Il movimento del 1977 ha faticato ad acquisire la dignità di oggetto di indagine storica. Ai ritardi non sono riusciti a supplire i numerosi lavori di ex militanti o giornalisti – concentratisi soprattutto in occasione degli anniversari – che pure in alcuni casi hanno fornito suggestioni e informazioni utili. A differenza del Sessantotto, sul quale già a distanza di pochi anni videro la luce i primi studi, il Settantasette ha faticato a divenire un «fatto storico», meritevole perciò di essere indagato con gli strumenti della storiografia e pienamente inserito nelle ricostruzioni più generali degli anni Settanta. Inoltre, generalmente, è risultato schiacciato nella morsa di due diverse «riduzioni». La prima è la riduzione all’aspetto della violenza, che pure fu uno degli elementi distintivi, e con la quale spesso, anche nel discorso pubblico, è stato interamente indentificato, lasciando in ombra altri elementi non meno rilevanti. La seconda, invece, è la riduzione a sintomo, epitome di altro, da cui deriva inevitabilmente la messa in ombra delle soggettività e delle progettualità espresse dal movimento; il Settantasette, secondo questa interpretazione, sarebbe soprattutto la spia della transizione prodotta dalla generale trasformazione della società, delle culture e delle identità politiche: «anno della premonizione», «anno in cui il futuro cominciò», «crocevia del cambiamento», «ambivalenze di una modernità», sono i titoli di alcuni studi che hanno privilegiato questa chiave di lettura. In anni più recenti, tuttavia, hanno visto la luce anche nuovi studi, che hanno iniziato a svincolarsi da queste due linee interpretative e al tempo stesso, e soprattutto, a prendere le distanze tanto dalla demonizzazione preventiva quanto dall’esaltazione acritica Il libro attraversa le molteplici analisi e interpretazioni del Settantasette, per ricostruire la complessità e le molteplici sfaccettature di quell’evento e inserirlo in una più ampia prospettiva storica. Si confronta con le difficoltà di una definizione generale del movimento (la sua collocazione tra i movimenti sociali, la composizione e le diverse concezioni del conflitto che lo attraversarono) così come con i temi e le questioni che hanno animato quell’esperienza di mobilitazione e conflitto (l’enfasi sui desideri, la crisi del lavoro come fattore di identità, la violenza realizzata e subita, le elaborazioni culturali ed espressive). Infine, cercha di interrogarsi sui rapporti tra il Settantasette e la società italiana del periodo, sui lasciti del movimento e sulle memorie che intorno a esso si sono prodotte.

Il '77 tra storia e memoria

Alessio Gagliardi
2017

Abstract

Il movimento del 1977 ha faticato ad acquisire la dignità di oggetto di indagine storica. Ai ritardi non sono riusciti a supplire i numerosi lavori di ex militanti o giornalisti – concentratisi soprattutto in occasione degli anniversari – che pure in alcuni casi hanno fornito suggestioni e informazioni utili. A differenza del Sessantotto, sul quale già a distanza di pochi anni videro la luce i primi studi, il Settantasette ha faticato a divenire un «fatto storico», meritevole perciò di essere indagato con gli strumenti della storiografia e pienamente inserito nelle ricostruzioni più generali degli anni Settanta. Inoltre, generalmente, è risultato schiacciato nella morsa di due diverse «riduzioni». La prima è la riduzione all’aspetto della violenza, che pure fu uno degli elementi distintivi, e con la quale spesso, anche nel discorso pubblico, è stato interamente indentificato, lasciando in ombra altri elementi non meno rilevanti. La seconda, invece, è la riduzione a sintomo, epitome di altro, da cui deriva inevitabilmente la messa in ombra delle soggettività e delle progettualità espresse dal movimento; il Settantasette, secondo questa interpretazione, sarebbe soprattutto la spia della transizione prodotta dalla generale trasformazione della società, delle culture e delle identità politiche: «anno della premonizione», «anno in cui il futuro cominciò», «crocevia del cambiamento», «ambivalenze di una modernità», sono i titoli di alcuni studi che hanno privilegiato questa chiave di lettura. In anni più recenti, tuttavia, hanno visto la luce anche nuovi studi, che hanno iniziato a svincolarsi da queste due linee interpretative e al tempo stesso, e soprattutto, a prendere le distanze tanto dalla demonizzazione preventiva quanto dall’esaltazione acritica Il libro attraversa le molteplici analisi e interpretazioni del Settantasette, per ricostruire la complessità e le molteplici sfaccettature di quell’evento e inserirlo in una più ampia prospettiva storica. Si confronta con le difficoltà di una definizione generale del movimento (la sua collocazione tra i movimenti sociali, la composizione e le diverse concezioni del conflitto che lo attraversarono) così come con i temi e le questioni che hanno animato quell’esperienza di mobilitazione e conflitto (l’enfasi sui desideri, la crisi del lavoro come fattore di identità, la violenza realizzata e subita, le elaborazioni culturali ed espressive). Infine, cercha di interrogarsi sui rapporti tra il Settantasette e la società italiana del periodo, sui lasciti del movimento e sulle memorie che intorno a esso si sono prodotte.
2017
119
978-88-7285-883-7
Alessio Gagliardi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/629247
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