L'intervento discute in particolare il problema della autorità educativa (che è sempre e contemporaneamente una autorità etica), e anche del significato dell’educazione umana. La responsabilità educativa scaturisce da un duplice ordine di lealtà a due Soggetti/Oggetti riconosciuti “degni” di cura (a cui cioè si attribuisce valore), vale a dire il nuovo nato cui è dovuta l’educazione come forma di cura prioritaria, e la tradizione culturale, concepita non solo come deposito di verità immutabili, ma anche come risultato del percorso storico delle generazioni precedenti. L’autorità educativa si fonda in primo luogo su una appartenenza all’umanità e dunque alla sua storia e al suo rinnovato progetto ideale, in cui il nuovo nato viene idealmente collocato come “erede”. Le caratteristiche di “incertezza”, di “erranza”, di “liquidità”, attribuite alla condizione post-moderna, sono presumibilmente la conseguenza estrema dell’individualismo, approdato al suo punto di non ritorno. Il Soggetto sembra approdato ad una negazione della propria sussistenza ontologica, identificandosi con i processi psichici di ciascun individuo. Lo sfondo generale è quello di una sparizione della teoria educativa, della nozione stessa di educabilità umana, e della sua rappresentazione nell’immaginario sociale, in conseguenza della sparizione dei due Soggetti/Oggetti cui si doveva lealtà: non c’è più una tradizione degna di memoria e rigenerazione, sia in termini razionali che in termini etici; non ci sono storie degne di memoria, e neppure progetti da condividere. Ma per l’altro verso non si percepisce più un Soggetto degno di cura. Nessuno fa dunque proposte, e se qualcuno avanza una proposta axiologica non c’è più la condizione perché essa venga “presa sul serio”. Questa generazione pos-moderna, oltre che dall’incertezza e dall’erranza, sembra caratterizzata da una dimensione di “ludicità” che ha perso qualsiasi misura. Anche la prevalenza dei mondi virtuali sembra inclusa in una indefinita galassia immaginaria in cui gioco, sperimentazione, esplorazione, di sé e del mondo, sono collocati fuori dalla spazio-tempo umano. Non c’è più un confine fra realtà e fantasia, possibilità e desiderio, bene e male, vita e morte. Perciò la morte viene negata e nascosta perché non la si può reggere emozionalmente e neppure rielaborare. E’ un’epoca non solo di “passioni tristi”, ma spesso di disperazione diffusa, nascosta dietro un “navigare a vista” che è anche un “lasciarsi vivere”. Occorre in primo luogo rendersi conto che, dal punto di vista dell’analisi pedagogica, la reale novità presentata della cosiddetta società dell’informazione non sta tanto nel suo elevato grado di pluralismo e di multiculturalità, ma piuttosto nella possibilità che miriadi di informazioni, figure, modelli ed anche emozioni e sentimenti evocati, arrivino ad ogni nuovo soggetto in età evolutiva fuori dalla mediazione delle relazioni significative con adulti, e quindi fuori dal gruppo primario di appartenenza. Si tratta di una condizione mai sperimentata dagli esseri umani, e noi non possiamo prevedere gli effetti di essa, nel tempo lungo, sulla natura umana. L’educazione ha sempre a che fare con la (relativa) malleabilità della natura umana nell’età evolutiva, ed è sempre stata il mezzo con cui gli uomini hanno tentato (o sperato) di ri-progettarsi nelle forme di una umanità desiderabile. Non sappiamo quale sarà l’esito della sparizione di ogni progettualità educativa. Detto in altre parole, il costituirsi di un orizzonte culturale anomico, e non mediato da relazioni personali, sembra impedire la genesi della proposta ed insieme le condizioni della scelta. Si registra un fatalismo come atteggiamento psicologico in molte condotte a vario grado delinquenziali (“era solo uno scherzo”, “non volevamo far nulla di male”, “non so come sia accaduto…) Questo quadro non comporta che l’educazione non sia più possibile, ed in pratica molti processi educativi continuano a realiz...

L'incertezza, l'educazione e il coraggio / M.T. Moscato. - STAMPA. - (2008), pp. 234-238. (Intervento presentato al convegno Relazione educativa ed educazione alla scelta nella società dell'incertezza (XLVI Convegno di Scholé) tenutosi a Brescia nel 4-5 settembre 2007).

L'incertezza, l'educazione e il coraggio

MOSCATO, MARIA TERESA
2008

Abstract

L'intervento discute in particolare il problema della autorità educativa (che è sempre e contemporaneamente una autorità etica), e anche del significato dell’educazione umana. La responsabilità educativa scaturisce da un duplice ordine di lealtà a due Soggetti/Oggetti riconosciuti “degni” di cura (a cui cioè si attribuisce valore), vale a dire il nuovo nato cui è dovuta l’educazione come forma di cura prioritaria, e la tradizione culturale, concepita non solo come deposito di verità immutabili, ma anche come risultato del percorso storico delle generazioni precedenti. L’autorità educativa si fonda in primo luogo su una appartenenza all’umanità e dunque alla sua storia e al suo rinnovato progetto ideale, in cui il nuovo nato viene idealmente collocato come “erede”. Le caratteristiche di “incertezza”, di “erranza”, di “liquidità”, attribuite alla condizione post-moderna, sono presumibilmente la conseguenza estrema dell’individualismo, approdato al suo punto di non ritorno. Il Soggetto sembra approdato ad una negazione della propria sussistenza ontologica, identificandosi con i processi psichici di ciascun individuo. Lo sfondo generale è quello di una sparizione della teoria educativa, della nozione stessa di educabilità umana, e della sua rappresentazione nell’immaginario sociale, in conseguenza della sparizione dei due Soggetti/Oggetti cui si doveva lealtà: non c’è più una tradizione degna di memoria e rigenerazione, sia in termini razionali che in termini etici; non ci sono storie degne di memoria, e neppure progetti da condividere. Ma per l’altro verso non si percepisce più un Soggetto degno di cura. Nessuno fa dunque proposte, e se qualcuno avanza una proposta axiologica non c’è più la condizione perché essa venga “presa sul serio”. Questa generazione pos-moderna, oltre che dall’incertezza e dall’erranza, sembra caratterizzata da una dimensione di “ludicità” che ha perso qualsiasi misura. Anche la prevalenza dei mondi virtuali sembra inclusa in una indefinita galassia immaginaria in cui gioco, sperimentazione, esplorazione, di sé e del mondo, sono collocati fuori dalla spazio-tempo umano. Non c’è più un confine fra realtà e fantasia, possibilità e desiderio, bene e male, vita e morte. Perciò la morte viene negata e nascosta perché non la si può reggere emozionalmente e neppure rielaborare. E’ un’epoca non solo di “passioni tristi”, ma spesso di disperazione diffusa, nascosta dietro un “navigare a vista” che è anche un “lasciarsi vivere”. Occorre in primo luogo rendersi conto che, dal punto di vista dell’analisi pedagogica, la reale novità presentata della cosiddetta società dell’informazione non sta tanto nel suo elevato grado di pluralismo e di multiculturalità, ma piuttosto nella possibilità che miriadi di informazioni, figure, modelli ed anche emozioni e sentimenti evocati, arrivino ad ogni nuovo soggetto in età evolutiva fuori dalla mediazione delle relazioni significative con adulti, e quindi fuori dal gruppo primario di appartenenza. Si tratta di una condizione mai sperimentata dagli esseri umani, e noi non possiamo prevedere gli effetti di essa, nel tempo lungo, sulla natura umana. L’educazione ha sempre a che fare con la (relativa) malleabilità della natura umana nell’età evolutiva, ed è sempre stata il mezzo con cui gli uomini hanno tentato (o sperato) di ri-progettarsi nelle forme di una umanità desiderabile. Non sappiamo quale sarà l’esito della sparizione di ogni progettualità educativa. Detto in altre parole, il costituirsi di un orizzonte culturale anomico, e non mediato da relazioni personali, sembra impedire la genesi della proposta ed insieme le condizioni della scelta. Si registra un fatalismo come atteggiamento psicologico in molte condotte a vario grado delinquenziali (“era solo uno scherzo”, “non volevamo far nulla di male”, “non so come sia accaduto…) Questo quadro non comporta che l’educazione non sia più possibile, ed in pratica molti processi educativi continuano a realiz...
2008
Relazione educativa ed educazione alla scelta nella società dell'incertezza
234
238
L'incertezza, l'educazione e il coraggio / M.T. Moscato. - STAMPA. - (2008), pp. 234-238. (Intervento presentato al convegno Relazione educativa ed educazione alla scelta nella società dell'incertezza (XLVI Convegno di Scholé) tenutosi a Brescia nel 4-5 settembre 2007).
M.T. Moscato
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