La normativa sull’autonomia scolastica (2007) e le successive Indicazioni nazionali per il primo ciclo (2012) hanno riportato al centro della discussione e della programmazione scolastica la creazione di curricoli d’Istituto verticali a partire da una riflessione condivisa tra insegnanti della scuola primaria e secondaria su quali traguardi di competenza sia necessario raggiungere (e opportuno non oltrepassare) nei diversi cicli. L’obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare, in ciascun ambito di disciplinare, con continuità e coerenza metodologica nel rispetto della specificità educativa di ciascun ciclo e del livello di sviluppo cognitivo degli apprendenti. Nell’ambito dell’educazione linguistica, e più in particolare dell’insegnamento della grammatica, la necessità di un rinnovamento – sia nella progressione dei contenuti e sia nella metodologia di analisi della lingua – ha portato già da alcuni anni all’elaborazione di strumenti come il Sillabo di Bolzano (Lo Duca e Provenzano 2012), che integra il modello della grammatica valenziale, diffuso nelle scuole secondarie grazie a manuali innovativi e adattato in varie vulgate anche nell’ambito della scuola primaria (De Santis 2016). La grammatica valenziale, partendo dalla frase (come suggerito dalle Indicazioni) consente infatti di impostare un percorso ragionato di avvicinamento alla riflessione grammaticale: come accade nelle scienze (De Santis 2017), si procede in modo induttivo, con una terminologia essenziale e con l’aiuto di grafici, per arrivare in modo intuitivo a una sistematizzazione graduale e duratura delle conoscenze, con ricadute positive sulle abilità linguistiche (De Santis 2016). L’entusiasmo per la novità metodologica (che consente di superare molte aporie della grammatica tradizionale) rischia tuttavia, in molti casi, di essere vanificato dalla diffusa tendenza ad anticipare (banalizzandoli) contenuti complessi, nonché ad ibridare il criterio della verbodipendenza con le pratiche tradizionali dell’analisi (logica e del periodo). L’intervento si propone di riflettere criticamente su metodologie e attività di riflessione linguistica basate sulla valenziale nell’ottica di un percorso che consenta di arrivare gradualmente a una comprensione sempre più precisa e una padronanza sempre più consapevole dei meccanismi di funzionamento della lingua, accompagnando e sostenendo lo sviluppo del pensiero astratto.

Il curricolo verticale per lo sviluppo delle competenze linguistiche

Cristiana De Santis
2017

Abstract

La normativa sull’autonomia scolastica (2007) e le successive Indicazioni nazionali per il primo ciclo (2012) hanno riportato al centro della discussione e della programmazione scolastica la creazione di curricoli d’Istituto verticali a partire da una riflessione condivisa tra insegnanti della scuola primaria e secondaria su quali traguardi di competenza sia necessario raggiungere (e opportuno non oltrepassare) nei diversi cicli. L’obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare, in ciascun ambito di disciplinare, con continuità e coerenza metodologica nel rispetto della specificità educativa di ciascun ciclo e del livello di sviluppo cognitivo degli apprendenti. Nell’ambito dell’educazione linguistica, e più in particolare dell’insegnamento della grammatica, la necessità di un rinnovamento – sia nella progressione dei contenuti e sia nella metodologia di analisi della lingua – ha portato già da alcuni anni all’elaborazione di strumenti come il Sillabo di Bolzano (Lo Duca e Provenzano 2012), che integra il modello della grammatica valenziale, diffuso nelle scuole secondarie grazie a manuali innovativi e adattato in varie vulgate anche nell’ambito della scuola primaria (De Santis 2016). La grammatica valenziale, partendo dalla frase (come suggerito dalle Indicazioni) consente infatti di impostare un percorso ragionato di avvicinamento alla riflessione grammaticale: come accade nelle scienze (De Santis 2017), si procede in modo induttivo, con una terminologia essenziale e con l’aiuto di grafici, per arrivare in modo intuitivo a una sistematizzazione graduale e duratura delle conoscenze, con ricadute positive sulle abilità linguistiche (De Santis 2016). L’entusiasmo per la novità metodologica (che consente di superare molte aporie della grammatica tradizionale) rischia tuttavia, in molti casi, di essere vanificato dalla diffusa tendenza ad anticipare (banalizzandoli) contenuti complessi, nonché ad ibridare il criterio della verbodipendenza con le pratiche tradizionali dell’analisi (logica e del periodo). L’intervento si propone di riflettere criticamente su metodologie e attività di riflessione linguistica basate sulla valenziale nell’ottica di un percorso che consenta di arrivare gradualmente a una comprensione sempre più precisa e una padronanza sempre più consapevole dei meccanismi di funzionamento della lingua, accompagnando e sostenendo lo sviluppo del pensiero astratto.
2017
Cristiana De Santis,
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