Negli ultimi tempi lo stato di salute dell’italiano, soprattutto nelle generazioni più giovani, è stato al centro di un dibattito molto acceso. L'attenzione si è concentrata soprattutto sulla lingua usata dagli studenti universitari, cioè su quel segmento della cosiddetta generazione dei ‘giovani’ dal quale ci si aspetterebbe una competenza linguistica più solida. Se è vero che le giovani generazioni sono spesso il motore del cambiamento linguistico, vedere le presunte innovazioni attecchire nel segmento teoricamente più colto di questo gruppo sociale indica una loro pro-fonda penetrazione nel repertorio linguistico della comunità. Questo articolo presenta alcuni risultati di una indagine empirica condotta su circa 200 studenti e studentesse dell'Università di Bologna, finalizzata a indagare la competenza passiva (cioè in ricezione) rispetto alla manifestazione, in situazioni formali ed informali, di alcuni tratti ritenuti peculiari dell'italiano neo-standard. Lo scopo dell'indagine è quello di capire quali gradi diversi di sensibilità i giovani parlanti 'colti' mostrino verso questi tratti e, dunque, quali tratti possano essere considerati ormai pienamente acclimatati nell'uso e quali, invece, ancora collocati alla periferia del sistema. I risultati mostrano che, come prevedibile, i tratti dell'italiano neostandard non sono un 'blocco monolitico', ma hanno gradi di penetrazione diversi nel sistema. Inoltre, emerge in modo molto chiaro che parallelamente alla penetrazione di tratti 'innovativi', vi è una estromissione dal sistema di tratti in teoria perfettamente standard. Vi sono infatti costrutti del tutto standard che vengono etichettati come scarsamebte eccettabili da una percentuale inaspettatamente alta di informanti. Questo dato, piuttosto trascurato nella lettaratura, mostra come le dinamiche attualmente in atto nel diasistema italiano siano decisamente più complesse di quanto si sia a lungo pensato.

Sulla penetrazione di tratti neo-standard nell’italiano degli studenti universitari. Primi risultati di un’indagine empirica

N. Grandi
2018

Abstract

Negli ultimi tempi lo stato di salute dell’italiano, soprattutto nelle generazioni più giovani, è stato al centro di un dibattito molto acceso. L'attenzione si è concentrata soprattutto sulla lingua usata dagli studenti universitari, cioè su quel segmento della cosiddetta generazione dei ‘giovani’ dal quale ci si aspetterebbe una competenza linguistica più solida. Se è vero che le giovani generazioni sono spesso il motore del cambiamento linguistico, vedere le presunte innovazioni attecchire nel segmento teoricamente più colto di questo gruppo sociale indica una loro pro-fonda penetrazione nel repertorio linguistico della comunità. Questo articolo presenta alcuni risultati di una indagine empirica condotta su circa 200 studenti e studentesse dell'Università di Bologna, finalizzata a indagare la competenza passiva (cioè in ricezione) rispetto alla manifestazione, in situazioni formali ed informali, di alcuni tratti ritenuti peculiari dell'italiano neo-standard. Lo scopo dell'indagine è quello di capire quali gradi diversi di sensibilità i giovani parlanti 'colti' mostrino verso questi tratti e, dunque, quali tratti possano essere considerati ormai pienamente acclimatati nell'uso e quali, invece, ancora collocati alla periferia del sistema. I risultati mostrano che, come prevedibile, i tratti dell'italiano neostandard non sono un 'blocco monolitico', ma hanno gradi di penetrazione diversi nel sistema. Inoltre, emerge in modo molto chiaro che parallelamente alla penetrazione di tratti 'innovativi', vi è una estromissione dal sistema di tratti in teoria perfettamente standard. Vi sono infatti costrutti del tutto standard che vengono etichettati come scarsamebte eccettabili da una percentuale inaspettatamente alta di informanti. Questo dato, piuttosto trascurato nella lettaratura, mostra come le dinamiche attualmente in atto nel diasistema italiano siano decisamente più complesse di quanto si sia a lungo pensato.
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