Impegnata in una riflessione sulle origini dell'arte contemporanea che vanno dal Bauhaus e le sculture riflettenti di Moholy-Nagy, alle manifestazioni degli assemblaggi degli anni Sessanta, alle opere di Nauman o di Andre, Isa Genzken è alla ricerca di una scultura che ridefinisca di volta in volta i propri confini e i propri obbiettivi. L'architettura e la città entrano nell'ambito dei suoi interessi sin dai primi anni Settanta, quando frequenta la Hochschule der Künste a Berlino, attraverso le fotografie da lei scattate nella stessa Berlino. El Lissitzky, Mies van der Rohe, e poi anche Pei, Yamasaki, Breuer e Johnson, diverranno alcune delle figure evocate nelle sue opere; ma anche New York e i suoi grattacieli occuperanno un ruolo fondamentale. Il saggio ricostruisce l'opera di Genzken sottolineando come a partire dagli anni della crisi profonda e ultima degli ideali del Movimento Moderno, poi sfociata nel Post-Modern, si sia interrogata sul destino non solo della sua arte, ma anche su quello dell'eredità culturale e figurativa della cultura delle avanguardie architettoniche, per non soccombere al nuovo mito del ritorno ai sicuri valori della storia. Fin dai suoi anni di formazione, Genzken, si appassiona alle opere di personalità gravitanti attorno al Bauhaus, e resta immune al fascino per la post-modernità in architettura in una misura che trova similitudini profonde solo in Rem Koolhaas, e non a caso se si pensa che entrambi traggono l'originalità della loro posizione culturale, durante la forma più acuta di quella crisi di valori, in una analoga comprensione dello stesso fenomeno creativo che apprendono durante i loro soggiorni negli anni Settanta nella stessa metropoli: New York con i suoi grattacieli.

Les gratte-ciel d’Isa Genzken : pour une continuité de l’architecture moderne

rosellini anna
2018

Abstract

Impegnata in una riflessione sulle origini dell'arte contemporanea che vanno dal Bauhaus e le sculture riflettenti di Moholy-Nagy, alle manifestazioni degli assemblaggi degli anni Sessanta, alle opere di Nauman o di Andre, Isa Genzken è alla ricerca di una scultura che ridefinisca di volta in volta i propri confini e i propri obbiettivi. L'architettura e la città entrano nell'ambito dei suoi interessi sin dai primi anni Settanta, quando frequenta la Hochschule der Künste a Berlino, attraverso le fotografie da lei scattate nella stessa Berlino. El Lissitzky, Mies van der Rohe, e poi anche Pei, Yamasaki, Breuer e Johnson, diverranno alcune delle figure evocate nelle sue opere; ma anche New York e i suoi grattacieli occuperanno un ruolo fondamentale. Il saggio ricostruisce l'opera di Genzken sottolineando come a partire dagli anni della crisi profonda e ultima degli ideali del Movimento Moderno, poi sfociata nel Post-Modern, si sia interrogata sul destino non solo della sua arte, ma anche su quello dell'eredità culturale e figurativa della cultura delle avanguardie architettoniche, per non soccombere al nuovo mito del ritorno ai sicuri valori della storia. Fin dai suoi anni di formazione, Genzken, si appassiona alle opere di personalità gravitanti attorno al Bauhaus, e resta immune al fascino per la post-modernità in architettura in una misura che trova similitudini profonde solo in Rem Koolhaas, e non a caso se si pensa che entrambi traggono l'originalità della loro posizione culturale, durante la forma più acuta di quella crisi di valori, in una analoga comprensione dello stesso fenomeno creativo che apprendono durante i loro soggiorni negli anni Settanta nella stessa metropoli: New York con i suoi grattacieli.
2018
Matières 14. L'oeuvre et le temps
131
141
rosellini anna
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