprechi di denaro, ecc.), e i nuovi scenari che ne potrebbero scaturire: che ruolo avrà lo Stato all’interno di un sistema-cinema sempre più federale? Come potranno gli organi comunitari bilanciare i propri sforzi per slegare le attività produttive dai singoli confini nazionali con i tentativi delle Regioni di ancorare il processo produttivo ai propri territori

Regioni alla ribalta: vizi e virtù di un incipiente federalismo cinematografico

Marco Cucco
2014

Abstract

Nel corso degli ultimi anni le Regioni italiane sono divenute degli importanti attori nell’ambito della produzione audiovisiva per risorse e servizi erogati. Tale operosità è oggi accompagnata da un’azione altrettanto vigorosa (ma meno evidente agli occhi dei più) sul piano normativo, volta ad ampliare i poteri e la legittimità del loro intervento. Questa azione si declina a livello regionale (dove sono state emanate numerose leggi-quadro in materia di spettacolo), nazionale (con una lenta ma progressiva rinegoziazione dei poteri tra Stato e Regioni) e comunitario (nel novembre 2013 la Commissione Europea ha rivisto le norme sugli aiuti di Stato in materia di audiovisivo legittimando, non senza sorprese, l’azione delle amministrazioni pubbliche locali, sebbene questa sia potenzialmente distorsiva nei confronti dei principi che regolano il mercato unico europeo). Mai i successi conseguiti e le battaglie in corso (ad esempio la richiesta di un riconoscimento nazionale delle film commission) sono numerose. L’articolo si propone di indagare il crescente ruolo riconosciuto alle Regioni a livello normativo, i principi (sussidiarietà?), gli obiettivi (economici? culturali?) e le criticità che accompagnano questo passaggio storico (disarmonia di norme, disorientamento per i produttori stranieri, possibili sprechi di denaro, ecc.), e i nuovi scenari che ne potrebbero scaturire: che ruolo avrà lo Stato all’interno di un sistema-cinema sempre più federale? Come potranno gli organi comunitari bilanciare i propri sforzi per slegare le attività produttive dai singoli confini nazionali con i tentativi delle Regioni di ancorare il processo produttivo ai propri territori
2014
BN
Marco Cucco
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